#Italy4Palestine: oggi (?) il voto italiano

Aggiornamento: a poche ore dal voto in Parlamento per il Riconoscimento dello Stato di Palestina, la decisione è stata rinviata. Pubblichiamo comunque, e nella sua versione originale, l’articolo di Q CODE MAG sulle mozioni e le posizioni dei partiti.

Rinviato lo scorso 23 gennaio, per eleggere il Presidente della Repubblica,  anche il voto previsto per il 19 febbraio è stato rimandato. Ecco di cosa avrebbe discusso il Parlamento

Ora che il nuovo Presidente è stato eletto, i parlamentari italiani dovranno scegliere. Scegliere se schierarsi con i colleghi di molti parlamenti europei –  che già hanno votato mozioni per spingere i rispettivi governi al riconoscimento dello Stato Palestinese – o se mantenere quello status quo che, da decenni, non ha fatto altro che favorire un’escalation di ingiustizia e tensione.

Oggi, 19 febbraio, il Parlamento Italiano voterà le 3 mozioni a favore del riconoscimento (di Sel, M5S e Gruppo Misto – Psi e Pli), più una quarta mozione della Lega che si dimostra, al contrario, scettica verso un simile passo.

Lo scorso 16 gennaio le mozioni sono state presentate in Parlamento, a partire da quella di Erasmo Palazzotto, di Sel, che ha puntato sulla responsabilità internazionale nei confronti della questione israelo-palestinese

«Riconoscere oggi lo Stato di Palestina penso sia un modo per riportare la risoluzione di questo conflitto nell’alveo del diritto internazionale: in questo momento il conflitto non è tra due Stati, è tra uno Stato sovrano, con un esercito e, dall’altra parte, un’autorità nazionale che non ha l’uso legittimo della forza, che non possiede un esercito e un popolo che subisce ogni giorno le mortificazioni legate a quelle che Israele definisce misure di sicurezza, ma che in realtà connotano una vera e propria occupazione».

 La seconda, di Gianluca Rizzo del Movimento 5 Stelle, ha insistito sul ruolo dell’Italia e sulla violazione del diritto internazionale

«L’Italia è stata per anni all’avanguardia delle relazioni con il mondo arabo guadagnando sul campo il rispetto reciproco di quei popoli. Negli ultimi anni, purtroppo, questa vocazione ad essere portatori di pace nel Mediterraneo si è andata via via assottigliando, specialmente da parte della politica che ha preferito schierarsi ideologicamente dalla parte del Governo israeliano invece di chiedere con la necessaria fermezza il rispetto degli accordi sottoscritti e del diritto internazionale».

E, infine la terza, di Pia Locatelli, prima firmataria di una mozione presentata da Gruppo misto, Psi e Pli che ha ribadito l’assoluta necessità di non subordinare il riconoscimento alla ripresa dei negoziati

 «La ripresa dei negoziati non è nelle sole mani del Presidente Abbas, e quindi porre tale condizione è quasi paradossale. Riconoscere una pari dignità tra le due parti negoziali è, a nostro avviso, precondizione oggi alla ripartenza del negoziato, perché sostiene il potere legale del Governo palestinese legittimo e contribuisce a spingere entrambe le parti verso la strada del negoziato».

 

Legare il riconoscimento alla ripresa dei negoziati – invece di ritenerlo la base stessa su cui costruire negoziati futuri – sembra essere invece la posizione del PD, che sulla questione non si è però ancora espresso con una voce univoca.

 

Profondamente contrari, invece, sono Lega (che ha presentato una quarta mozione scettica nel reputare il riconoscimento una soluzione per l’area); NCD e FI, che attraverso Daniele Capezzone ha ribadito come  «Israele e gli ebrei non sono solo Israele e gli ebrei: sono il simbolo stesso del nostro Occidente».

 

Il Parlamento è profondamente spaccato, e non è facile in questo quadro prevedere l’esito del voto. La speranza, tuttavia, è quella di vedere l’Italia seguire il cammino della Svezia, primo Grande Paese UE ad aver riconosciuto lo stato di Palestina dall’interno dell’Unione. Un cammino di diritto e giustizia che qualcuno, in Europa, sta avendo il coraggio di fare.

 

 



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