Amazzonia dimenticata

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2013/11/1015058_4778608114201_571572631_o.jpg[/author_image] [author_info]di Elena Esposto. Nata in una ridente cittadina tra i monti trentini chiamata Rovereto, scappa di casa per la prima volta di casa a sedici anni, destinazione Ungheria. Ha frequentato l’Università Cattolica a Milano e si è laureata in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Ha vissuto per nove mesi a Rio de Janeiro durante l’università per studiare le favelas, le loro dinamiche socio-economiche, il traffico di droga e le politiche di controllo alla criminalità ed è rimasta decisamente segnata dalla saudade. Folle viaggiatrice, poliglotta, bevitrice di birra, mediamente cattolica e amante del bel tempo. Attualmente fa la spola tra Rovereto e Milano[/author_info] [/author]

26 aprile 2014 – Il Brasile, ufficialmente República Federativa do Brasil, è una federazione di ventisei Stati e un Distretto Federale. Uno di questi ventisei Stati è Acre, una delle più piccole unità federative nella Regione.
Credo che siano in pochi a sapere che esista; quando con i miei amici brasiliani facciamo a gara a chi nomina il maggior numero di Stati nel minor tempo possibile (generalmente vinco) il povero Acre rimane sempre fuori dai giochi, come da copione.

Incastrato tra Bolivia, Perù, Rondônia e l’immenso Stato di Amazonas e ricoperto interamente dalla Foresta Amazzonica ha tutti i connotati per essere un “luogo dimenticato da Dio e dagli uomini”.
Per Dio non me la sento di garantire, ma per quanto riguarda gli uomini credo di andare un po’ più sul sicuro.

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A febbraio di quest’anno la piena del fiume Madeira, a dire degli osservatori la peggior piena degli ultimi cento anni, ha completamente isolato lo Stato e la sua capitale Rio Branco, collegata al resto del Paese da un’unica strada, la BR-364. Questa strada, che costeggia per un pezzo la frontiera boliviana e conduce a Porto Velho, capitale dello Stato di Rondônia, è stata sommersa dalle acque per un tratto di circa venti chilometri. Lo Stato è rimasto per più di due mesi completamente tagliato fuori dalla vita della Federazione causando un danno economico stimato attorno ai 300.000R$ (circa 97.000 €) diminuendo le importazioni del 77% rispetto al 2013.

La viabilità stradale della regione amazzonica non è certamente di facile gestione e i trasporti sono in larga parte basati sulla navigazione dei grandi fiumi che attraversano il territorio. Ma l’uomo, nonostante tutto l’avanzamento tecnologico degli ultimi decenni, si trova talvolta di fronte a ostacoli insormontabili che la Natura gli pone di fronte come a dire “ricordati che non sei onnipotente”.

I seicentosessantotto chilometri che separano Porto Velho da Boca do Acre, una città a nord di Rio Branco, si percorrono in diciotto giorni di navigazione e, in questi mesi, Acre non è rimasto sprovvisto dei beni di prima necessità solo grazie al fatto che il Governo Federale ha messo a disposizione l’aviazione per la consegna delle merci e il decreto dello stato di emergenza ha permesso all’unità federativa di importare petrolio dal Perù.

Sono circa venticinquemila le persone colpite dal disastro, molte delle quali sono state evacuate dalle loro case. In tutto questo il livello delle acque scende con una lentezza snervante.

A metà aprile la strada è stata parzialmente liberata almeno per il transito dei mezzi pesanti ma, secondo un articolo dell’Estado de São Paulo dell’8 aprile, potrebbero passare anni prima che la situazione dello Stato si regolarizzi. Infatti in alcuni punti la BR-364 è stata pesantemente danneggiata dalle acque e per alcuni tratti andrà completamente ricostruita.

Praticamente sconosciuto ai geografi dell’impero coloniale portoghese, Acre inizierà a guadagnare importanza alla fine del XIX secolo con il cosiddetto boom della gomma. In quegli anni migliaia di Nordestini, in fuga dalla siccità delle loro terre, si riversarono nella regione amazzonica, attratti dall’idea dei profitti che sarebbero derivati dal continuo aumento del prezzo della gomma.

 

RIOBRANCO-AC

 

Conteso fra Bolivia e Brasile, Acre venne comprato da quest’ultimo nel 1903 per un compenso monetario e la cessione alla Bolivia di alcuni territori in Amazonas e Mato Grosso.

Dopo la sua annessione al Brasile gli acriani speravano di vedere il loro territorio elevato a Stato, considerato anche il fatto che il loro contributo al PIL brasiliano in quegli anni era massiccio, ma le speranze furono deluse.
Ci fu una rivoluzione, ma non portò a nulla, il boom della gomma finì e con esso evaporò la ricchezza degli stati amazzonici. Poi la storia ha fatto il resto. Vennero gli anni Trenta, Getúlio Vargs, gli avvicendamenti politici e poi la dittatura militare.
Quello che era uno Stato che ai tempi della gomma aveva contribuito ad un terzo del reddito nazionale rimase relegato nell’angolo più remoto del Paese, quasi dimenticato.
La capitale Rio Branco ha guadagnato il suo primo centro commerciale, vanto di tutte le grandi città brasiliane, solo nel 2011. Oggi questa stessa città è isolata a causa dello straripamento del Rio Madeira le cui acque, si spera, inizieranno ad abbassarsi alla fine di questo mese.

Ancora una volta gli assurdi divari socio-economici del Brasile mi colpiscono come uno schiaffo ad alta velocità.
Anche se solo dodici del ventisei stati saranno coinvolti ricordiamoci che questo è pur sempre il Paese dove miliardi sono stati spesi per i Mondiali di Calcio.

 


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