34 volte Ustica

Un anniversario ricco di iniziative culturali e all’insegna di una pluralità di linguaggi. Un’occasione per riflettere, perché in qualche modo siamo tutti vittime

 

 

Ricorre oggi il 34° anniversario della strage di Ustica. Bisogna dare atto all’Associazione dei parenti delle vittime di essere riuscita, ancora una volta, a fare in modo che il senso della ricorrenza vada molto oltre una pur giusta e doverosa commemorazione. È qualcosa di cui non si parla spesso fuori da Bologna, dove gli anniversari di questa strage sono sentiti da tutta la cittadinanza. Dal capoluogo emiliano era partito il famoso DC-9 dell’Itavia la sera del 27 giugno 1980. A Palermo, dove lo aspettavano, l’iniziale ritardo non aveva dato motivo di preoccupazioni: il cielo era limpido, e poi, si sa, un po’ di ritardo è sempre da mettere in conto. Bologna e Palermo: due città così diverse, eppure accomunate da un triste destino che ha a che fare con la parola “stragi”. E che modi diversi di ricordarle, queste ferite, che senza verità e giustizia il tempo solo non basta a sanare. Erano molti i palermitani sul volo IH 870, quella sera di 34 anni fa: persone che erano salite al nord per curarsi, chi al nord ci viveva per lavoro, e tornava a casa, a vedere i famigliari. Eppure, ogni anno è a Bologna che si commemora la strage di Ustica. Sempre qui ha sede l’Associazione dei parenti delle vittime, animata da Daria Bonfietti.

Anno dopo anno, anniversario dopo anniversario, la memoria di Ustica cambia forma, si carica di significati diversi. L’associazione ha il merito di aver saputo coniugare la celebrazione della memoria con i linguaggi dell’arte e della cultura. Di aver saputo astrarre dalla dimensione personale e famigliare per lanciare un messaggio rivolto veramente a tutti. Un messaggio che oggi ci è data occasione di cogliere, attraverso il godimento di tante iniziative culturali di grandissimo valore, tutte gratuite e rivolte alla cittadinanza.

Gli eventi si tengono nel “Giardino della Memoria”, lo spazio antistante il Museo per la Memoria di Ustica, nel quartiere della Bolognina. Si inizierà questa sera con un concerto-performance di Franck Krawczyk (qui il programma). Ma sarà solo l’inizio, perché come ogni anno il giardino del museo di Ustica ospiterà la rassegna teatrale “Dei Teatri, della Memoria”, che metterà al centro protagoniste femminili d’eccezione, giovani artisti e collettivi teatrali capaci di coniugare lo sguardo sul passato, lontano e recente, con l’impegno civile, la denuncia, la consapevolezza delle radici. Sul palco si esibiranno gratuitamente, durante tutto il mese di luglio, Sonia Bergamasco, Terry Paternoster (regista esordiente vincitore del prestigioso Premio Scenario per Ustica), Tindaro Granata, Emma Dante e i Fratelli Mancuso.

Il Museo per la Memoria resterà aperto, l’ingresso è sempre gratuito. All’interno vi è un’installazione di Christian Boltanski: nessuna lapide, nessun riferimento all’identità dei passeggeri che hanno perso la vita su quel maledetto aereo. Un monumento che parla a tutti, un messaggio universale. L’astrazione dalle storie particolari, il relitto ricostruito pezzetto per pezzetto e donato alla collettività. Un monito: non dimenticare. Perché nel nostro Paese è stato possibile che un aereo civile venisse abbattuto in tempo di pace, e che nessuno pretendesse verità e giustizia. Su quell’aereo avrebbe potuto esserci chiunque: anche noi siamo vittime, lo siamo tutti, fino a che accetteremo una verità a metà.

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Perché gran parte della verità, non è mai superfluo ricordarlo, la conosciamo, eccome. Sappiamo che il DC-9 è stato colpito da un missile (o forse il missile è esploso nelle vicinanze dell’aereo: tant’è, l’esplosivo, su alcuni resti, è stato trovato). Ma non sappiamo ancora la nazionalità dell’aereo che l’ha sparato, quel missile. Né perché l’abbia fatto. Sappiamo che c’era una portaerei americana nel golfo di Napoli, un intenso traffico aereo militare francese. Un mig libico è stato trovato sui monti della Sila pochi giorni dopo: è stato rispedito in fretta e furia a Tripoli. Uno scenario di guerra aerea. Quel DC-9 non doveva trovarsi lì.

Quello che sappiamo oggi è il risultato non solo di lunghe indagini della magistratura, ma di una mobilitazione di segmenti della società civile che hanno continuato, nonostante le innumerevoli difficoltà, a bussare alla porta delle istituzioni, chiedendo verità. Non solo i parenti delle vittime: anche molti giornalisti, politici, giuristi, associazioni di vario tipo, intellettuali. Una mobilitazione collettiva senza la quale il disastro di Ustica sarebbe stato archiviato nel 1986 come un banale guasto aereo. Ci vollero appelli, scoop giornalistici, mobilitazioni: ci volle l’attenzione costante dell’opinione pubblica affinché la verità che abbiamo oggi potesse essere conquistata. Anche questa è una storia da raccontare. Alcuni spunti possono essere presi dalla mostra virtuale “34 vignette per Ustica” realizzata dal portale “Una città per gli archivi” e dall’Associazione parenti delle vittime: una selezione di alcune tra le vignette più significative ad opera dei maggiori illustratori satirici italiani dagli anni ’80 a oggi.

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Vignetta inedita di Sergio Staino, 1993

 

Non da ultimo, l’Associazione ha anche saputo usare i linguaggi multimediali con la realizzazione di un breve video collegato ai QR Code presenti sui manifesti della rassegna. Insomma, questo anniversario è davvero un’occasione offerta a tutti per riflettere come collettività, per prendere coscienza del valore civile della memoria, che va tenuta viva e alimentata perché non si ripeta sempre uguale a se stessa. L’Associazione dei parenti delle vittime sta offrendo a tutti l’opportunità di usare Ustica come spunto per recuperare un rapporto più consapevole con il nostro passato.

 

 

 

 

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