Immigrati, la Grecia svuota i CIE

tratto da Redattore sociale

La decisione del governo di Atene, anticipata negli scorsi giorni e arrivata nella serata del 17 febbraio, è di chiudere immediatamente uno dei principali Cie del paese e di rilasciare tutte le persone vulnerabili, i richiedenti asilo, i minori non accompagnati

La Grecia annuncia l’immediata chiusura del suo principale centro di identificazione ed espulsione per immigrati, il famigerato Amygdaleza, in cui – secondo i media ellenici – negli ultimi giorni i poliziotti si sarebbero organizzati in veri e propri squadroni del terrore per picchiare e torturare gli immigrati.

A confermarlo, sono stati i ministri dell’Immigrazione e della Protezione dei cittadini del nuovo governo di Alexis Tsipras.

Con un comunicato stampa diffuso nella serata di ieri, i due ministri hanno anche annunciato altre misure che portano a un radicale cambiamento della politica ellenica verso gli immigrati, facendo seguire subito i fatti a quello che era il programma politico di Siriza, illustrato durante la recente campagna elettorale.

I principali provvedimenti messi in atto sono: il rilascio di tutti i minori non accompagnati, le donne incinte, i bambini, gli anziani, i malati, le vittime di tortura, le famiglie, i disabili e tutte le categorie più vulnerabili di persone finora detenute nei Cie; se necessario, il loro immediato trasferimento in ospedali e strutture sanitarie; la liberazione immediata di tutti i richiedenti asilo; l’abolizione della decisione ministeriale, presa dal precedente governo greco nel 2014, che permetteva la detenzione nei centri per un periodo superiore ai 18 mesi, aspetto questo che è contrario alle direttive europee in materia; la conseguente e immediata liberazione di tutti gli immigrati irregolari detenuti nei centri per più di diciotto mesi.

Il governo ellenico si è inoltre impegnato a esaminare la possibilità di misure alternative alla detenzione nei centri di identificazione ed espulsione, quali ad esempio l’obbligo di firma in un commissariato di polizia o l’obbligo di dichiarare la propria residenza.

Le stesse misure alternative si potranno applicare, secondo la nota dell’esecutivo di Atene, anche ai sans papiers che da ora in avanti vivranno nel paese.

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