Festival Italia – Gaza 2

Arte , sport e media: parkour, graffiti, media e comunicazione, animazione per bambini, workshops per sei giorni a Gaza

testo di Cristina Mastrandrea, foto di Valerio Nicolosi, video di MilanoInMovimento, da Gaza

30 dicembre 2014 – Il gruppo di ragazzi italiani è entrato a Gaza passando dal valico di Erez dopo numerosi controlli, soprattutto in partenza dall’Italia, dove alcuni sono stati interrogati per circa due ore dalle autorità israeliane e perquisiti, anche sotto i vestiti. L’attrezzatura fotografica e tutto il materiale elettrico è stato controllato e imbarcato in stiva dentro a box di cartone, nonostante avessero una lettera della ONG che attestava la loro attività formativa all’interno del Festival.

Dopo una notte a Gerusalemme, in un ostello vicino alla Porta di Damasco, la mattina siamo riusciti finalmente ad entrare a Gaza. Il passaggio da Erez è stato relativamente veloce e senza problemi.

 Entrare a Gaza significa oltrepassare il muro che la separa dal resto del mondo e percorrere un circa 1 chilometro circa di corridoio completamente chiuso da inferriate. Dopo aver ricevuto il visto d’ingresso di Hamas, ad attenderci all’Hotel, situato a nord della striscia, una cerimonia di benvenuto alla quale hanno partecipato diverse associazioni coinvolte nel Festival, i gruppi del Parkour di Gaza, operatori dei media locali e rappresentanti delle istituzioni.

 

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Si è svolta così la conferenza stampa di presentazione del Festival, introdotta da una poetessa gazawa, alla quale hanno partecipato. Jamal Naji Elkoudary, rappresentante della commissione contro l’assedio, Meri Calvelli, dell’Associzione ACS e direttrice del centro culturale italiano Vittorio Arrigoni e organizzatrice del Festival di Scambio.

“Vi ringraziamo per essere qui e siamo contenti che una rappresentanza dell’Italia sia qui con noi, perché molti sono gli italiani che sono stati sempre accanto a noi e al popolo palestinese. Siete benvenuti a Gaza a fare questo scambio, per noi molto importante, e speriamo sia solo l’inizio di altre attività future.

Siete venuti a Gaza per dare dignità al popolo palestinese. Vi ringraziamo tutti quanti e siete i benvenuti” l’intervento di Jamal Naji Elkoudary. “Noi ringraziamo loro, tutto il popolo palestinese e il popolo di Gaza” – interviene Meri Calvelli – “Dobbiamo ringraziarli per la loro forza di volontà e di resistenza dentro a questo Paese.

 

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Quello che noi possiamo fare sono piccole cose ma lo facciamo sicuramente con tutto il cuore e la volontà e di dare uno spiraglio di voce, riuscendo ad entrare qui dentro, l’apertura almeno di una parte della porta, così come han fatto decine di delegazioni entrando nella striscia di Gaza. L’importanza di mettere in comunicazione questo popolo e il nostro popolo per noi è fondamentale, per questo la scelta di questo tipo di progetto tra i nostri giovani e i giovani italiani.”

 

 

Il Festival sarà un momento di scambio culturale e sportivo, un momento di felicità e di festa per tutti ma anche di denuncia.
“I nostri occhi riporteranno un momento di festa ma anche di denuncia, i nostri occhi e le nostre voci riporteranno quello che voi volete dire e quello che voi state vivendo”.

Oggi ha avuto inizio il Festival a tutti gli effetti, hanno preso il via i workshops di arte e graffiti, parkour, media e comunicazione e animazione per bambini. Il workshop di arte si è svolto a Khan Younis, nel campo profughi al sud della striscia di Gaza, a pochi chilometri da Rafah.

 

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Ad ospitare il gruppo è stata l’Università di al-Aqsa, precisamente il dipartimento dedicato all’arte. Circa cento studenti hanno partecipato alla prima fase del laboratorio che si articola nella costruzione di opere artistiche con materiale di riciclo e writing, che prevede l’individuazione di alcuni temi per la realizzazione dei tre murales di chiusura del workshop.

Il gruppo di animazione invece ha aperto la giornata al centro POD (Palestinian Organization for Development ) situato a Dayr al- Balah nel sud della striscia di Gaza. L’incontro è iniziato con il ringraziamento pubblico del sindaco a tutti i partecipanti al workshop, formatori, insegnanti con i quali il gruppo collaborerà nei prossimi giorni insieme ai bambini.

La giornata è stata dedicata allo scambio di tecniche, riflessioni e competenze rispetto al lavoro da svolgere con i bambini nella Striscia. Tematiche legate ai traumi causati dalla guerra che hanno segnato i bambini, la volontà di alleviare le loro sofferenze attraverso momenti ricreativi, l’utilizzo di tecniche teatrali e circensi ma anche il canto e il disegno e quindi l’espressione artistica declinata in vari modi.

 

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I lavori insieme ai bambini inizieranno domani, in due zone diverse di Gaza dove operatori palestinesi e italiani collaboreranno insieme. A Dayr al-Balah si terranno i workshop di teatro e canto mentre a Shajayya ci saranno workshop di arti circensi e grafiche.
Il gruppo del Parkour ha dedicato la mattinata a conoscere i ragazzi e gestire la e a po’ di tempo per fare una chiacchierata sulla teoria del parkour e sulla disciplina dell’allenamento”. Oggi sono state poste le basi per gli allenamenti dei prossimi giorni.

Il workshop di fotografia e video, si è svolto all’Università di al-Aqsa nel centro di Gaza City. Dopo le presentazioni di rito, abbiamo cercato di capire quali fossero le aspettative rispetto al workshop ed è emerso un desiderio enorme di capire come strutturare i loro racconti, come veicolarli. Capire il nostro punti di vista e cosa può interessare al mondo fuori da Gaza.

Ci siamo soffermati sull’approccio e non sulla tecnica fotografica, facendo capire l’importanza di sviluppare un’idea e non soltanto uscire per strada e fotografare nell’emergenza. Proprio su questo c’è stata una lunga discussione di confronto perché questo tipo di approccio non è molto comune tra i fotografi gazawi.
Gli studenti e le studentesse hanno proposto una serie di idee e di storie di resistenza e di riscatto di una vita sotto assedio, dalle quali partiremo nei prossimi giorni con l’obiettivo di realizzare 3 reportage collettivi.

Gaza nel frattempo appare tranquilla. La notte la maggior parte della città è al buio, le brigate di Hamas, incappucciati e armati, fanno le ronde e le esercitazioni notturne nei quartieri. Dal nostro albergo, che si affaccia sul mare, si sentono gli spari delle motovedette israeliane contro i pescatori. Tutto nella normalità.

 

 

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