Spicchiamo il volo

10 ottobre  – E sono quattro. Quattro mesi volati via a passo svelto, con l’emozione del primo click che ha ha fatto nascere questo progetto sul web, il 10 di giugno scorso, appunto.

di Angelo Miotto

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C’è contentezza – non scomodiamo la felicità che è una parola da dosare bene  -, soddisfazione, orgoglio, fatica, a volte rabbia, quasi mai scoraggiamento. Perché Q Code, progetto collettivo, si è fatto forte e bello di tante firme che sono arrivate, alcune cercate e altre che si sono fatte avanti sulla nostra posta info@qcodemag.it con discrezione, con il proprio bagaglio di sapere e storie che veniva offerto in dono.

Abbiamo raccontato cosa sia il codice che vogliamo parlare, abbiamo partecipato a un dibattito ricco di voci, come quello promosso da Valigia Blu, raccontando a tutti che i fondatori di Q Code Mag non si pagano, i collaboratori non vengono pagati, domandandoci però quale sia per un lettore il prezzo di un’informazione ben costruita e multimediale ai tempi del tablet e dei mobile device. Convinti che il web abbia diritto a gratuità e che il lavoro di ognuno, però, debba essere riconosciuto.

Oggi vi raccontiamo come cambieremo nei prossimi mesi. Oggi affrontiamo una nuova tappa.

Pensare un progetto, costruirne l’ingegneria, l’architettura, limare i particolari ha il suo momento di verifica con il varo stesso di quel progetto e una routine, varia e piacevole, ma routine che testa, che spiega e che aiuta a capire pesi e misure. Così è stato anche per noi, chiamati a costruire un nuovo giornale e nello stesso tempo obbligati a dedicare i nostri sforzi ed energie principali della giornata ad altri lavori, per affrontare il vivere quotidiano.
È stato un momento utile, non senza brusche scivolate e contrappesi da riposizionare per evitare di finire a gambe all’aria, ma l’assestamento è cosa fatta.

[blockquote align=”none”]Per questo abbiamo ‘aperto’ a degli amici e colleghi che ci accompagneranno con il loro sforzo intellettuale e fisico e soprattutto con la loro professionalità. Da oggi possiamo presentarveli, tutti hanno già scritto sulle nostre colonne, tutti condividono il nostro pensiero. Una squadra rinnovata. Per noi che una redazione fisica non abbiamo è un pensiero confortevole. Lorenzo Bagnoli, Giulia Bondi, Antonio Marafioti, Cora Ranci, saranno parte della nostra quotidianità con l’organizzazione dettata dal nostro caporedattore Christian Elia, mentre ci piace segnalare il passo che hanno preso molte delle firme che scrivono su Q Code, da Enrico Sibilla ad Alessandra Fava, Leonardo Brogioni, Irene Merli, Alice Bellini, Alessandro Ingaria, ai blog che pubblichiamo dalle pagine di Pier Luca Santoro, Raffaele Masto, Alfredo Somoza… la lista è fortunatamente lunga, perché dimostra che siamo stati capaci di creare un feeling interno e dentro questo progetto editoriale.[/blockquote]

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Come cambiamo passo, come vi chiediamo di partecipare:

Saremo a breve una associazione. Vi chiederemo di aderire, vi saranno più possibilità economiche per farlo.

Prima di natale avremo un progetto, in formato PDF, da presentare. Un numero zero che esemplifichi la direzione che abbiamo scelto: prodotti agili di taglio sui temi che ci contraddistinguono. Nel frattempo stiamo studiando la fattibilità economica della versione per tablet/mobile.

Apriremo una sezione in lingua inglese del nostro sito, così come stiamo studiando la fattibilità economica per la traduzione di tutti i prodotti editoriali di Q Code Mag.

Verremo da voi a chiedere perché se un caffè+brioche valgono al bar due euro non dovremmo acquistare per una somma simile dalle 15 alle 20mila battute ben scritte con foto e materiale multimediale. Ecco forse questo è il punto più strano nel nostro spendere quotidiano: un pacchetto di sigarette sono 4 euro e 40, caffè e brioche abbiamo detto, un gelato a Milano sfonda i due euro con due gusti. Un gelato lo mangio in sette minuti, una colazione in dieci se non ho riunioni, altrimenti in tre minuti netti, un pacchetto da venti in due giorni, se siete bravi.
Ma 15-20 mila battute tre volte al mese, se arriveremo a regime,  li valgono due euro a uscita?

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Cambiamo marcia e ci tocca ricordare che siamo nudi. Siamo quello che vedete non c’è finanziamento pubblico. E che tutto ciò che venderemo avrà, al di là dei costi di infrastruttura, due percentuali da osservare: il 28% andrà alla distribuzione, il 22% in Iva.
Come dire che della colazione che ordini vedi il caffè e la brioche e poi uno dei due te lo portano via sotto il naso.
Che l’editoria digitale, in Europa, sia sottoposta a questo regime fiscale è segno dell’immaturità di chi, nella crisi, spinge per l’innovazione e nei fatti ti sgambetta appena può (vedi la questione della banda larga in Italia).

Eppure recita una massima che rubo: “Noi ci occupiamo, non ci preoccupiamo”.
Niente lamentazioni, quindi, e giochiamo le nostre carte.

Per dirla proprio tutta ci sarà anche un crowdfounding, che dedicheremo al progetto più urgente per raggranellare i primi fondi che metteranno in moto la macchina.

Sono tante cose, a vederle scritte. Farle avrà un significato politico per noi se la chiamata alla partecipazione su questo progetto, che ha unito molti professionisti, vedrà un passaparola necessario e fondamentale anche grazie a quella che sappiamo essere una prima e forte comunità di lettori.

Il brutto di chiedere soldi sta nel chiedere soldi.
Non lo correremo, perché chiediamo partecipazione, in cui il denaro – la parte che ognuno può dare contribuisce allo scopo – è il segno.
Ahimé necessario se vogliamo crescere in qualità.

In bocca al lupo a tutti noi.



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