Teresa è finalmente libera

Teresa Toda, giornalista, è uscita oggi dalla sua cella del carcere di Cordoba, dopo aver scontato sei anni di prigione. Il suo reato essere una giornalista di Egin, il quotidiano chiuso da Baltasar Garzon.

di Angelo Miotto

Ongi Etorri Teresa! Bentornata in libertà Teresa Toda, giornalista, vice direttrice di un giornale bello e storico come Egin che fu chiuso manu militari dal supergiudice Garzon, paladino dei diritti umani all’estero e repressore attraverso il teorema del ‘todo es Eta’, che ha portato in carcere gruppi e associazioni, giornalisti, studiosi della lingua, militanti di fondazioni per la disobbedienza civile.
Era il 1998 e la Spagna di Aznar spingeva per una criminalizzazione di tutto ciò che era indipendentista, anche non di sinistra.

Egin fu chiuso con Egin Irratia, la radio. La redazione distrutta, la tipografia manomessa in una spettacolare azione di polizia. Con Matteo Scanni la raccontammo così nel documentario ‘Cronache basche’, che vinse il premio dedicato a Enzo Baldoni.

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Sul ‘defunto’ PeaceReporter la raccontammo così: http://it.peacereporter.net/articolo/11624/Egin%2C+dieci+anni+fa

Teresa Toda ha scontato sei anni di carcere perché accusata di banda armata, per il solo fatto di scrivere ed essere vice direttrice di Egin: un reato di opinione (?), anni scippati dal teorema politico giudiziario che nessuno le renderà indietro. Ma il calvario giudiziario di Teresa e di tanti altri cominciò con la chiusura del giornale, nel 1998.
Gli anni rubati sono 15, perché da allora fu presa in ostaggio fino alla sentenza e quindi al carcere.

La chiusura di un giornale e di una radio – seguirà poi anche la chiusura di Ardi Beltza (la Pecora Nera) rivista di inchiesta diretta da Pepe Rei sempre per ordine di Garzon -, non sconvolse più di tanto il panorama europeo di giornalisti e intellettuali. La parola di un giudice, specie in quegli anni, era oro colato mentre la capacità di verificare le accuse e i dati filtrati dai quotidiani mainstream spagnoli era già in avanzato stato di decomposizione. Più giornalisti vennero condannati non per la contestazione di reati commessi personalmente, ma per reati associativi, in base a un teorema che nell’ordinamento giuridico spagnolo – dove i giudici sono legati alla politica – non lasciava spazio per un’adeguata possibilità di difesa.

Q Code Mag, come fanno tutti i giornali liberi, non può che essere felice oggi.
Ongi Etorri Teresa, bentornata in libertà.

 

 



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