Un golpe fallito e un presidente pericoloso

In Gambia un gruppo di soldati attaccano il palazzo presidenziale durante l’assenza del capo di Stato, Yahya Jammeh. L’allarme rientra dopo poche ore

[author] [author_image timthumb=’on’]http://www.buongiornoafrica.it/wp-content/uploads/2012/06/raffa01.jpg[/author_image] [author_info]di Raffaele Masto. @RAFFAELEMASTO. Faccio il giornalista e lavoro nella redazione esteri di Radio Popolare. Nei miei oltre venti anni di carriera ho fatto essenzialmente l’inviato. In Medio Oriente, in America Latina ma soprattutto in Africa, continente nel quale viaggio in continuazione e sul quale ho scritto diversi libri dei quali riferisco in altri spazi del blog www.buongiornoafrica.it. Insomma, l’Africa e gli africani, in questi venti anni, mi hanno dato da vivere: mi sono pagato un mutuo, le vacanze e tutto ciò che serve per una vita di tutto rispetto in un paese come l’Italia.[/author_info] [/author]

2 gennaio 2015 – Forse un colpo di stato, quasi sicuramente respinto. È ciò che sarebbe accaduto in queste ore in Gambia mentre il presidente Yahya Jammeh era in visita all’estero. Su ciò che è accaduto oggi a Banjul, la capitale, si sa pochissimo. Pare che un gruppo di soldati non meglio identificati abbiano attaccato il palazzo presidenziale e che diverse agenzie di stampa, alcune ore dopo, hanno dato l’attacco per respinto.

Le strade della capitale gambiana sarebbero rimaste a lungo deserte e presidiate solo da polizia ed esercito che avrebbero riportato la situazione sotto controllo. Non è ancora chiaro se ci siano vittime: le stesse fonti hanno riferito di prolungati scambi di colpi di arma da fuoco.

President-Yahya-Jammeh-A-dictator-in-disguise

Yahya Jammeh

L’attacco sarebbe stato lanciato alle 03:00, ora locale, ma non è noto quanti uomini vi siano stati implicati. La radio nazionale avrebbe interrotto per alcune ore le trasmissioni per riprendere la sua programmazione ordinaria attorno alle 11:00. Il colpo di stato (se di questo si è trattato) dunque sarebbe fallito. Peccato, verrebbe da dire. Per il Gambia (e per la sua popolazione) sarebbe stato difficile, infatti, finire peggio.

Il Gambia è un piccolo paese dell’Africa occidentale, incuneato nel territorio del Senegal. È governato dal presidente Yahya Jammeh, che ha assunto il potere grazie a un colpo di Stato nel 1994. Una delle voci più importanti dell’economia è l’esportazione di arachidi.

Un’agenzia specializzata dell’Onu, però, ha di recente sottolineato il peso crescente del narcotraffico che, con la compiacenza delle autorità locali che realizzano enormi guadagni personali, ha fatto diventare questo piccolo paese una delle principali stazioni di passaggio delle droghe latinoamericane in viaggio per l’Europa. Il Gambia ha un presidente surreale, anzi pericoloso. In un discorso pubblico alla televisione di stato ha minacciato direttamente qualunque tipo di opposizione cin queste parole: “Se voi credete di poter collaborare con i sedicenti difensori dei diritti e di uscirne fuori senza intoppi, state completamente sognando. Io vi ucciderò e non sarete arrivati a nulla. Non tollereremo che della gente si atteggi a difensore dei diritti umani a detrimento del nostro Paese. Se siete legati ad un gruppo di difesa dei diritti umani, quale che sia, siate sicuri che la vostra sicurezza personale non sarà garantita dal governo. Siamo pronti ad uccidere i sabotatori”. Insomma tra il pericoloso presidente e il narcotraffico il Gambia risulta essere uno stato mafioso a tutti gli effetti.



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