PEPERONI: LE CONSEGUENZE DELLA FACILITÀ

[note color=”000000″] Sono passati almeno 10 anni dall’uscita di ognuno dei film che rivisiteremo in questo spazio, eppure, nel bene o nel male, nulla pare essere cambiato. Pare che le tematiche siano più attuali del previsto. Dunque, si ripropongono, proprio come i peperoni. Speriamo solo di digerirli il prima possibile. [/note] [author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/07/Schermata-2013-07-12-alle-14.20.02.png[/author_image] [author_info]Alice Bellini. Scrittrice, si laurea in cinematografia tra Londra e New York. Non è una critica di nulla, ma le piace dire la sua, sapendo che, comunque, la risposta a tutto è inevitabilmente 42.[/author_info] [/author]

Non so se l’apparenza inganni per davvero, o dia solo alle persone un dito dietro cui nascondersi. A volte capita, che ci si caschi sul serio, magari per mesi, anni, decenni. Persino ventenni. A volte capita che si rimanga un po’ ammaliati di fronte a sbrilluccichii e promesse d’America. A volte capita che gli slogan delle pubblicità funzionino, come anche quelli delle elezioni. A volte capita che uno ci creda. O ci voglia credere. O continui a farlo, imperterrito.

“Perdere ad asso piglia tutto con un baro dilettante non vuol dire non essere in grado di eseguire alla perfezione un bluff ad alti livelli. Per assicurarsi una buona riuscita, il bluff dev’essere condotto fino in fondo, fino all’esasperazione. Non c’è compromesso. Non si può bluffare fino a metà e poi dire la verità. Bisogna essere pronti ad esporsi al peggior rischio possibile: il rischio di apparire ridicoli”.

Non so se il bluff siamo noi a subirlo, o noi a farlo. Forse non cambia molto. I bluffati rimaniamo comunque noi. E continuiamo a bluffarci sapendolo. Ma nessuno sembra aver paura di questo ridicolo che cosparge ogni cosa. Nessuno sembra temere questo rischio ormai così avverato, ormai così oltrepassato. Talmente ci abbiamo fatto il callo, che l’adrenalina non la sentiamo neanche più.

Non so se il bluff sta in quelli che governano, o in quelli governati. In quelli che fanno, o in quelli che lasciano fare. Quelli che corrompono, o quelli che si lasciano corropere. Un tempo però m’hanno insegnato che uno viene eletto perché qualcun altro l’ha prima votato. E che una determinata reazione avviene, perché a monte l’azione è stata una e precisa.

2004. E Titta Di Giorolamo, interpretato da un sempre indiscutibile Toni Servillo, diretto da un inconfondibile Paolo Sorrentino, annota come sia importante non sottovalutare le Conseguenze dell’amore.

Non l’amore universale. Non l’amore romantico. Non l’amore patriottico. Basterebbe un po’ d’amor proprio. Quell’amor proprio potentissimo, per cui ingannarsi ed essere ridicoli non rientrerebbe nelle proprie prospettive di vita. Basterebbe quel tanto che serve ad ammettere la verità. Prendersi le colpe di quello che continuiamo a non voler cambiare. Perché nulla è obsoleto se continua ad avere risonanza nel presente. Nulla prescinde dal nostro potere. E lamentarsi è un’azione tanto diffusa quanto fine a se stessa. Lamentarsi è l’unica azione che è conseguente a se stessa. E chi si lamenta solitamente non è chi non ha mai trovato il coraggio di fare qualcosa per cambiare concretamente le cose, ma chi non ha voluto trovarlo.

Guardarsi allo specchio. Diventare pirandelliani. Guardare il proprio naso. Accettare che sia storto. Ammetterlo. Avere il coraggio di stravolgere tutto. Avere il coraggio di ammetterlo anche se si sa che, senza più il naso dritto, sarà più difficile. Ma sapere anche che continuare a vivere facendo finta di avere il naso dritto sarebbe come non vivere, sarebbe solo apparenza.

Spesso, i gesti più coraggiosi, come le cose più belle, stanno in azioni piccole e apparentemente insignificanti, magari lontane secondi, magari lontane secoli, magari distanti millimetri, magari distanti galassie. E lì con loro giace la verità.

Non la società dell’apparenza. Non la società della crisi. Non quella del benessere. Ma la società del facile. È stato facile arrivare fin qui. È stato facile far finta che non lo sapevamo. È facile anche dare la colpa agli altri. È facile gettarsi su un capro espiatorio, invece che andare a cercare e scovare le vere cause, a costo di faticare e soffrire. È facile bluffare. Soprattutto noi stessi.

E noi potremo forse essere uno, nessuno e centomila al contempo. Ma la verità è una. Di un naso storto, che sempre lo è stato e sempre ci rimarrà. Di una valigia che pensiamo ci tenga in vita e che invece siamo noi a scarrozzare da una parte all’altra. Di una vita che l’unica cosa autentica rimasta da fare è morire. Di una vita senza fantasia, che basterebbe un po’ d’amor proprio per riaccenderla. Ma non sarebbe facile. Quello no.

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