Grecia, la cavia è servita

Dal sistema sanitario a quello dell’informazione, dal mondo bancario a quello dell’occupazione e dell’impresa, ogni cosa, in Grecia, è andata oltre ogni pessima previsione. Ogni tranche di aiuti promessi dalla troika è sempre stata subordinata allo scardinamento di un settore sociale.

di Nicola Sessa, da Berlino

Quando si parla di Grecia, è come toccare le corde lacere di uno strumento dolcissimo che ha accompagnato la crescita della coscienza europea. A Tübingen come a Oxford, a Bologna come a Salamanca il seme della conoscenza è stato coltivato nel solco della sapienza greca. Quando si parla di Grecia, dunque, è inevitabile sentirsi chiamati in causa. Le manifestazioni di Atene, le rivolte di Esarchia, i fantasmi derelitti di Omonia, arrivano diretti nelle nostre case come dei cazzotti che tolgono il fiato.

[blockquote align=”none”]Quando un anno fa eravamo ad Atene per girare lo short-doc che segue in pagina, il centrodestra guidato da Antoni Samaras aveva appena vinto le elezioni per un soffio, lasciando Syriza – una confederazione di partiti di sinistra – a pochi voti di distacco. Si diceva che Nea Democratia avesse vinto grazie alla volata tirata da Bruxelles, con un’ingerenza esterna e sfacciata mai vista nella storia europea e democratica.[/blockquote]

 

Attraverso i titoli dei giornali l’Ue, la Germania e la Bce suggerivano ai greci: votate Samaras, o non avrete scampo. E così è stato. Samaras ha vinto, ma la Grecia è rimasta là dov’era. Anzi, se possibile, le cose sono anche peggiorate. Dal sistema sanitario a quello dell’informazione, dal mondo bancario a quello dell’occupazione e dell’impresa, ogni cosa è andata oltre ogni pessima previsione. Ogni tranche di aiuti promessi dalla troika è sempre stata subordinata allo scardinamento di un settore sociale. L’ultimo, da 6,8 miliardi di euro è costato lo stato di mobilità a 12.500 dipendenti dell’amministrazione pubblica di Atene. Come una cavia da laboratorio ha subito ricette e politiche estreme; uno studio accurato per misurare, forse, il punto di rottura di una società che comunque non è stata mai risparmiata nel corso dell’ultimo secolo. Il disagio e lo scollamento sociale sono evidenti, una ferita aperta in suppurazione. Un vortice di categorie di lavoratori che aspettano, con angoscia, il loro turno. I portuali, il settore dell’istruzione, i dipendenti pubblici, i trasportatori… a tutti, prima o dopo, capita di sentire il tocco freddo e mortale della troika. Mario Draghi, il presidente della Bce, in più di un’occasione ha riconosciuto la gravità della situazione ma, come ha detto, il risanamento dei conti è più importante. L’austerity, la navicella che dovrebbe riavvicinare Atene alle virtù di Bruxelles, ha fatto imboccare ai greci una strada ben più pericolosa e lontana dall’Europa. Sempre più persone, specialmente anziani e giovani, si consegnano nelle mani di Alba dorata, la formazione neonazista che ha già una presenza in parlamento e che i sondaggi danno in costante crescita, oltre il dieci percento.

Grecia, Anno Zero from nicola sessa on Vimeo.



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