Ustica, “desecretazione poco chiara”

Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime di Ustica, commenta per la prima volta i 200 file declassificati sulla strage. E lancia un allarme: «La desecretazione sta avvenendo secondo logiche non chiare»

 

L’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica ha avuto accesso alla documentazione declassificata per effetto del decreto Renzi dell’aprile scorso. Si tratta di oltre 600 files prodotti dal ministero Affari Esteri, riguardanti, oltre a Ustica, anche le stragi di Peteano, piazza Fontana e piazza della Loggia. Carte che fino a poco tempo fa riportavano la dicitura “riservato” o “riservatissimo”, e che ora, invece, sono stati resi consultabili presso l’Archivio Centrale dello Stato, a Roma.

Oltre 200 documenti, circa un terzo del totale depositato, riguardano la strage di Ustica del giugno 1980. Una vicenda tutta internazionale, che ha poco a che vedere con le stragi bombarole di stampo neofascista. Una strage di confine, avvenuta nei cieli, e che ha visto coinvolti altri Paesi, nello scacchiere di un Mediterraneo attraversato da tensioni. Per questo, si possono ben immaginare l’attesa e le aspettative dei famigliari delle vittime del DC-9 Itavia nel poter vedere, per la prima volta, le carte diplomatiche su Ustica. Cosa dicono, allora, questi documenti? Lo abbiamo chiesto a Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage..

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Qual è l’impressione generale che vi siete fatti analizzando le carte?

In queste carte non ci aspettavamo di trovare la cosiddetta “pistola fumante”, ci interessa piuttosto trovare degli elementi che permettano di illustrare il quadro complessivo che ha portato all’abbattimento del DC-9 di Ustica. Per questo abbiamo accolto con positività l’iniziativa del governo Renzi di desecretare gli atti relativi alle stragi. Dopo aver visto le prime carte rese pubbliche, però, ci siamo resi conto che questa operazione si scontrerà con diverse difficoltà.

Che problemi avete riscontrato?

C’è innanzitutto un problema di ordine generale che riguarda la conservazione delle carte a tutti i livelli dell’amministrazione statale. Sappiamo che il termine dei 40 anni, trascorso il quale, per legge, le carte dovrebbero essere rese accessibili, non viene quasi mai rispettato. Ci sono però altre difficoltà che riguardano in modo specifico la documentazione su Ustica. Negli stessi file desecretati si menzionano trasferimenti di documenti da un ufficio all’altro, durante i quali le carte non sono state restituite a chi di competenza. Emerge insomma una preoccupante situazione di confusione e disordine della documentazione.

Per fare una battuta, abbiamo trovato un passaggio in cui si dispone il trasferimento delle carte su Ustica “nei pressi – c’è scritto proprio così – dell’asilo nido”: a noi ha dato l’idea di una certa mancanza di cura nella conservazione degli atti.

Recentemente qualcuno ha espresso il timore che alcune carte sfuggano alla desecretazione. Secondo voi, quei 200 file contengono davvero tutta la documentazione degli Affari Esteri su Ustica?

I files versati provengono da quattro Direzioni Generali degli Affari Esteri. Ma sulle carte stesse appaiono come destinatari di molti documenti altri uffici, denominati con sigle che non rientrano tra i soggetti produttori della documentazione. Ad esempio, viene spesso menzionato un tale “Ufficio IV Nato”, di cui però non abbiamo le carte. Emerge, insomma, la possibile presenza di lacune.

Cosa proponete di fare, come Associazione, per ovviare a tutti questi problemi?

Credo si debba avviare un momento di incontro tra tutte le associazioni che sono interessate a questa desecretazione e l’amministrazione dello stato, per individuare forme di collaborazione.

Il punto vero è che non sappiamo con quale criterio è stata effettuata questa declassificazione. Perché, ad esempio, sono stati versati gli atti degli Affari Esteri e non, per fare un esempio, quegli degli Interni? Non è chiaro quale logica si sta seguendo.

Passiamo al contenuto delle carte. Una delle ipotesi è che il vero obiettivo del missile che ha colpito di DC-9 fosse il leader libico Gheddafi. Si trova conferma di questo sospetto nelle carte degli Esteri?

Dalle carte emerge un notevole interesse per tutto ciò che concerne la Libia. Innanzitutto viene spesso sottolineata la mancanza di collaborazione delle autorità libiche, che non hanno mai risposto alle rogatorie della magistratura italiana. Sia Gheddafi che il suo vice, il maggiore Abdessalem Jalloud, però, continuavano a sostenere che fosse il colonnello la vittima mancata di un attentato ordito dall’occidente a danno della Libia, e questo viene spesso riportato negli appunti ministeriali.

Sarebbe forse il caso che i nostri magistrati interrogassero oggi Jalloud, l’ex braccio destro di Gheddafi, che nel 2011 si è rifugiato in Italia, protetto dai nostri servizi segreti: su quali basi andò a Roma, nel novembre 1988, a dire che la Libia aveva le prove delle responsabilità per la strage?

Tre settimane dopo il disastro di Ustica, i resti di un Mig-23 libico furono trovati sulle montagne calabresi. Il giudice Priore ritiene sia stato abbattuto la sera della tragedia, ma molti punti restano non chiariti. Dalle carte cosa emerge?

Emerge un fitto lavorio del ministero rispetto alla vicenda del Mig libico. Ci sono gli scambi con la Libia, da cui si evince un’attività volta a trovare una “definitiva chiusura” della questione. Un aereo militare libico si schiantò sulle nostre montagne, e dalle carte degli Esteri non emerge la benché minima volontà di capire cosa fosse accaduto. Emerge solo l’interesse a chiudere la questione prima possibile.

Negli anni, tra le varie ipotesi, è stata avanzata quella che voleva il DC-9 abbattuto da un missile libico, in ritorsione del trattato di amicizia che l’Italia stava apprestandosi a firmare con Malta. Quel trattato fu effettivamente firmato il 2 agosto 1980, giorno della strage alla stazione di Bologna: ciò indusse qualcuno a sostenere che anche quell’attentato fosse una vendetta di Gheddafi. Cosa dicono le carte diplomatiche circa il contenzioso su Malta?

Dalle carte, emergono due Paesi, Italia e Libia, intenzionati a mantenere buoni rapporti di collaborazione. Non c’è nessuna traccia di attrito per la questione di Malta, anzi, in alcuni passaggi viene proprio esplicitato che nonostante la strategica isola fosse stata sottratta all’influenza libica i rapporti tra i due Paesi non ne sarebbero assolutamente usciti indeboliti.

In generale, quali documenti avete trovato più interessanti tra quelli desecretati?

Di notevole interesse sono i documenti che testimoniano i passi ufficiali fatti nei primi anni 2000 dai governi D’Alema e Amato dopo che il giudice Priore finì le sue indagini. Tra le carte troviamo le lettere originali inviate a Gheddafi, Clinton e Chirac, i presidenti dei tre paesi implicati nella strage, in cui si sollecita una collaborazione che era mancata.

Dobbiamo purtroppo constatare che oggi ci troviamo allo stesso punto di 15 anni fa: siamo ancora in attesa che questi Paesi collaborino fattivamente coi nostri magistrati. È necessario che il governo Renzi ponga la questione al centro della politica estera italiana, anche in occasione della presidenza italiana del Consiglio Ue.

 

 

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