Il risveglio islandese

Ci avevamo creduto davvero. Ci volevamo credere, perché quell’isola piccola e sperduta lassù in alto sul mappamondo aveva conquistato le nostre simpatie.

di Nicola Sessa, da Berlino

7 ottobre 2013 – Li invidiavamo e perciò ci sentivamo tutti islandesi: il popolo che si era opposto al potere sconfinato delle banche, che aveva detto no al pagamento dei debiti-truffa causati dalla Icesave bank, che aveva rinfacciato alla politica le proprie responsabilità e aveva vinto la battaglia.

Chi di noi non ha sognato per un attimo di avere un Hordur Torfason in Italia. Un uomo che da solo, stando in piedi per giorni, parlando senza sosta davanti al parlamento, ha attirato intorno a sé migliaia, decina di migliaia di persone. Una folla compatta, che al suono di pentole e casseruole ha costretto il governo conservatore di Geir Haarde a presentare le dimissioni.

Il 7 ottobre del 2008 gli islandesi si erano risvegliati dal sogno: l’isola self standing si era trovata all’improvviso risucchiata in un grande scandalo bancario che aveva trascinato nel baratro tutta la finanza e l’economia dell’isola che faceva perno sulle tre banche privatizzate con la complicità della politica.

Iceland in the dark from nicola sessa on Vimeo.

La rivoluzione delle pentole – pots and pans revolution – aveva portato pacificamente al riconoscimento delle proprie responsabilità da parte del governo. Il presidente della Repubblica ha indetto due referendum affinché il popolo si pronunciasse sul pagamento del debito scatenato dalla Icesave nei confronti – soprattuto – di correntisti britannici e olandesi che erano stati di fatto truffati. Il popolo disse no: non avrebbe pagato il debito delle banche.

Per di più, si disse, la costituzione andava cambiata: bisognava evitare che si ripetesse in futuro una commistione così pericolosa tra interessi economici-finanziari e politici. Si votò per una commissione di cittadini che avessero il compito di riscrivere la Costituzione. Professori universitari, avvocati, giornalisti, artigiani e anche studenti furono nominati per questo compito. La Costituzione, bellissima, fu presentata in Parlamento che avrebbe dovuto – e potuto – adattarla e ratificarla.

Ci credevamo tutti, abbiamo tifato Islanda. Dicevamo: ce l’hanno fatta loro, ce la faremo anche noi. Ma non molto tempo fa, un deputato islandese Thor Saari, ci ha riportato con i piedi per terra. Al telefono, molto laconicamente e con una percettibile delusione, mi ha detto: “It is all over, we have failed”. La Costituzione, è stata “uccisa” dai deputati del partito liberale di centro-destra, con qualche complicità anche di altri settori dell’emiciclo: ogni mondo è paese.



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