È un barbatrucco

Dicono che Barbapapà,  nome dello zucchero filato in francese, sia nato un pomeriggio sul tovagliolo di un tavolino in un bistrot di Parigi.
 

Erano gli anni della contestazione studentesca. Lui, Talus Taylor, giovane professore di matematica, era appena arrivato dagli Stati Uniti e non sapeva una parola di francese. Lei invece, Annette Tison, parigina, frequentava la facoltà di architettura. Quella giorno si discuteva al solito di politica e rivoluzione e Taylor per non annoiarsi cominciò a disegnare sulla tovaglia di carta un buffo personaggio tondo con due occhi. “Annette aggiunse alcuni dettagli”, ricorda in un una intervista a Repubblica di alcuni anni fa’, “e così concepimmo Barbapapà. Che però nacque realmente solo l’anno dopo, nel 1969”.

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Il personaggio a noi ormai così familiare ha una sua storia che ci porta fin negli Stati Uniti, dove il disegno era completamente inchiostrato di nero. Un vero e proprio problema politico per la vendita in alcuni democratici Stati, quin sioptò prima sul blu (ma era il colore dell’Ibm) e finalmente si approdò al rosa ritenuto più ‘ambientalista’.

Lo stesso Talus in alcune interviste smentì che la creazione del personaggio fosse avvenuta dietro una precisa volontà dio consegnare ai più piccoli particolari messaggi politici. Tranne che su un punto, forse il più riconoscibile, quello dell’ambientalismo.

 


Barpapapa episodi in Italiano

Barbapapà è, verrebbe da dire, un tubero, o perlomeno nasce così, sottoterra. Da lì in poi, dal primo episodio fino alle infinite serie che sono giunte a raffica in questi quarantacinque anni, le storie si sono moltiplicate, ma tutte hanno in comune alcuni elementi ricorrenti.

Dell’ambientalismo abbiamo detto. Barbapapà e tutta la sua variopinta tribù non è solo a favore della sostenibilità, non solo si adopera per costruire un habitat che abbia la natura al centro, ma è anche un guerriero non feroce, ma intransigente sì, quando c’è da battersi contro la speculazione edilizia. Alcuni elementi di cronaca, anche ahimé luttuosa, come Notre Dame des Landes o lo Zad du Testet vedrebbero il poliforme roseo cartone schierato contro gli anti-sommossa. Ed è inutile negare che farebbe, o avrebbe fatto, comodo averlo davvero al fianco durante gli scontri.

È così che Barbapapà trasmette ai suoi figlioli il senso della lotta contro le ruspe, per esempio, che erano venute a mangiarsi la terra dove abitavano.

Chissà cosa avrebbe combinato a Chiomonte, il nostro eroe. Qualcuno potrà obiettare che se il suo creatore dichiarava in maniera tassativa di non aver voluto costruire un fumetto militante qui si configurerebbe un falso ideologico nel cercare di immaginare i musicali barbapapà a fianco delle lotte di resistenza.

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Ma come accade per ogni personaggio della fantasia, una volta che inizia a vivere di vita propria non appartiene più alla matita di chi lo ha creato. Diventa, proprio perché presenza indiscussa dell’infanzia di più generazioni, reale. Barbapapà esiste. Come esistono le fate, gli elfi, i maghi e le streghe, oltre che gli hobbit me li stavo dimenticando (anche gli Ent).

 Talus vive in quel personaggio, Talus, quindi, è a suo modo immortale.

Non importa il fenomeno di commercializzazione che è stato applicato ai nostri personaggi: chi ci fa affari è qualcuno che abita nelle grandi città piene di smog, o dentro le cabine delle ruspe mangiaterra: piatti, bicchieri, posate, lampade, pupazzi, gonfiabili, fumetti+ Vhs, poi +DVD.

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Il merchandising non può che essere tollerato bonariamente, perché il sistema degli uomini grigi, per fr profitto, non si accorge che sta veicolando una scuola di pensiero che dice con gentilezza e affetto ai piccoli occhi che guardano e leggono: ribellatevi, quando è giusto. Amate la natura, la diversità, la musica e le architetture non convenzionali. E ricordatevi che le trasformazioni nella propria vita sono sempre possibili.

Come? È un barbatrucco!

 



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