Retroscena di un omicidio politico

L’assassinio di un antifascista commesso da uno dei suoi membri il 17 settembre ha gettato luce sul partito neonazista Alba dorata e sui suoi legami col potere politico ed economico

di Maria Malagardis, pubblicato su Liberation, tradotto da PressEurop.eu*

5 novembre 2013 – Sul buffet in salotto le foto formano una sorta di piccolo altare in memoria del figlio perduto: Pavlos al matrimonio della sorella, Pavlos in concerto, Pavlos adolescente. Era un bel ragazzo, con enormi occhi neri e un bel sorriso. “Più di ogni altra cosa era un ragazzo di buon cuore. Tutti gli si affezionavano subito”, sussurra sua madre Magda, come ipnotizzata da quelle immagini di giorni felici. Dietro di lei il padre di Pavlos, Panatiotis, resta chiuso nel suo dolore.

Due pugnalate dritte al cuore hanno fatto di loro figlio un simbolo: quello della deriva criminale del partito di estrema destra Alba dorata, entrato per la prima volta nel parlamento greco nel 2012. Pavlos Fyssas, rapper di 34 anni, avrebbe preferito diventare celebre per le sue canzoni. Invece è comparso in prima pagina sui giornali come un martire, pugnalato nella notte tra il 17 e il 18 settembre da militanti di Alba dorata, una formazione dichiaratamente neonazista. La morte del giovane, avvenuta di sera, in un periferia popolare, al termine di una partita di calcio, scatenerà un terremoto politico e si trasformerà in una questione di stato. Per la prima volta dal ritorno della democrazia nel 1974, infatti, lo stato maggiore di un partito rappresentato in parlamento si troverà esposto a gravissime accuse penali.

Dopo il delitto molti hanno sottolineato l’importanza di questa “morte di troppo” che sarebbe riuscita a scuotere una volta per tutte l’opinione pubblica e le autorità. Perché contrariamente a tutte le precedenti vittime di Alba dorata, quasi esclusivamente immigrati, Fyssas era greco. Come ha potuto Alba dorata, un partito che si considera accanitamente nazionalista e riservato “ai soli greci per nascita”, varcare questa soglia e assassinare un greco nel bel mezzo della strada? Chi ha veramente guidato la mano dell’assassino, un camionista di 45 anni, padre di due figli, dall’aspetto alquanto ordinario, che aveva soltanto da rimetterci facendosi coinvolgere da un delitto?

In realtà c’è mancato veramente poco che nessuno facesse caso all’omicidio di Pavlos e che il suo assassinio restasse un episodio locale, subito archiviato senza conseguenze. Tutto si deve ai riflessi di un poliziotto. Quel 17 settembre Pavlos incontra la sua ragazza Chryssa e altri amici per andare a vedere la partita tra l’Olympiakos e il Paris Saint-Germain. Come tutti gli altri ragazzi del Pireo, Pavlos è un tifoso dell’Olympiakos, pronto a urlanre se un fallo passa inosservato.

Pavlos-Fyssas

“Sono arrivati poco prima dell’inizio della partita. Lo ricordo bene perché conoscevo Pavlos di vista, anche se non sapevo che era un rapper. Per me era soltanto uno dei giovani del quartiere”, racconta il proprietario del Coralie Café, il bar di Keratsini sulla cui terrazza coperta c’è un grande schermo piatto per gli avventori. “Durante la partita non ho notato nulla di strano. Pavlos ha bevuto qualche birra insieme agli amici, l’atmosfera era alquanto accesa, come ogni volta che gioca l’Olympiakos. Ma non ci sono stati eccessi”. Afferma di non essersi accorto di due o tre individui (le versioni sul numero divergono) che, secondo alcuni testimoni, si sarebbero scambiati sms mentre tenevano d’occhio Pavlos durante la partita. “Soltanto alla fine della partita, quando tutti sono usciti dal bar, mi sono accorto anche io di quella banda, sbucata fuori da chissà dove, che si era radunata sul marciapiede davanti”, aggiunge il proprietario del bar.

Una ventina di uomini infervorati comincia ad apostrofare il rapper e i suoi amici che indugiano in strada. Ben presto il tono cambia. Tre uomini si staccano dal gruppo e si avvicinano a Pavlos, lo spintonano. Rimasta indietro, Chryssa, la sua ragazza, osserva tutto e lancia l’allarme, cerca di avvisare un gruppo di poliziotti che stranamente sta seguendo la scena a distanza, senza intervenire. Tutto inutile. Lei li supplica di fare qualcosa, quando all’improvviso arriva un’automobile a manetta e si ferma proprio davanti all’assembramento. Dalla macchina scende un tipo, afferra Pavlos come se volesse abbracciarlo e lo pugnala due volte al cuore.

Prima di crollare a terra, il giovane fa appena in tempo a indicare il suo assassino ai poliziotti che finalmente si sono avvicinati. In quel preciso istante, rompendo l’inerzia dei suoi colleghi, un poliziotto tira fuori la pistola e la punta sull’assassino, che sembra così sicuro della propria impunità da attardarsi in macchina dopo aver gettato il coltello nel canaletto di scolo. “Senza quel coraggioso poliziotto che ha arrestato l’assassino saremmo ancora qui a fare congetture di ogni tipo sulle cause di un omicidio mai rivendicato. Alcuni continuerebbero ad affermare che si è trattato semplicemente di una rissa finita male al termine di una partita di calcio”, sottolinea il celebre giornalista Pavlos Tsimas di Mega TV, la più importante emittente televisiva privata.

Lavoro sporco

In un primo tempo, del resto, è proprio questa la versione che si diffonde: si è trattato solo di un acceso diverbio degenerato tra giovani tifosi di calcio di periferia. Ma la giustizia scopre molto presto che Georges Roupakias, l’assassino arrestato, è iscritto ad Alba dorata. Controllando il suo cellulare si scopre anche che poco prima di commettere l’omicidio e subito dopo ha telefonato a parecchi responsabili del partito. Iscritto da appena un anno, era pagato dal partito e appariva spesso nelle fotografie scattate in occasione di assembramenti organizzati da neonazisti, malgrado le smentite dei dirigenti di Alba dorata che in un primo tempo hanno affermato di non conoscerlo. Anche questi ultimi saranno presto interrogati, grazie ai dossier conservati dai servizi segreti greci che da tempo intercettavano le loro telefonate.

C’è dunque di che essere soddisfatti. Ma alcuni commentatori hanno espresso i loro dubbi: se la polizia aveva da tempo elementi per inchiodarli, perché non è intervenuta prima? “Alba dorata gioca un ruolo comodo per molti. Questo partito è diventato popolare dichiarandosi contro il sistema, in opposizione alla classe politica tradizionale che tutto il paese detesta. Ma queste sono soltanto apparenze. In parlamento Alba dorata ha sempre votato come il governo: per i licenziamenti, le privatizzazioni, i tagli salariali. Lo stesso vale per le aggressioni commesse ai danni degli stranieri, che permettevano anche di giustificare o minimizzare l’impatto delle politiche anti-immigratorie. Di notte Alba dorata organizza dei pogrom, di giorno il governo incoraggia le retate e l’arresto dei migranti in campi dalle condizioni di vita disumane”, spiega Dimitri Zotas, avvocato di molti immigrati vittime del partito neonazista.

“Il problema è che Alba dorata ha finito per sfuggire di mano ai suoi ideatori. Forti della loro popolarità in aumento – quasi al 15 per cento alla vigilia dell’omicidio di Pavlos – mai realmente preoccupati per le loro aggressioni contro gli immigrati, i neonazisti si sono sentiti invulnerabili. Hanno creduto di potersi spingere ancora oltre. Forse troppo”.

Per quali ragioni Pavlos Fyssas è diventato un martire? Nell’ascoltare le parole delle sue canzoni si rimane incuriositi. Si parla infatti di intolleranza e di forze oscurantiste, ma nulla evoca direttamente Alba dorata. “Ogni due canzoni che parlano direttamente dei pericoli del fascismo, Pavlos ne componeva quattro sulle ragazze o sulla crisi”, conferma il suo amico d’infanzia Petros Poundivis.

Anche questo gigante che assomiglia a un Mr. T greco è un rapper, membro del gruppo PsyClinic TactiX. Ma è prima di tutto un operaio, così come lo era Pavlos. Prima di pensare alla carriera artistica i due ragazzi si sono rotti la schiena come i loro padri nei cantieri navali di Perama, la grande zona portuale industriale di Atene, conosciuta come la “Zona”. Una grande area chiusa in cui i magazzini con i muri ricoperti di tag costeggiano le banchine davanti a qualche mercantile arrugginito. “Pavlos ha lasciato dopo cinque anni. È un lavoro duro, gli incidenti sono frequenti. Ma si è sempre considerato un figlio della classe operaia. Si rifiutava di appartenere a un partito, ma il suo nome figura ancora nella lista dei membri del Sindacato dei metallurgici. Qui era molto popolare, era un tipo che non stava mai zitto, sempre pronto a parlare per difendere le vittime della crisi nel quartiere, ed è per questo che lo hanno ucciso”, afferma Petros.

Duramente colpita dalla crisi, la Zona è l’ultima roccaforte rossa in una regione in cui i neonazisti guadagnano ogni giorno nuovo terreno. Perama, Nikaia, Keratsini, i quartieri del Pireo sono stati distrutti dai sei anni di rigore. “Lo smantellamento dei servizi pubblici, i licenziamenti di massa hanno portato la gente alla mera sopravvivenza. Un quarto delle famiglie di Perama non ha più la corrente elettrica, perché non hanno più i mezzi per pagarla. In questa situazione si capisce che qualcuno si mostri sensibile alle sirene di un partito che grida ‘è tutto marcio’, che indica gli immigrati come i responsabili della situazione attuale e che distribuisce scatole di conserva e pacchi di pasta”, sospira Petros.

Rimane quindi la Zona, tenuta da sempre dal Pame, il sindacato vicino al partito comunista Kke, che continua a resistere alle pressioni dei datori di lavoro. Tre giorni prima dell’uccisione di Pavlos un incidente aveva fatto impressione: la sera del 14 settembre alcuni militanti comunisti della Zona si trovavano sul viale della Democrazia. Stavano incollando manifesti per annunciare un festival, quando improvvisamente sono stati attaccati da una cinquantina di membri di Alba dorata. “Era impressionante, sono arrivati in colonne da tutti le strade adiacenti, armati di randelli e bastoni. Sul posto c’erano anche due poliziotti in motocicletta, che non si sono mossi, anche quando sono cominciate ad arrivare le bastonate e i sassi”, spiega Sotiris Poulikogiannis, un quarantenne che dirige il Sindacato dei metallurgici della Zona. Il risultato è stato nove sindacalisti feriti, tra cui alcuni in modo grave.

Pavlos-Fyssas-2

“Era la prima volta che osavano attaccarci così apertamente. Tuttavia sapevamo che c’era qualcosa nell’aria. In agosto, in pieno periodo morto, uno dei loro responsabili locali era venuto fin qui, nella Zona. Aveva tenuto una riunione nel corso della quale aveva promesso di distruggerci, di cacciarci da qui”, dice Thanassis Panagiotopoulos, anche lui sindacalista. L’uomo che aveva fatto queste minacce in agosto, Yannis Lagos, deputato di Alba dorata, è oggi in prigione. È uno di quelli che hanno comunicato diverse volte per telefono con l’assassino di Pavlos, subito prima e subito dopo il delitto. “Tutto questo fa parte di una strategia per spezzare la resistenza alle misure di rigore, bisogna eliminare chi si ribella, bisogna intimidire. Tutti qui conoscono i legami di Alba dorata con gli armatori e con i grandi industriali. Le loro riunioni più o meno segrete sono state rivelate dalla stampa. In parlamento i deputati fascisti votano sempre per gli armatori e sul posto sono il loro braccio armato”, afferma Thanassis.

Il risveglio del mostro

Affermazioni eccessive? A metà ottobre una perquisizione presso un armatore in fuga ha permesso di scoprire in una stanza segreta un vero e proprio museo nazista. Le inchieste sul finanziamento di Alba dorata, aperte dopo la morte di Pavlos, avrebbero anche confermato il coinvolgimento di almeno altri due armatori, sponsor regolari dei neonazisti.

“Il mostro è risorto dalle ceneri”, sospira Dimitri Kousouris. Questo storico di 35 anni, specialista della Grecia contemporanea, ha tutte le carte in regola per analizzare le radici del male. La sua tesi, che presto sarà pubblicata in Francia, è dedicata ai collaborazionisti greci durante la seconda guerra mondiale. Un periodo della storia ancora accettato con difficoltà in Grecia, dove dopo subito dopo l’occupazione tedesca gli orrori nazisti sono stati cancellati dalla violenta guerra civile fra comunisti e fascisti. Così, grazie a questa memoria ambigua, molti demoni sono sopravvissuti nell’ombra.

Ma per il giovane storico la morte di Pavlos ha risvegliato anche dei ricordi personali: 15 anni fa, una sera di giugno, anche lui ha rischiato di morire sotto i colpi di Alba dorata. Anche lui si trovava in un caffè, anche lui era un simbolo, giovane sindacalista del movimento studentesco all’epoca molto attivo contro una riforma dell’istruzione. Massacrato a bastonate il 18 giugno 1998, Kousouris è rimasto diversi giorni fra la vita e la morte. Come per Pavlos, in un primo momento la polizia aveva affermato che si era trattato di una rissa fra giovani tifosi di calcio. Solo il capo degli aggressori, un giovane leader che all’epoca era un astro nascente di Alba dorata, è stato processato: dopo sette anni di latitanza, colui che si faceva chiamare “Periandros” in riferimento all’antico tiranno di Corinto si è consegnato alla polizia. Il processo si è svolto in un clima di alta tensione, caratterizzato dalle minacce e dalle provocazioni dei militanti di Alba dorata. Condannato a 21 anni di prigione, Periandros ne ha scontati solo quattro ed è stato liberato nel 2009.

“Il fatto è che nel 1998 Alba dorata era ancora un piccolo gruppo marginale. Oggi è diventato un movimento in piena ascesa”, sottolinea lo storico. “Non bisogna stupirsi. In questo periodo di estrema crisi la xenofobia, l’intolleranza, la violenza, che di solito sono diluiti nella società, sono esasperati. La gente dimentica il passato e non riesce neanche a immaginare il futuro, conta solo la sopravvivenza immediata”.

Pavlos aveva un nome d’arte, Killah P., per kill the past (“uccidi il passato”). Ma nessuno può uccidere il passato, che risorge sempre nel momento peggiore. “È venuto il momento di avere paura”, aveva detto il leader di Alba dorata, Nikos Michaloliakos, la sera delle elezioni del giugno 2012. Quella sera un nostalgico dei colonnelli e ammiratore di Hitler era entrato in parlamento.

*traduzione a cura di Andrea De Ritis e Anna Bissanti



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