Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno.
Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
(Paracelso)
20 novembre 2014 – “Casa” è una specie di parola magica capace di catapultare all’istante chi la pronuncia in una condizione fortemente sentimentale. Ciò accade perché la casa è una parte di noi stessi, separata fisicamente ma fortemente interiorizzata per i molti significati che ha: rifugio, riparo, cuccia, teatro dei nostri sentimenti più profondi, posto dove tornare, e soprattutto luogo dove stare bene.
Ciò che aspiriamo ad avere all’interno della nostra casa è di fatto un benessere emotivo, influenzato da una serie di esigenze personali estetiche, funzionali ed espressive: è lo stesso desiderio alla base dell’impulso che porta molti di noi a svaligiare luoghi come Ikea, perché attratti dalla sensazione di calore casalingo artefatto che avvolge ogni oggetto esposto.
Ma il luogo in cui abitiamo, sia esso un edificio singolo o un appartamento, non è un mondo isolato (anche se spesso lo vorremmo). È invece inserito in un contesto e per questo motivo subisce le influenze di ciò che ha attorno, dal suolo all’aria, fino a ciò che non è tangibile. Lo scambio tra interno ed esterno è di fatto continuo, è una sorta di osmosi che avviene attraverso le pareti, il pavimento e le finestre.
Nell’antichità la salubrità del sito era considerata una condizione essenziale per l’insediamento di nuovi nuclei urbani e i nostri avi sapevano che, oltre alle condizioni evidenti come orientamento, soleggiamento e fattori climatici, qualcosa di impalpabile influenzava le loro abitazioni e tutti gli oggetti animati e inanimati presenti sul pianeta. Queste variabili “nascoste”, che tuttora avvolgono il nostro quotidiano in forme complesse e molteplici, venivano allora analizzate attraverso pratiche consolidatesi lentamente nel tempo. Una di queste consisteva nel rinchiudere gli animali da pascolo in un recinto all’aperto collocato proprio nella zona da testare: trascorso qualche tempo, si procedeva alla loro macellazione per capire se si fossero sviluppate patologie negli organi interni, e questo perché gli antichi non avrebbero mai edificato in un luogo che potesse influenzare in modo negativo la salute degli animali (e quindi, la loro).
Oggi sappiamo che quegli influssi invisibili sono le radiazioni, e che nessun luogo ne è esente, poiché si tratta di un fenomeno che non deriva solo dalle attività umane, ma è generato anche dal pianeta.
[box] DA SAPERE: Gli organismi viventi si sono evoluti nei millenni adattandosi a quantitativi ben precisi di differenti tipologie di radiazioni naturali, provenienti dal sole, dal cosmo e dalla Terra: la variazione di questi valori, nonché l’aggiunta di un certo tipo di radiazioni artificiali, sottopone il corpo a un carico di stress più o meno pericoloso a seconda della quantità e della durata dell’esposizione. L’uomo è particolarmente sensibile ad alcune di queste sollecitazioni ambientali perché il suo corpo funziona come un sistema elettrico, nel quale alcuni componenti sono semplicemente polarizzati, cioè possiedono una carica positiva o una negativa, come gli atomi e le molecole, mentre altri sono bipolari, cioè possiedono entrambi i poli, come le cellule, e quindi emettono a propria volta delle frequenze. È proprio grazie a queste caratteristiche, per esempio, che il sistema nervoso utilizza dei segnali elettrici per elaborare e trasmettere le informazioni.[/box]
Le radiazioni di origine naturale sono probabilmente le meno conosciute: oltre al radon, un gas radioattivo famoso per la sua pericolosità e spesso presente nelle rocce, nel suolo e nei materiali da costruzione, esistono altri tipi di fenomeni ugualmente dannosi, come le cosiddette anomalie del sottosuolo, all’origine di effetti negativi sugli organismi viventi.
A livello geologico, ovunque si trovino fratture, faglie, giacimenti di materiale o fiumi sotterranei, i valori di flusso magnetico (propri del campo magnetico terrestre) e di radioattività emessi dal nostro pianeta variano rispetto ai loro valori standard. Poiché il nostro corpo è tarato su un determinato valore, l’esposizione a un’intensità differente provoca una sorta di stress, con effetti che variano sensibilmente in base all’età e allo stato d’indebolimento generale dell’organismo. Si passa da disturbi lievi quali insonnia, nervosismo e mal di testa alle malattie croniche tipiche delle zone fortemente disturbate. Inoltre, se una breve esposizione non comporta rischi, il sostare prolungato, soprattutto mentre si dorme (di fatto, un terzo della nostra esistenza lo passiamo su un letto), è generalmente l’elemento scatenante di patologie più gravi.
Il problema è che queste cosiddette zone geopatogene sono invece fondamentali per l’ecosistema, perché influiscono in modo determinante sul comportamento di alcuni animali (ad esempio, fungendo da punti di riferimento per le migrazioni degli uccelli) e sulle piante. E i loro effetti sono quindi difficili da controllare, perché spesso quelli positivi per alcune specie si rivelano molto negativi per altre.
Dove la natura non fa la sua parte, ci pensa ovviamente l’uomo. Uno dei tipi di radiazioni artificiali a cui siamo soggetti è quello provocato dai campi elettromagnetici alternati. Ovunque ci siano dei cavi o dei fili attraversati da corrente (componente elettrica) e tensione (componente magnetica), si formano delle zone a rischio il cui impatto sull’organismo varia a seconda dei valori di frequenza, d’intensità e di distanza fisica dalla sorgente.
Per fare un esempio, i campi generati dall’impianto elettrico di un appartamento non hanno un effetto nocivo immediato paragonabile a quello misurabile in prossimità di un cavo dell’alta tensione.
Le fonti esterne responsabili di queste perturbazioni possono essere facilmente riconoscibili, come nel caso dei tralicci, delle linee aeree ferroviarie e delle centraline di trasformazione, oppure del tutto invisibili, come le linee elettriche interrate sotto le sedi stradali e le “correnti di compensazione” che queste provocano disperdendosi attraverso le tubazioni del gas e dell’acqua e che generano a propria volta dei campi elettromagnetici.
Non è la componente elettrica dei campi elettromagnetici che desta preoccupazione, poiché può essere schermata mediante materiali specifici e di fatto si indebolisce fino ad annullarsi in seguito al passaggio attraverso i muri di casa (nel caso provenga da una fonte esterna all’abitazione). È piuttosto la loro componente magnetica, praticamente impossibile da schermare, a rappresentare il vero pericolo.
I campi magnetici (alternati) provocano correnti-parassite (cioè, movimenti di cariche) all’interno del nostro corpo che, superata una certa soglia, possono irritare i tessuti nervosi e i muscoli. In tali casi veniamo sottoposti a una sollecitazione, che è costante e di bassa intensità se proveniente da fonti deboli interne oppure discontinua ma di forte intensità se proveniente dall’esterno. Ma sono molti altri i possibili effetti, dall’influenza sulla produzione di melatonina, sul metabolismo, sull’attività enzimatica e sulla sintesi del DNA delle cellule, fino all’indebolimento del sistema immunitario.
Diversi studi comprovano di fatto l’esistenza di una correlazione tra esposizione a campi magnetici alternati di forte intensità, come quelli provocati dalle linee dell’alta tensione, e l’aumento in percentuale dell’insorgenza di patologie di vario tipo (tumori, leucemia infantile, disturbi cardiaci, ormonali e nervosi). Altre ricerche tuttora in corso dimostrano poi come campi magnetici a bassa densità (per intenderci, quelli generati dalle apparecchiature elettriche casalinghe e dai difetti dell’impianto) possano influenzare la secrezione della melatonina, ormone fondamentale per la crescita, la regolazione del bioritmo e il sistema immunitario. Ma non è finita.
Oltre ai campi elettromagnetici, esistono anche le onde elettromagnetiche, o radiofrequenze, in genere utilizzate per le telecomunicazioni radiotelevisive, telefoniche mobili, radar, satellitari e Wi-Fi.
Nel loro caso, a parte i gravi danni determinati dal riscaldamento locale che il corpo subisce se sottoposto ad alte intensità di radiazione (un rischio, per fortuna, praticamente inesistente nella vita di tutti i giorni), il problema sono le possibili conseguenze non immediatamente percepibili, sia sull’organismo che sull’ambiente. Negli attuali studi a riguardo, che si soffermano sull’esposizione di lunga durata a bassa intensità, le radiofrequenze sono state classificate come “possibili” agenti cancerogeni, ma si è in attesa di risultati clinici in grado confermarne il potenziale dannoso.
Impossibile non rendersi conto a questo punto che quella che viviamo è un situazione di conflitto: da un lato, l’uomo civilizzato è completamente immerso in un campo di radiazioni artificiali, dannose per l’organismo su più livelli e con modalità diverse; dall’altro, le radiazioni atmosferiche e naturali che sono alla base del nostro equilibrio biologico, risultano molto più deboli, perché disturbate dall’ambiente antropizzato. In altre parole, siamo contemporaneamente soggetti a uno stress da eccesso di radiazioni (artificiali) da un lato e a un indebolimento per carenza di radiazioni (naturali) dall’altro.
Ecco perché è importante cominciare a fare attenzione a ciò che ci sta intorno e smettere di tollerare ogni situazione potenzialmente pericolosa, cercando di salvaguardare soprattutto le persone più deboli e vulnerabili, come bambini, malati e anziani. Per fortuna le precauzioni da adottare (anche in situazioni non potenzialmente pericolose) esistono, e si tratta per la maggior parte di norme dettate dal buon senso, alla portata di chiunque.
Come prima cosa è importantissimo individuare tutte le fonti di disturbo esterne all’edificio, quali cavi dell’alta tensione, elettrodotti, linee elettrificate e cabine di trasformazione della rete elettrica. Esistono ovviamente delle normative che prescrivono delle distanze minime di sicurezza, ma qualora insorgano dei malesseri e ci si trovi relativamente vicini a queste sorgenti, è opportuno svolgere delle indagini precauzionali contattando sia l’ARPA (Agenzia Regionale Controllo Ambiente) che l’ASL di competenza. Per misurare i valori di campo all’interno dell’abitazione è possibile contattare delle agenzie private, specializzate nell’effettuare rilevazioni di questo tipo.
Per quanto invece riguarda le fonti di disturbo interne alla nostra casa, si tratta generalmente di elementi ormai purtroppo imprescindibili nella nostra vita (elettrodomestici, cellulari, impianto elettrico, Wi-Fi). Se è difficile se non impensabile eliminarle, è però possibile diminuirne notevolmente l’impatto attraverso comportamenti responsabili.
Un’attenzione particolare va dedicata alla zona notte, poiché in camera da letto trascorriamo moltissime ore senza cambiare posizione e orientamento. Dobbiamo quindi essere certi che siano assenti fattori di disturbo del sonno o in altro modo dannosi. Dai comodini vanno pertanto tolti trasformatori, cavi, caricabatterie e centraline Wi-Fi, e tutti gli apparecchi vanno scollegati dalle prese. Come ulteriore precauzione, esistono in commercio dei dispositivi chiamati disgiuntori da collegare all’impianto elettrico.
Una volta spenta l’ultima luce, il disgiuntore interrompe il passaggio di corrente in zone specifiche della casa, generalmente proprio nelle camere da letto, eliminando completamente il campo elettrico che è sempre presente nei fili attraversati da corrente, quindi anche quelli degli apparecchi spenti ma collegati alle prese.
Le indagini per il rilevamento di eventuali anomalie geologiche sono invece un discorso più complesso, poiché difficilmente i segni rivelatori sono riconoscibili dai non esperti. Tuttavia, è sempre utile (nonché imperativo in presenza di disturbi del sonno) conoscere la “storia” della propria casa e le particolari caratteristiche del terreno su cui essa sorge, così come è importante sapere se i precedenti inquilini abbiano riscontrato malesseri o malattie croniche. Se dovessero insorgere dei dubbi ci si può rivolgere a un geologo che, attraverso gli strumenti adatti, è in grado di rilevare eventuali anomalie, e solo qualora dovessero essere registrati dei valori atipici, è importante proseguire l’indagine per capirne l’origine effettiva.
Non è tuttavia il caso di allarmarci sempre se non dormiamo bene nel nostro letto: spesso lo stress è dettato soprattutto dal nostro stile di vita e quello del riposo è il momento in cui ne accusiamo maggiormente il colpo. Ma per evitare che la nostra casa perda il suo valore di guscio protettivo e conduttore di benessere, è importante conoscere i rischi legati a ciò che ci circonda, imparando ad evitarli o perlomeno ad arginarli.