Medio Occidente

L’artista libanese Mazen Kerbaj a Napoli una mostra di disegni, opere grafiche e dipinti

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/03/io.jpg[/author_image] [author_info]di Alessandro Di Rienzo. Concepito a Roma in un incontro occasionale il 21 aprile del 1978 è nato a Napoli il penultimo giorno dello stesso anno in quanto la madre aveva letto un noto libro di Oriana Fallaci. Questo lo ha appreso nel novembre del 2002 mentre contestava proprio la Fallaci a Firenze in occasione dell’Europa Social Forum. Da allora ha sviluppato una irrimediabile attrazione verso le contraddizioni. Caratteristica questa che lo ha portato, con penna o telecamera, a interessarsi di Medio Oriente e vertenze sindacali.[/author_info] [/author]

3 ottobre 2014 – “È artista soprattutto perché è una monade in grado di dialogare con chiunque, di smontare in un solo istante tutte le barriere (non)culturali che stratificano la distanza tra le persone”. E in effetti Mazen Kerbaj lo abbiamo trovato alle sei del mattino nel centro storico di Napoli a parlare di divisioni confessionali (in Libano) e sociali (a Napoli) con un ex scippatore dei Quartieri Spagnoli e un dottorando in sociologia sardo.

La lingua, alle sei del mattino, non ha freni inibitori e mischia italiano, inglese, francese e arabo in un vocabolario con un numero sufficiente di parole per produrre un discorso complicato che tutti posseggono. “È artista perché il suo tratto rappresenta la (non) autorità morale istintivamente capace di dare assoluta legittimità all’identità mediterranea”, spiega Francesco Siviero, tra gli organizzatori di Medio Occidente – Mazen Kerbaj in Naples, “un periodo di permanenza e produzione dell’artista libanese a Napoli che prevede una mostra di disegni, opere grafiche e dipinti, che inaugura il 3 ottobre alle 19:30 presso l’ex ristorante della Mostra d’Oltremare, incontri con le scuole e una performance musicale a fine mese”.

L’iniziativa è all’interno del Forum Universale delle Culture. “Con Mazen il pensiero meridiano sembra un discorso obsoleto, superato dall’istintività mediterranea del suo tratto”, continua Siviero, prima di essere schernito da Kerbaj: «Mediterraneo… Mediterraneo… universale! In ogni angolo del mondo c’è esigenza di comunicare e scoprire affinità. È la sopravvivenza. Grazie poi che nel Mediterraneo siamo pressoché identici”.

 

mazenpavimento

 

 

Medio Occidente vuole essere la reciproca conoscenza tra un artista e la città che lo ospita. Il nome dell’iniziativa pone Napoli in una posizione geopolitica di non usuali sfumature. Raccontava lo scrittore Rachid Al-Daif, in Caro Kawabata, dell’assurdità della parola mediorentale, considerato che un napoletano ha decisamente troppe cose in comune con un beirutino rispetto a un giapponese o a un tedesco.

E capovolgendo la prospettiva, spostando il baricentro della mappa, pensiamo Napoli come medioccidentale. Mazen ci tiene a non pompare troppo la retorica del comune mare, “in ogni posto io sto bene”, e lo si capisce sentendolo parlare in un ibrido tra italiano e napoletano. “È chi controlla il petrolio che vi separa in confessioni religiose”, spiega Mimmo dei Quartieri Spagnoli, il quale abita sopra ‘la sposa’, storica ‘base’ che vende la peggiore marijuana di Napoli, chimicamente trattata con sostanze cancerogene.

 

 

 

C’è piacevole disincanto nell’appurare che Mazen è essenzialmente libanese, prima ancora che confessionalmente definito. “Mi ritengo in assoluto un ateo militante, e anche un artista assolutamente disimpegnato”, spiega. Parafrasando Massimo d’Azeglio, il Libano esiste da molto tempo, periferia di numerosi imperi e di potenze coloniali o regionali, più difficile fare il libanese, “ma il fumo non arriva più qui dagli anni Ottanta… da quando hanno preso a coltivarlo e produrlo i cristiani ha preso altre vie… peccato”.

Il discorso è duro a morire. Sposo interconfessionale, le due gemelle generate, “sono principesse, o mostri, dipende da come le guardi”, sono definibili solo in quanto libanesi. E anche i volti disegnati da Mazen sono regali e mostruosi allo stesso tempo, nella piacevole schizofrenia di un’anima occidentale che parla con la medesima anima orientale, trovando territorio ideale nel medio”.

Mazen Kerbaj a Napoli sembra stare bene, il lieve rammarico è che sta bene ovunque. Sono le undici del mattino e Mazen al congedo delle sei non è andato a nanna, sulla posta ci arriva la foto dell’opera disegnata durante la notte. “Spacca! Ma speriamo che il direttore dell’albergo non si lamenti troppo dei colori sul pavimento”, si preoccupano gli organizzatori. Mazen non lo tieni, disegnare è una esigenza da espletare improvvisamente e non programmabile. È il tratto mediterraneo questo.

 

 

 

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