Babilonia

In Iraq, durante la guerra, sono andate perse molte cose: alcune appartenevano alla storia dell’umanità intera

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/FacebookHomescreenImage.jpg[/author_image] [author_info]di Susanna Allegra Azzaro. Amo definirmi “cittadina del Mediterraneo”. Le mie origini si perdono tra Sardegna, Genova, Sicilia e Nord Africa, ma è a Roma che sono (casualmente) nata. Lavorare nella cooperazione internazionale mi ha dato la possibilità di vivere un po’ in giro nel mondo; la curiosità, invece, mi ha spinta a cercare di imparare il più possibile dalle culture con cui sono venuta a contatto. Tra il 2008 e il 2009 il lavoro mi porta in Medio Oriente e da allora esso continua ad essere una presenza costante nella mia vita. Recentemente vi sono tornata per approfondire i miei studi della lingua araba colloquiale “levantina”.[/author_info] [/author]

16 febbraio 2014 – Era già da un po’ che covavo l’idea di scrivere qualcosa sulla Babilonia, poi stamattina l’ennesimo segnale che finalmente era giunto il momento di trasformarla in qualcosa di concreto.

Irving Finkel, un simpatico archeologo inglese esperto di Medio Oriente, e’ uno dei pochi individui al mondo in grado di tradurre la scrittura cuneiforme, originaria della Mesopotamia e basata su pittogrammi.
Recentissima e’ la notizia secondo la quale sembrerebbe che l’esperto sia stato in grado di tradurre una tavoletta di argilla risalente a 3700 anni fa con su scritte le istruzioni su come costruire un’arca simile a quella di Noè.

In realtà e’ cosa nota che i babilonesi utilizzassero un’imbarcazione molto simile a quella biblica, quello che fa notizia sono le dimensioni dell’ipotetica Arca: circa 3600 metri quadrati,  pari a due terzi di un campo da calcio.
Questo nuovo fatto va a rimpinguare la già ricca lista di curiosità riguardanti la Babilonia e la sua incredibile storia.
A 11 anni studiamo la storia di Assiri e Babilonesi, le  cui gesta e invenzioni farebbero impallidire qualsiasi film di fantascienza.

leonedibabilonia
Andando avanti con gli anni, ci soffermiamo maggiormente sulla storia moderna e contemporanea, della Mesopotamia se ne perdono le tracce.
A 14 anni purtroppo di quel periodo storico ci siamo già belli che dimenticati, finche’ magari un giorno, come nel mio caso, ti ritrovi in Medio Oriente e senti parlare delle rovine di Babilonia.
Allora ti ricordi che la Babilonia e’ davvero esistita, non e’ il frutto dell’immaginazione di qualche scrittore fantasioso, una specie di Shangrila.
La Babilonia ancora esiste,  seppur sotto forma di resti, e si trova nell’attuale Iraq.

Correva l’anno il 2009 e mi trovavo ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, nuova sede dei miei incontri con lo staff locale dopo la delusione di Bassora.
Erano già parecchi mesi che lavoravo con il mio team e lo scetticismo reciproco iniziale era stato poco a poco superato; avevamo  cominciato a fidarci un po’ più l’uno dell’altro e anche alcune barriere culturali erano finalmente state abbattute, aiutata anche dal fatto che, diciamocelo pure, ho un passaporto  italiano e non americano.

I miei colleghi iracheni erano sempre stati attentissimi a non esprimere mai nessun tipo di giudizio negativo nei confronti del vecchio dittatore ne’ tantomeno dei nuovi ospiti.
Non li avevo mai sentiti lamentarsi della condizione disastrosa in cui versava il loro paese.
Mi colpiva la  loro tranquillità, tanto che avevo cominciato a pensare che forse la situazione in Iraq non fosse poi così terribile.
Una sera poi andammo a mangiare in un ristorante all’aperto di Amman e, causa matrimonio, qualcuno comincio’ a sparare dei fuochi d’artificio manco fossimo stati a Napoli a Capodanno.
Alzai gli occhi al cielo per guardare i fuochi e quando abbassai lo sguardo, i miei colleghi iracheni erano accucciati sotto il tavolo, convinti ci fosse un attacco aereo in corso.
Fu allora che capii che la loro calma apparente nascondeva il terrore vero, quello dalle forme inaspettate e che viene innescato anche da un innocente festeggiamento.
Nonostante convivessero costantemente sotto stress, dicevo,  non li avevo mai sentiti esprimere un giudizio negativo sulle parti coinvolte nel conflitto, finche’, dopo mesi e mesi di frequentazione, un giorno cominciarono ad aprirsi.
Vi risparmierò i commenti nei confronti di coloro che hanno dato origine alla distruzione del loro paese, potete benissimo immaginarli da voi, quello che mi colpi’ pero’  fu lo sguardo e la voce distorta di uno di loro quando mi disse che “stavano distruggendo la loro storia”.
Gli chiesi cosa volesse dire  e fu allora che risentii quella parola magica che per tanto tempo non avevo udito: Babilonia.
Secondo una delle profezie di Isaia, Babilonia sarebbe stata distrutta completamente, ma così non e’ (ancora) stato.

A circa 80 chilometri a sud di Baghdad  sorgono le sue rovine o almeno quel che ne rimane.
Anni di abbandono, guerre e saccheggi non hanno aiutato a preservare quel che resta della città che ispiro’ la leggenda della Torre di Babele e famosa per i suoi giardini pensili.

Saddam Hussein vi costruì una delle sue imperiose ville e, a seguito dell’invasione americana del 2003, il sito archeologico fu trasformato dalle truppe polacche e americane in una base militare.
Proprio a questo increscioso episodio si riferiva il mio collega iracheno durante uno dei suoi sfoghi.
I danni causati  dagli occupanti sono inestimabili.

Durante i 18 mesi di permanenza, le truppe hanno costruito parcheggi per i mezzi blindati e, come se non bastasse,  l’antica pavimentazione del sito e’ stata distrutta dal passaggio dei carri armati.
Quando la verità fu portata a galla da numerosi quotidiani stranieri, le truppe si difesero dicendo che loro intenzione era “proteggere le rovine” , non danneggiarle.

I fatti dimostrerebbero il contrario: secondo numerosi archeologi i mezzi dei militari sono stati più deleteri di Saddam e delle sue manie di grandezza.
A prescindere dall’opinione che ognuno può avere su questa guerra, credo che non ci si possa non indignare per un gesto di tale arroganza ed ignoranza.
Immaginate se durante la seconda guerra mondiale le truppe tedesche avessero scelto il Colosseo o Pompei come loro base.
Come ci saremmo sentiti?Arrabbiati, defraudati, calpestati nell’orgoglio, esattamente come il mio collega iracheno quando mi raccontava di come era stata maltrattata la memoria storica del suo paese.

Si potrebbe argomentare che di fronte a migliaia di vittime innocenti questo fatto sia quasi marginale, ma capisco la frustrazione; provo troppo rispetto per ciò che i nostri avi ci hanno generosamente lasciato in eredita’.
Come le immagini del meraviglioso ponte di Mostar che si sgretola nel fiume Neretva, così le foto della gloriosa Babilonia ridotta a un parcheggio per carri armati rappresentano la sconfitta non solo dei popolo coinvolti nel conflitto, ma della civiltà intera, quella stessa civiltà che senza la Babilonia non sarebbe mai esistita.



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