Un’altra campagna – Ricostruzione rurale

“Coloro che si piegano alla terra”: un movimento che attraversa un secolo di storia cinese e che può essere la soluzione ai problemi dello sviluppo accelerato

di Ou Ning, da ChinaFiles

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21 agosto 2014 – Negli ultimi cento anni di storia cinese, la ricostruzione rurale è stato un fondamentale tema di discussione. È passato attraverso innumerevoli vicissitudini e, ogni volta che riappare, induce alla riflessione forze politiche e intellettuali sulla capacità di trasformazione della società stessa. La Cina, con la sua strenua ricerca di modernità, l’ha sempre vissuto come un dilemma di cui non riesce venire a capo.

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Dalla fine della dinastia Qing, l’elite cinese si è domandata come riformare la campagna. Il primo esperimento concreto avvenne a Zhaicheng, nella contea di Ding dell’Hebei, grazie alla prominente famiglia Mi; nello specifico, con il padre Mi Jiansan e il figlio Mi Digan (il quale studiò anche in Giappone).

Padre e figlio cominciarono nel 1902. Muovendo dal concetto di amministrazione rurale, lanciarono il movimento di alfabetizzazione, pedagogia civile e autonomia locale. L’“amministrazione rurale”, attraverso la magistratura di Ding, giunse alle orecchie del governatore dello Shanxi, Zhangsun Faxu. Continuò così a farsi strada tra i personaggi di spicco dell’epoca e venne assorbito da Yan Xishan, il quale la attuò nello stesso Shanxi, che divenne per questo una “regione modello”.

Nel 1924 Wang Hongyi, Mi Digang, Mi Jieping, Peng Yuting, Liang Zhonghua, Yi Zhongcai, Wang Yike, tutti personaggi che facevano parte della gentry della Cina settentrionale, fondarono assieme “Il quotidiano della Cina” e il “Mensile dell’amministrazione rurale”.  Così nacque la corrente dell’amministrazione rurale, parte del movimento per la ricostruzione delle campagne.

Siamo nel 1925 e il Partito comunista cinese, nato già da quattro anni, si rende conto dell’importanza delle campagne per la rivoluzione. Bisogna far divenire i contadini una nuova forza rivoluzionaria. Così viene pubblicato “il libro di informazione ai contadini”, si comincia a organizzare associazioni e inizia a prendere piede il movimento contadino.

Il Partito comunista, con la rivoluzione della terra e la lotta di classe promossa nelle campagne, stimola una riflessione tra gli intellettuali di molte città sulle diverse strade percorribili per le riforme rurali. Dopo il massacro del 30 maggio del 1925, a Shanghai, il progetto di ricostruzione rurale viene applicato concretamente in diversi luoghi della Cina. Sorgono l’una dopo l’altra tante realtà che crescono fino a divenire una vera e propria tendenza.

Le statistiche ci dicono che nel 1934 le organizzazioni per la ricostruzione rurale, su tutto il territorio cinese, erano più di seicento, mentre i centri interessati dal movimento erano più di mille.  Sui tanti quotidiani dell’epoca apparvero lunghi e prolissi articoli sulla situazione nelle campagne. Il Centro di Ricerca sulla Ricostruzione Rurale di Liang Shuming nello Shandong, a Zouping, e l’ Associazione Cinese per la Pedagogia Civile di Yan Yangchu, nella contea di Ding dell’Hebei, furono le esperienze che ebbero una eco maggiore.

Coloro che si ispirarono alla “corrente dell’amministrazione rurale”, con il confucianesimo come perno principale e da cui si sarebbe sviluppata poi la filosofia della ricostruzione rurale, vennero chiamati “l’antica corrente”; chi credeva nel cristianesimo e si affidava ai sussidi americani invece, faceva parte de “la nuova corrente” .

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In Cina è anche apparso, per un breve periodo, l’utopico orientamento del “nuovo ruralismo”, prima che l’autonomia locale, la pedagogia civile e la costruzione dell’agricoltura esplodessero su larga scala, come strumenti per attuare la ricostruzione rurale.

Inizialmente l’idea nacque dallo scrittore giapponese, Saneatsu Mushanokōji, il quale nel 1910 fondò la rivista Betulla. Vi si trovava il pensiero di Kropoktin sul mutuo appoggio, il “panlavorismo” di Tolstoj e le teorie del sindacalismo nord americano. Il nuovo ruralismo era imbevuto di pensiero anarchico, rifiutava lo sfruttamento e le classi sociali, promuoveva una vita in comune fatta di studio sui libri e lavoro manuale.

Gli scrittori giapponesi promotori di questi concetti, definiti “la corrente della betulla”, fondarono la rivista Il nuovo ruralismo e nel 1918 misero in pratica le loro teorie in un esperimento sociale sulle montagne nella prefettura di Miyazaki.

Lo scrittore cinese Zhou Zuoren, da sempre abbonato a Il nuovo ruralismo, ne fu profondamente influenzato.  Tra il 1918 e il 1919, Zhou Zuoren continuò a pubblicare articoli che esprimevano le speranze per un “nuovo ruralismo” sulla rivista La nuova gioventù: titoli come “L’uomo e la letteratura”o “Il nuovo villaggio giapponese” . Si recò personalmente nella prefettura di Miyazaki per vedere con i suoi occhi la realizzazione delle teorie sopracitate. Nel 1920, a Pechino, Zhou Zuoren e la sua famiglia fondarono una cellula organizzativa del “nuovo ruralismo”, coinvolgendo i primi membri del Partito comunista cinese come Li Dazhao, Mao Zedong, Cai Hesen e Yun Daiying.

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Le teorie del “nuovo ruralismo”, rispetto alla corrente della ricostruzione rurale di “coloro che si piegano alla terra”, sono completamente imbevute di pensieri utopici e per questa ragione sono tramontate subito. Nonostante fossero delle teorie acquisite dal Giappone, in Cina furono associate all’antica Scuola dell’agricoltura, la più bistrattata delle cento scuole di pensiero del periodo delle Primavere e degli Autunni.

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David Graeber in Debito. I primi 5000 anni vede questo orientamento utopico, legato all’agricoltura, come una forma di pensiero anarchico cinese dell’epoca che precede la dinastia dei Qin.

Wen Tiejun è stato il primo ricercatore a proporre un lavoro su “i tre problemi della campagna” nella Cina contemporanea: i contadini, la campagna e l’agricoltura. Nel 2003 si è recato a Zhaicheng, nella contea di Ding, nell’Hebei, dove ha fondato l’Accademia Yan Yangchu per la Costruzione Rurale, che ha attirato l’attenzione di molti media e la partecipazione dei contadini della zona.  Zhaicheng era il villaggio da cui provenivano Mi Jiansan e Mi Digang e stesso luogo in cui, tempo prima, si era trasferito, con moglie e figli, Yan Yangchu, per dedicarsi all’educazione e alla ricostruzione rurale.

L’anno dopo, Wen Tiejun, è divenuto direttore dell’Accademia per lo Sviluppo Rurale e Agricolo dell’Università del Popolo e ha fondato a Pechino il Centro Liang Shuming per la Costruzione Rurale; nel 2005 ha poi dato vita al Centro per la Ricostruzione Rurale dell’Università del Popolo, dal quale dipendono diverse organizzazioni.  Questo significa che i progetti realizzati oggi da chi ha ereditato lo spirito del movimento dell’epoca repubblicana, si stanno gradualmente espandendo.

Nello stesso anno, durante la Quinta Conferenza Plenaria del Sedicesimo Comitato Centrale del Partito comunista, si sono accelerati i processi decisionali su come attuare la nuova ricostruzione rurale, un fatto che ha reso palese l’interesse dei gruppi di potere per i tre problemi della campagna.

Grazie all’ascendente di Wen Tiejun, molti intellettuali hanno cominciato spontaneamente a realizzare progetti per la ricostruzione rurale in diverse località della Cina. Inoltre, i governi locali hanno cominciato ad attuare la politica della “nuova campagna”, promossa dal governo centrale.  Chengdu e Chongqing hanno cominciato a testare, più di ogni altra città, una pianificazione integrata tra città e campagna. La riflessione su come bisogna agire per la ricostruzione rurale è ricomparsa nella società cinese, sia che si tratti di società civile o di politiche ufficiali del governo.

Io stesso sono stato impegnato dal 2002 al 2003 in una ricerca e in un lavoro fotografico sul quartiere di Sanyuanli a Guangzhou. Ho cominciato ad imbattermi nel problema del rapporto tra città e campagna e ho preso coscienza della stretta connessione che esiste tra il fenomeno degli slum, le sacche di povertà all’interno delle città, e la crisi delle zone rurali. Il mio interesse si è quindi focalizzato sulla campagna e ho scoperto le teorie di Wen Tiejun e la ricostruzione rurale. Ho letto con passione la biografia di Yan Yangchu e rivisto tutta la storia del movimento della ricostruzione rurale del periodo repubblicano.

Ho fatto un lungo percorso personale di ricerca sui problemi dei movimenti sociali e delle campagne prima di fondare nel 2011, con Zou Jing, la nostra base sperimentale: la “Comune di Bishan”, nell’omonimo villaggio nella contea di Yi nell’Anhui.  Sono stato nell’accademia di Yan Yangchu per la ricostruzione rurale, ormai vuota, a Zhaicheng; ho intervistato Qiu Jiansheng e He Huili che con le loro piattaforme, rispettivamente nel Fujian e nell’Henan, hanno partecipato alla conferenza promossa da Wen Tiejun sul “rinascimento della civiltà ecologica e la cultura della terra”; poi sono stato a Taiwan, per incontrare gli intellettuali impegnati nel movimento delle zone rurali.

Ho svolto mille ricerche su qualsiasi tipo di discorso riguardante la campagna cinese: ho guardato i lavori sulla campagna girati dal documentarista giapponese Ogawa Shinsuke; ho letto gli articoli della scrittrice indiana Arundhati Roy, in appoggio alla resistenza dei contadini maoisti, e altri scritti contro la costruzione di grandi progetti idrici; sono stato a Chiang Mai in Thailandia per conoscere gli artisti Rirkrit Tiravanija e Kamin Lertchaiprasert con il loro “progetto della terra”. Tutto ciò è semplicemente la preparazione personale per partire con la realizzazione del nostro progetto rurale.

Mi ha affascinato la società così ospitale che viene spiegata nella teoria del mutuo appoggio di Kropoktin; ho apprezzato l’azione diretta delle nuove correnti anarchiche e ammirato l’utopica NSK (Neue Slowenische Kunst) fondata dagli artisti sloveni. Ma è stato quello che ha fatto Wen Tiejun, e la corrente della ricostruzione rurale del periodo repubblicano, che mi ha incoraggiato nel mio lavoro e ha permesso che la Comune di Bishan divenisse il luogo dove si forgiano tutte queste idee.

Nel 2011, io e Zuo Jing abbiamo acquistato due vecchie case hui, ormai disabitate da tempo, nella contea di Yi, nei villaggi di Bishan e di Guanlu. Abbiamo deciso di stabilirci lì e subito dopo abbiamo cercato dei fondi e organizzato il primo Bishan Harvestival. Abbiamo invitato diversi artisti, architetti e designer per collaborare con gli artigiani locali, rivitalizzando le antiche celebrazioni per il buon raccolto. Artigiani e artisti contemporanei hanno lavorato assieme per una ricerca sulle tradizioni popolari dal titolo Le arti tradizionali di Yi, poi hanno prodotto artigianato tradizionale e oggetti di utilizzo quotidiano, nella loro versione moderna. Tutti i lavori poi sono stati esposti nel tempio e nei vecchi granai di Bishan.

Contemporaneamente, è stata organizzata una mostra del materiale storico sulle zone di Huizhou e Bishan. Ci sono stati concerti a cui hanno partecipato complessi di musica tradizionale e musicisti che provenivano dalle città, poeti che hanno svolto delle brevi lezioni di poesia ai bambini del villaggio, proiezioni di film e documentari sulla campagna cinese. Ci sono stati, inoltre, momenti di scambio tra colleghi di molte zone diverse, compresa Taiwan, ma tutti impegnati nel movimento della campagna e nella ricostruzione rurale, mentre i contadini locali erano liberi di vendere i loro prodotti alla fiera del paese.

Questi sono solo i primi passi di tutto il lavoro che ci sarà da fare alla Comune di Bishan.  Il suo scopo è in primis quello di promuovere la vita collettiva della campagna, per poi ridare vita alle espressioni artistiche popolari. Alla base ci sono le nostre radici culturali e artistiche. Forse, oggi, è questo l’unico modo per suscitare una trasformazione che crei posti di lavoro e produttività nelle zone rurali. (Bishan si trova nella zona turistica di Huangshan, quindi abbiamo un approccio cauto nel perpetrare lo schema che va per la maggiore oggi, nella promozione del turismo locale, in base al quale tutto dipende dal pagamento del biglietto di ingresso).

Speriamo che il lavoro della Comune di Bishan non si fermi solo all’aspetto artistico e culturale, andrebbe sviluppata anche la parte economico-sociale. Ad esempio, stimolare gli abitanti locali in direzione dello scambio di competenze e manodopera o verso il mutuo appoggio. In questo modo si potrebbe diminuire la dipendenza della popolazione dal servizio pubblico. Quello su cui ci concentreremo in futuro è trasformare il Bishan Harvestival nell’appuntamento annuale il cui si espone il lavoro che portiamo avanti ogni giorno.

I commenti al Bishan Harvestival 2011 sono stati buoni, per questo il governo locale ci ha commissionato l’organizzazione del Festival di Fotografia Internazionale di Yi 2012, che si svolgerà in contemporanea con l’Harvestival.  Ho partecipato di persona alla realizzazione di questi progetti e sono profondamente conscio di quante difficoltà implichi la ricostruzione rurale.

Innanzitutto è un movimento spontaneo della società civile, già avvenuto in epoca repubblicana, e che sta riproponendosi anche adesso; ma il suo spazio è fortemente limitato. Saranno i rapporti delicati che verranno instaurati con la politica a decidere della sua legittimazione e del suo allargamento nella società. Un minimo errore significherebbe la fine di tutto.

I risultati del passato e del presente ce li abbiamo davanti: la Scuola per l’Educazione Rurale di Tao Xingzhi, fulcro per il movimento in epoca contemporanea; Peng Yuting, leader di inizio Novecento, favorevole all’autonomia con la sua “amministrazione rurale” a Zhenping; oggi, l’Accademia Yan Yangchu per la Ricostruzione di Wen Tiejun.

Per quanto riguarda il nostro progetto a Yi, dobbiamo gestire con attenzione il rapporto con il governo locale. Se vogliamo che il nostro lavoro continui a crescere dobbiamo cercare l’appoggio del governo, mantenendo la speranza di preservare un nostro spazio.  Oltretutto la ricostruzione rurale ha bisogno di fondi: contrariamente al suo approccio indipendente, è subordinata ai capitali e al potere statale. Affidarsi alla mobilitazione della coscienza e della forza popolare è un percorso lento, per il quale bisogna perseverare a lungo.

Yan Yangchu, quando ha ottenuto il finanziamento dalla fondazione Rockefeller americana, è stato criticato per essersi piegato all’imperialismo. Va detto che si tratta di un caso particolare che non può essere preso a modello: non accade sempre così.

Il concetto fondamentale della ricostruzione rurale di Wen Tiejun è l’opposizione alla confisca delle zone rurali perpetrato dal grande capitale. Wen non accetta grossi finanziamenti, perfino quelli delle Ong, e i suoi collaboratori sono praticamente dei volontari, senza stipendio, uniti da ideali comuni. Wen Tiejun ritiene che la ricostruzione rurale, e tutte le  imprese associate, possano avere più successo dei governi che si appoggiano ai crediti della Banca Mondiale.

La nostra soluzione al momento consiste nel continuare a lavorare all’organizzazione di mostre e grandi eventi inserendoci la Comune di Bishan, e distribuire quindi le risorse in due direzioni: da una parte gli eventi stessi, dall’altra il lavoro alla comune. Reinvestire i guadagni del mio lavoro o cercare l’appoggio economico di amici e conoscenti non potrà essere a lungo un metodo efficace.

Il più delle volte i gruppi sociali delle zone rurali riescono a comprendere il concetto di ricostruzione solo partendo da benefici tangibili, un atteggiamento alle volte in contraddizione con l’idealismo degli intellettuali. In mancanza di un guadagno non c’è approvazione sociale. Può anche accadere che gli aiuti rivolti ad una componente sociale provochino danni agli interessi di qualcun altro, il che ci porterebbe a essere malvisti e considerati addirittura nemici.

A Ding, Yan Yangchu costituì una cooperativa per la coltivazione del cotone, in modo da aiutare chi si volesse liberare dai prestiti usurai delle banche private locali e degli intermediari del credito. L’esperienza della cooperativa andò così bene che molte banche locali fallirono una dopo l’altra. Come risultato, l’Associazione per la Pedagogia Civile di Yan Yangchu subì una serie di attacchi finalizzati a cacciarla da Ding.

Al nostro Bishan Harvestival tutti gli abitanti della zona possono partecipare alle attività senza spendere nulla, ma da alcuni di loro il nostro progetto è stato percepito come un investimento per guadagnare con il turismo. Lo dico tra le lacrime e un mezzo sorriso.

Perché voglio ancora impegnarmi nella ricostruzione rurale se devo affrontare così tante difficoltà?  Wen Tiejun una volta ha detto: “a livello personale, io non ci sto.  Da uomo e da intellettuale, trovo difficile non avere tolleranza, tipica caratteristica del genere femminile. Se un intellettuale non possiede questa qualità, o se non ha un pensiero che si oppone alla linea ufficiale, è un maschilista oppure un estremista dell’ideologia conformista.”

Io sono nato da una famiglia contadina, con tutte le immense difficoltà del caso. Mi sono radicato in città, costruendomi delle solide basi. Ora invece desidero con tutta l’anima ritornare alla campagna.  Condivido pienamente quell’“io non ci sto” di Wen Tiejun: questa frase non esprime un senso di superiorità, ma dimostra il carattere di chi ha a cuore la sorte della gente.

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