Aggravio di pena

È caduto in carcere, a Roma, nell’aprile scorso: paralisi alle gambe e ad un braccio. Chi lo cura gli prescrive la fisioterapia ma per 5 mesi non gli viene permesso di farla. E quando finalmente potrebbe, i medici lo rimandano indietro giudicando ormai troppo gravi le sue condizioni. Il garante dei detenuti Marroni: “Eccesso di burocrazia, va curato al più presto”

 

da Redattore Sociale
@RedattoreSocial

 

30 settembre 2014 – Attende da cinque mesi di poter fare fisioterapia in carcere, ma per cinque mesi non gli viene permesso: quando poi finalmente viene trasferito in una struttura dove potrebbe iniziarla, i medici decidono di non accettarlo perché le sue condizioni cliniche sono ormai troppo gravi e non più gestibili.

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Accade ad un uomo, Claudio B., italiano, 46 anni, detenuto nel carcere di Regina Coeli a Roma: la sua storia è stata resa nota dal garante per i detenuti Angiolo Marroni, che parla di “vicenda surreale a metà strada fra malasanità ed eccesso di ottusa burocrazia”.

Il 21 aprile scorso – ricostruisce il garante – Claudio, detenuto a Rebibbia N.C., cade in carcere e da quel momento inizia la sua odissea: l’uomo viene subito ricoverato nel reparto protetto dell’ospedale “Pertini” con una diagnosi di “Plegia arto superiore dx ed arti inferiori bilateralmente associata ad alterazioni del visus e a deficit campo visivo in occhio dx insorte dopo trauma da caduta”.

In pratica ha una paralisi al braccio destro e agli arti inferiori, legati a deficit visivi. Al momento della dimissione, i medici raccomandano il trasferimento in una struttura carceraria dove sia possibile eseguire cicli di fisioterapia e il costante monitoraggio neurologico.

Il 13 giugno Claudio viene però trasferito al Centro Clinico di Regina Coeli dove è universalmente noto che non viene effettuata la fisioterapia. Il 7 luglio, viste le sue condizioni e le reiterate segnalazioni dei medici di Regina Coeli, il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, dispone l’assegnazione dell’uomo nel carcere di Velletri, ma tale trasferimento è avvenuto solo il 20 settembre, dopo il pressante intervento del Garante. Arrivato a Velletri, Claudio ha trovato un’altra sorpresa: i medici del carcere hanno deciso di non accettarlo, non ritenendo gestibili le sue problematiche cliniche e l’uomo è stato quindi rispedito in ambulanza a Regina Coeli.
“La sostanza di questa odissea – argomenta Marroni – è che a 5 mesi dalla caduta, Claudio non ha ancora beneficiato della fisioterapia con gravi rischi per la sua integrità fisica”.

Secondo i medici, infatti, ogni giorno che passa allontana sempre di più la possibilità per Claudio di recuperare il normale uso degli arti.

Proprio in queste ore – dice – ho inviato un telegramma al Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria: quest’uomo deve essere curato al più presto”. Secondo Marroni “questa vicenda dimostra che i problemi del carcere non sono legati solo al sovraffollamento, ma che errori, eccessi di burocrazia, leggerezze e mancanze di comunicazione possono creare danni ancor più gravi”.

 

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