Il nostro gruppo ha un appartamento

Alla scoperta della Beirut queer con le protagoniste di “Che ti sia lieve la terra”

[author] [author_image timthumb=’on’]https://www.qcodemag.it/wp-content/uploads/2014/12/camilla.jpg[/author_image] [author_info]di Camilla de Concini Ho appena pubblicato il mio primo romanzo: “Che ti sia lieve la terra”, nato in Libano nel 2010 mentre lavoravo come cooperante nei campi palestinesi e scrivevo per la rivista on line Bekhsoos- arab queer magazine.Cresciuto durante un lungo viaggio in macchina che da Bologna mi ha portato a Beirut attraverso, i Balcani, la Turchia e la Siria, questa storia ha preso forma al mio rientro a Bologna con la collaborazione dell’editor Chiara Piovan.[/author_info] [/author]

Dal romanzo “Che ti sia lieve la terra” (2014) 
(leggi qui la presentazione pubblicata nei giorni scorsi e qui il primo e il secondo capitolo già pubblicati)

 

21 dicembre 2014

Il giorno dopo si diresse verso il bar Younis e lì trovò Nejmeh, una ragazza minuta, sui venticinque anni, dall’aspetto curato e sobrio; non aveva niente della camionista che aveva immaginato. La ragazza si presentò e le spiegò il senso di quel incontro:

– In Libano l’omosessualità è tutt’ora illegale, quindi vogliamo fare due chiacchiere con chiunque ci contatti prima che incontri il gruppo. Molte delle ragazze e delle donne che vengono da noi non hanno fatto coming out o lo hanno fatto solo parzialmente, è quindi molto importante mantenere la massima riservatezza.
– Sì, sì, ho letto le regole del gruppo sul sito – disse Nur per rassicurarla.

– Bene, il nostro gruppo ha un appartamento, Beit, dove ci incontriamo. Molte donne non hanno case proprie, come sai qui è difficile lasciare la casa dei genitori se non ci si sposa. Beit quindi è per molte l’unico spazio disponibile lontano da occhi giudicanti e indiscreti. – Nur ascoltava attentamente.

– L’indirizzo di Beit deve restare segreto, come l’esistenza stessa di Beit deve restare ignota a chi non è parte del gruppo.

Le sembrava tutto molto complicato.
– Cerchiamo quindi di evitare schiamazzi entrando e uscendo dal palazzo e di non fare certi tipi di discorsi, udibili dai vicini, quando siamo in terrazzo. Non vogliamo in nessun modo che Beit sia riconosciuta come appartamento dove si fanno attività legate alla comunità queer perché altrimenti potremmo divenire facilmente preda di attacchi omofobi.
– Non dev’essere facile per voi qui – si lascio sfuggire pensierosa.

 

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Nejmeh le fece una serie di domande, per capire chi fosse. Nur tentava di rispondere con disinvoltura, ma non era a proprio agio. Continuava a ripetersi: «Questa ragazza è lesbica» e questo pensiero le rendeva difficile concentrarsi sul discorso. Tentava di non guardarla troppo insistentemente, ma senza volerlo i suoi occhi la esaminavano continuamente. Notò subito, che al contrario del 99% delle donne libanesi, non portava lo smalto e istintivamente nascose le proprie unghie laccate nel palmo della mano.

Poi le guardò i piedi «niente scarpe coi tacchi» e i capelli «niente messa in piega, niente colore».
«Merda! Perché sto pensando a tutto questo?» e cercò di riprendere il filo:
– … Ho tre figli e ora vive con noi anche Olivia, la figlia di mia sorella che è morta un anno fa.

In presenza di quella giovane donna, Nur si sentiva in soggezione, temeva di essere giudicata. Si risistemò i capelli cercando di capire che idea potesse essersi fatta Najme di lei, ma la ragazza semplicemente aveva l’aria serena di una che sta svolgendo il proprio lavoro.

Nur si accorse che stava fissando il ciondolo che aveva al collo, due specchi di venere intrecciati che si insinuavano nell’incavo di un seno ben fatto e abbondante. Arrossì e distolse lo sguardo.

«Ma che sto facendo? Che mi succede?» Nur non si capacitava del proprio stato mentale, era abituata ad avere la situazione sotto controllo, ma in quel momento si sentiva una ragazzina insicura e nervosa, come una scolaretta durante un’interrogazione. Nejmeh le sorrise senza dare cenno di aver notato il suo turbamento.

 

Per gentile concessione dell’autrice, Q Code Magazine ha ospitato tre brani tratti dal romanzo di Camilla de Concini “Che ti sia lieve la terra”. Ringraziamo l’autrice e le persone che hanno collaborato con lei al romanzo.

 

 

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