Point Lenana un libro d’inchiostro e roccia

Può un libro scalare una montagna, marciare su sentieri di pietra e terra, fino alle nevi estive e ai ghiacciai?
La risposta è sì.

di Tiziano (@occhiopesto) Colombi/ video Umberto Diecinove / disegni Danilo Bozzetto

Il libro è Point Lenana di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, pubblicato da Einaudi, andato in ristampa proprio in questi giorni.

Point Lenana nasce sulle orme della storia di Felice Benuzzi, triestino, alpinista e autore di Fuga sul Kenya. E’ stato scritto con l’acido lattico dai suoi autori che hanno scalato la stessa montagna africana, taccuino alla mano e zaino in spalla.
Una storia dell’alpinismo, una storia di viaggio e, soprattutto, una storia del nostro ‘900.
Point Lenana è un libro in marcia.

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Un testo esploso, fatto di brandelli, “che sovrasta ogni discorso sul realismo in letteratura perché si sposta decisamente dal fronte del romanzo a quello della storia”, ha scritto Goffredo Fofi su Internazionale.

Dall’uscita del libro, Wu Ming 1 ha ormai collezionato più di 70 presentazioni, perso 9 kg e, si dice, abbia le vesciche nei piedi e i polmoni pieni di nuvole. In oltre sei mesi di tour le parole di Point Lenana hanno prodotto sudore e fatica, non solo in chi il libro l’ha scritto, ma nei molti che lo hanno letto (e ancora lo stanno leggendo).
Una comunità in salita: camminate, scalate e marce, dai sentieri della Val di Susa, alle Cime di Lavaredo, passando per i Monti Sibillini, fino all’Alto Adige. Va in pezzi la riflessione cartesiana sulla distinzione tra mente e corpo, progenitrice del pensiero che vuole una netta separazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale.

[blockquote align=”none”]Le ascensioni che hanno portato Point Lenana sulle vette dei monti di mezza Italia, hanno rotto l’argine, sollevando lo scrittore e i suoi lettori dalla sedia, giù dal palco, lontano dai microfoni: le storie contenute nel libro si sono piantate nella terra, come i calcagni degli scalatori puntati verso il basso per superare la salita.[/blockquote]

Un libro finito sulla strada è un bastone che scardina il luogo comune dell’intellettuale in panciolle, del lettore sofisticato con i piedi infilati nella ciabatte. Oggi, in un tempo in cui moltissimi per scrivere, tradurre, comporre, disegnare, elaborare, organizzare, devono scaricare casse di frutta, tirare su la serranda della propria officina, usare le braccia prima della testa.

Anche noi abbiamo fatto un pezzo di strada con Wu Ming 1, seduti ai margini di un sentiero, abbiamo provato a riflettere sul significato storico della montagna, sui suoi tratti antropologici, sul ruolo che i monti e gli uomini che li hanno percorsi hanno rivestito nel corso delle tormentate vicende nazionali.

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La crisi dell’editoria spinge (o dovrebbe spingere) gli scrittori a rimettere in discussione il loro ruolo, ad abbandonare la scrivania, staccare gli occhi dal monitor del computer e andare a cercarsi i lettori.

Il collettivo Wu Ming è da sempre legato alla strada, in giro per l’Italia e oltre il confine a fare il lavoro sporco. Non è nuova nemmeno l’attenzione che i Wu Ming, attraverso il loro blog,  ripongono nel dialogo e nel confronto con  i lettori, i più assidui e attivi si definiscono giapster (recentemente, da questa fruttuosa interazione, è nato un e-book).

Anche grazie a questa lunga militanza in rete Point Lenana, e il giro di presentazioni che ne è seguito, sono diventati un’opera transmediale, secondo la stessa definizione dei suoi autori. Un puzzle composto di recensioni, fotografie, sonorizzazioni, profili sui social network (Pinterest, Tumblr, Goodreads), podcast e video.

Quello che è successo a Point Lenana segna, forse, una via che va oltre la sperimentazione: nell’epoca digitale è l’oggetto libro, fatto di carta e inchiostro ad aver permesso un’integrazione innovativa tra il web e la polvere della strada.

Sono in molti ad aver camminato con una copia di Point Lenana nello zaino, gli scarponi nei piedi e in testa un mare di storie, e sembra che la scalata sia destinata a continuare.



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