The Imitation Game

The Imitation Game, di Morten Tyldum, con Benedict Cumberbatch, Matthew Goode, Mark Strong, Keira Knightley, Allen Leech e Charles Dance. Nelle sale

Di Irene Merli

A volte fa bene vedere un film tradizionale, senza alcun guizzo autoriale, che racconta una storia forte e agghiacciante in maniera magistrale. E fa bene anche anche al talento del protagonista, come è qui Cumberbatch: aumenta l’impatto della sua recitazione così piena di sfumature da saper scalfire il più’ freddo degli spettatori.

Siamo ai livelli di Colin Firfh ne Il discorso del re, se qualcuno la ricorda, il che ci fa molto pensare sul livello di professionalità degli attori inglesi che vengono quasi sempre dal palcoscenico e spesso lo alternano ai film. Ma veniamo alla storia, che davvero merita e fa gridare d’ingiustizia.

Manchester, primi anni Cinquanta. Alan Turing, eccezionale matematico ed esperto di crittografia, subisce un furto in casa e quando arrivano i poliziotti si dimostra stranamente disinteressato ad avere giustizia, per non dire scostante. Il suo comportamento insospettisce i detectives, che iniziano a scavare sul suo presente e soprattutto sul suo passato. Subodorano qualcosa di grosso dietro lo strano e solitario scienziato. E qualcosa c’è: solo che è così enorme che non ne è restata traccia.

Mentre quello che scoprono in fretta è che il professore è omosessuale, condizione al tempo passibile di carcere nella civilissima Gran Bretagna. Inizia così un dialogo tra Turing e un poliziotto, in commissariato. Si torna indietro nel tempo e il film diventa un thriller storico.

Durante la Seconda Guerra mondiale, Turing e un gruppo di brillanti enigmisti ed esperti di scacchi avevano infatti lavorato per la Marina con il segretissimo compito di decrittare il celebre codice Enigma, ideato dai nazisti per trasmettere ogni ordine militare. Il gruppo era costretto a lavorare sotto copertura e alla fine dovrà bruciare tutte le carte usate: della loro storia si inizierà a parlare solo dal 1974.

 

Eppure la loro fu una incredibile lotta contro il tempo e le probabilità: l’Inghilterra era alla fame, la peste nazista invadeva l’Europa e i loro sottomarini abbattevano le navi inglesi militari e quelle civili che portavano i rifornimenti inviati dagli Usa. Non riuscire a decrittare Enigma significata continuare a veder inghiottire migliaia e migliaia di vittime in fondo al mare tra Francia e Inghilterra.

Leader del gruppo, anche se non dall’inizio, è proprio Turing, giovanissimo genio della matematica, ma al limite dell’autismo sociale. Sarà lui, gia’ padre della cibernetica ai tempi della ricerca a Oxford, a inventare, contro tutto e tutti, la macchina che alla fine decifrerà Enigma e abbrevierà la guerra di circa due anni. Ma Turing non diventerà un’ eroe nazionale, come ci si aspetterebbe.

Diverso ed eccentrico fin da bambino (aveva studiato crittografia perché non capiva i “normali” codici di comunicazione né riusciva a usarli), era quanto di meno omologabile con il rispetto della tradizione e la cieca obbedienza alla cosiddetta “normalità’ della società inglese ai tempi. Proprio questa paurosa ristrettezza di vedute farà si che i detectives, scoperta la sua omosessualità, lo debbano denunciare e nessuno dei potenti per cui aveva lavorato alzerà un dito per salvarlo.

Al carcere Turing, ormai travolto dallo scandalo, preferirà la castrazione chimica, quella che oggi alcuni Stati propongono ai pedofili che vogliono combattere i loro impulsi.

Il carcere avrebbe significato perdere tutto, lavoro, cattedra, possibilità di espatrio, ma soprattutto avrebbe separato Turing dalla sua amata macchina. Lo riveliamo perché è storia nota. Al secondo anno di “terapia”, Turing mise fine al suo martirio con una mela al cianuro: aveva solo 41 anni. La clemenza postuma di Her Majesty arriverà. Ma nel 2013. E dopo petizioni internazionali di scienziati e matematici.

Quando si esce da The Imitation Game, però, oltre al senso di atroce ingiustizia, quello che resta impresso è la recitazione totale di un giovane, ottimo attore alla sua migliore performance, un interprete che ci restituisce La visionarieta e la sofferenza di un povero genio in cui queste due condizioni andavano tragicamente di pari passo. Uno spettacolo raro. E molto emozionante.

 

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