Sono gli “immigrati dai capelli bianchi”, partiti negli anni ’50, rimasti a cavallo tra due mondi
di Q Code Crew
12 agosto 2014 –Avventurieri d’altri tempi. Segnati sul viso dagli anni trascorsi inesorabili. Anime erranti, a cavallo tra due sponde dello stesso mare. Precursori di una tragica epopea, che non si ferma più. Sono Abdallah, Ahmou, Mohamed, Ramdane, Salah, Sebti, Tahar, algerini partiti tra il 1951 e il 1971 per la Francia, in cerca di un lavoro. Antieroi protagonisti di “Perdus entre deux rives, les Chibanis oubliés”, un film documentario del regista di origine algerina Rachid Oujdi. Le sue immagini hanno ispirato un gruppo delle banlieue di Tolosa, gli Zebda: così nasce la “docu-clip” “Les Chibanis”, secondo singolo dell’album “Comme des Cherokees”, la cui uscita è prevista il 25 agosto 2014.
Gli Chibanis, “capelli grigi” in dialetto magrebino, pensavano di poter rientrare nella loro Algeria una volta pensionati. E invece sono ancora in Europa, ai margini. Il termine è diventato il modo per definire tutti gli immigrati agé, ormai oltre i 65 anni. Mai europei (faticano ad essere naturalizzati o ad ottenere la cittadinanza), non più magrebini: sospesi tra due identità interrotte. Godono di sussidi minimi di sostegno al reddito, confidano di ottenere una “carta di soggiorno permanente”.
“Hanno ricordi così vaghi/che li mettono insieme attraverso indizi/ che quando puoi attraversarli/tutto si confonde/sono come libri di storia che non hanno passato”
“Quello che abbiamo dimenticato/ è la compagnia degli Chibanies”
Le cifre
In Francia ci sono 890 mila immigrati over 65, di cui 355 mila extracomunitari. Per la maggior parte sono algerini (130 mila) e marocchini (65 mila). Il 40% degli extra UE hanno acquisito nazionalità francese, stando al censimento del 2009.
Segnalazione di Andrea Cardoni
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