I conti con la verità

Che cos’è la verità? La verità è il fondamento della democrazia. È un bene così impalpabile e sfuggente, di cui non si percepisce la vitale necessità di esserne partecipi. L’Otello di Pierpaolo Pasolini, colto dalla disperazione, chiede a Jago quale sia la verità. Jago gli risponde: “È quella cosa che senti dentro, ma fa attenzione perché appena la nomini, non c’è più.”

di Nicola Sessa, da Berlino

A volte può far paura e per affrontarla ci è richiesto un cuore libero e forte. Molti, moltissimi, preferiscono vivere nella non-verità e, nei peggiori dei casi, nella menzogna. Nell’inganno consapevole.

Trasportando questa breve riflessione metafisica su un piano concreto, dovremmo misurare il livello di democrazia, nel senso di coscienza del proprio destino in quanto popolo e cittadini, e chiederci: quanto sappiamo sullo stato delle cose in Italia, oggi? Anche se ci si trova in una posizione di privilegio come persona “informata” al di sopra della media – e con questo si intende, chi legge più di due quotidiani e magari ha accesso anche all’informazione estera – la risposta è deludente. Sappiamo molto poco sullo stato delle cose in Italia.

Il presidente del Consiglio Enrico Letta dovrebbe avere il coraggio di compiere un atto rivoluzionario: dire agli italiani la verità. Non perché sia un bugiardo. Forse ha paura, perché come si diceva qualche riga più su, la verità richiede coraggio: tanto per chi la debba dire, quanto per chi la voglia ascoltare.

Otello e Jago

Senza girarci troppo intorno, la questione riguarda la richiesta di aiuti europei cui sembra che Roma debba far ricorso entro il prossimo autunno. La strada si restringe e il percorso è segnato. Bisogna ammettere che nonostante “l’arbitraggio” favorevole e discreto di Mario Draghi – presidente della Bce – che ci ha regalato un anno e mezzo di vita in più favorendo gli acquisti del debito italiano a tassi accettabili, abbiamo perso tutto questo tempo prezioso affogando in manovre leziose che a parole, condite di buone, buonissime intenzioni, promettevano le grandi riforme di ammodernamento statale. Ma, alla fine siamo rimasti con un pugno di polvere in mano.

Tanto che Jürgen Stark, membro tedesco del board Bce ha dichiarato al foglio economico Handelsblatt: “l’Italia è incapace di riformarsi… e in Italia non è diffusa la consapevolezza della crisi”. Sicuramente Stark – che ritiene inevitabile per l’Italia, a questo punto, il ricorso agli aiuti di Bruxelles (cosa che dovranno fare anche Spagna e Francia!) – si riferisce alla classe politica e di governo, visto che molti, troppi cittadini e imprenditori hanno scelto il suicidio come atto ultimo di resistenza alla crisi. Ma ha ragione se si riferisce a chi si preoccupa di processi, leggi melina, chiacchiericcio politico, regolamenti di partito come se fossero in un condominio.

Il ministro Saccomanni lancia proclami di montiana memoria, di luci in fondo al tunnel: si esce dalla recessione nel quarto trimestre e il 2014 sarà all’insegna della crescita. L’Italia non ha bisogno di motivatori né di innocenti menzogne che vengono ridicolizzate di trimestre in trimestre. Una volta tocca al Fmi di sbugiardare le rosee prospettive, un’altra a qualche agenzia di rating, un’altra ancora a qualche report “segreto” di una banca d’affari – Mediobanca – che pronostica, anch’esso il ricorso obbligato a un memorandum di “asservimento” – o chi preferisce, di “commissariamento” – con la troika.

L’Italia del lavoro sta morendo. Le fabbriche falliscono, chiudono o delocalizzano: gli investitori stranieri scappano. Alcoa, Whirpool, Ideal Standard trasferiscono nell’Europa orientale le linee di produzione. Centinaia, migliaia di lavoratori messi in mobilità. Il costo del lavoro spaventa anche il più missionario degli imprenditori, l’imponibile ha raggiunto cifre da capogiro. Poi, per fortuna lo spirito pulcinellesco italiano (che è anche la nostra condanna) mitiga l’asprezza del fisco italiano con qualche sortita di un viceministro dell’economia secondo cui si evade per sopravvivere.

Enrico Letta deve avere il coraggio di dire la verità: Roma sarà costretta a seguire il destino di Atene e Lisbona? Ci sono le risorse per la cassintegrazione? Ci sarà un tentativo in extremis con una manovra di autunno e prelievi dai c/c “una tantum”’? Tanti coraggiosi vorrebbero sapere, prepararsi e non ricevere un fendente improvviso e doloroso. Letta sostiene di non volere un autunno caldo, ma un autunno di riconciliazione. Allora dica la verità perché tra alleati, la sincerità è il presupposto del sodalizio.



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