L’inconscio collettivo

[author] [author_image timthumb=’on’]https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/208826_10151525732097904_583330344_n.jpg[/author_image] [author_info]Leonardo Brogioni, fotografo, fondatore di Polifemo. Per QCodeMag autore della rubrica HarryPopper[/author_info] [/author]

Questo libro è frutto dell’incontro fra le storie di tre uomini.

Il primo è Billy Butlin, imprenditore inglese, che riesce a realizzare il suo sogno: dare vita ad un villaggio turistico popolare dove i prezzi modici si sposassero con la piacevolezza del luogo e i divertimenti tutto-compreso. I club Butlin volevano essere villaggi-vacanza con l’atmosfera amichevole e distesa di un camping e i comfort di un hotel 4 stelle, dove le famiglie di operai potessero riposarsi senza preoccuparsi degli umori del clima inglese. Una volta all’interno attrazioni e divertimenti erano gratuiti e questo implicava un rigoroso controllo all’ingresso e ciò contribuì a creare l’immagine di un campo di divertimenti forzati. L’idea e il progetto sono del 1936 circa ma la guerra consentì il suo sviluppo solo negli anni cinquanta per vedere la sua fioritura negli anni sessanta e settanta. I club Butlin diventarono un’istituzione tipicamente britannica e fanno ormai parte della memoria collettiva inglese insieme al loro slogan – scritto a caratteri cubitali sulle pareti degli edifici dei villaggi – che riassumeva la mission del suo creatore: “Our true intent is all for your delight” (il nostro sincero desiderio è il vostro piacere). Nel 1966 Butlin vuole realizzare delle cartoline per attualizzare l’immagine dei suoi club, con l’intento di venderle agli stessi frequentatori dei villaggi, i quali potevano innescare un passa-parola attraverso la spedizione delle immagini ad amici e parenti (un’operazione virale ancora in assenza di social network). Ingaggia quindi un fotografo, il cui stile pare essere adatto allo scopo: John Hinde, il nostro secondo uomo.

Hinde è un ragazzo di buona famiglia (il bisnonno fu il fondatore della Clark’s, celebre azienda produttrice di scarpe) che si dedica alla fotografia con successo. Il suo perfezionismo e la possibilità di dedicarsi alla sperimentazione lo fanno diventare un pioniere della fotografia a colori. Nel 1947 durante un servizio fotografico sul circo Ricoh scopre il fascino della vita circense. Abbandona la fotografia, diviene direttore dello stesso Circo Ricoh che aveva immortalato, sposa una trapezista, fonda poi una propria compagnia con la quale porta in giro per l’Irlanda il John Hinde Show. Ma, nel 1956, capisce che economicamente tali attività sono un disastro e abbandona la romantica vita nomade per riprendere la sua attività fotografica. Fonda un’impresa per la realizzazione e la diffusione di cartoline. La sua esperienza, la sua pignoleria e la sua costante attenzione alle innovazioni tecniche e tecnologiche gli permettono di ottenere immagini dai colori vividi dalla stampa sofisticata, nettamente superiori a quelle dei suoi concorrenti. Nel 1966 è a capo di una delle più grandi aziende produttrici di cartoline del mondo, ed è allora che Butlin si rivolge a lui. Per soddisfare la commessa dell’imprenditore Hinde si avvale della collaborazione di altri tre fotografi (da lui ingaggiati già l’anno precedente): Edmund Nägele, Elmar Ludwig e David Noble. Le immagini realizzate dal pool di fotografi sono ottime e hanno grande successo. Nel 1972 capitano sotto gli occhi del nostro terzo uomo: Martin Parr, fotografo che non ha bisogno di presentazioni.

Parr quell’anno deve fotografare il club di Filey, riprendendo felici vacanzieri mentre pranzano o fanno festa al bar. Le cartoline di Hinde lo impressionano, lo ispirano, lo influenzano, soprattutto per l’uso perfetto del colore. Negli anni settanta – scrive Parr – la vera fotografia era in bianco e nero, e il colore era riservato alla pubblicità o alla foto ricordo. (…) La mostra di William Eggleston al Museum of Modern Art di New York nel 1976 fu il punto di svolta. Il curatore John Szarkowski fece ottenere alla fotografia a colori la sua nobiltà. Alla fine degli anni ottanta Parr riesce a far riconoscere il valore del lavoro di Hinde persuadendo il Museo di Arte Moderna di Dublino a organizzare una mostra. Hinde era sì inglese, ma la sua azienda aveva sede in Irlanda. Parr inizia dunque la ricerca del maestro delle cartoline, per avvisarlo, avere la sua autorizzazione e la sua testimonianza, ma John Hinde pare scomparso: ha venduto la sua azienda e lasciato un fantomatico indirizzo di Maiorca. Quando ormai tutto pare naufragare, Hinde si fa vivo chiedendo e chiedendosi cos’è questa storia della mostra. Messo al corrente si stupisce della volontà di esporre quelle che per lui sono solo delle banali cartoline e propone di mettere in mostra altre foto, per esempio quelle da lui realizzate in Africa durante un safari.

Le storie si interrompono qui, mentre immagino Martin Parr che tenta di spiegare.

Le fotografie dei club Butlin di John Hinde sono un documento storico, rappresentano un paese in un preciso momento storico, attraverso usi e costumi dei suoi abitanti, con perfezione formale e innovazione tecnica.

Scrive Parr: oggi mi pare che quelle immagini siano le più importanti nella Gran Bretagna degli anni sessanta e settanta. Fanno parte dell’inconscio collettivo, ma nessuno storico della fotografia gli aveva assegnato il posto che meritano. Le foto documentarie di questo periodo sono in bianco e nero, romantiche, pittoresche. I fotografi dei club Butlin hanno compiuto il  loro percorso nella foto commerciale e senza dubbio non hanno coscienza dell’importanza del loro lavoro. Ma tutte queste immagini sono ciò che una buona foto deve essere: divertente, pertinente, preziosa da un punto di vista sociologico e storico. Conosciamo la quantità di lavoro che ci sta dietro, ma lo stesso sembrano prese in modo spontaneo. (…) La storia della fotografia è imprevedibile. Queste immagini non erano destinate a servire grandi idee o a segnare la storia dell’arte, ma dovevano solo essere vendute a dei vacanzieri per pochi spiccioli.

Amen

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p.s.

Le frasi pubblicate in Italico sono una libera traduzione dal testo scritto da Martin Parr nella presentazione del libro.

Notre sincère désir est votre plaisir
cartes postales de John Hinde présentées par Martin Parr
Editions Textuel, 2011, edizione francese

Our True Intent is All for Your Delight
The John Hinde Butlin’s Photographs
Chris Boot, 2005, edizione inglese

 

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