L’islam nudo

Le spoglie di una civiltà nel mercato globale

Questo è un tempo complesso, che smarrisce e lascia senza coordinate. Un mondo dove le distanze contano sempre meno, crea allo stesso tempo lontananze di prossimità, più profonde e letali di quelle fisiche. Un mondo che corre così veloce che, troppo spesso, si tenta di spiegarlo ricorrendo a semplificazioni che contribuiscono ad aumentare la confusione.

Uno dei temi che più di altri soffre di questo processo di rappresentazione binaria è il mondo dell’islam. Partendo proprio da questo assioma sbagliato: che esista un unico mondo islamico. Non è vero, ne esistono molteplici, che si intersecano e si distinguono, come tutti i fenomeni umani.

Per l’islam, però, vigono una serie di eccezioni. La più grave di tutte è quella che sul tema tutti sentono o credono di avere un’opinione. A volte basterebbe una semplice ammissione d’ignoranza, nel senso di ignorare, per evitare di lanciarsi in analisi, giudizi, previsioni, pareri. E invece no; complici i media, l’islam è sulla bocca di tutti. Anche quando non c’è nulla da dire.

Lorenzo Declich, dottore di ricerca, ha insegnato Storia dell’Islam nell’Oceano Indiano all’Orientale di Napoli, ha tradotto saggi e romanzi, ha collaborato con diverse testate giornalistiche. Il suo libro L’islam nudo – Le spoglie di una civiltà nel mercato globale, Jouvence editore, è uno strumento di riflessione.

Perché gran parte di quello che riteniamo di aver assimilato sul tema è frutto, ancora oggi, di un orientalismo pervicace, che riguarda chi guarda a certe realtà con gli occhi dello stereotipo, fino ad arrivare a un’autorappresentazione di certe comunità con i parametri dell’altro.

Un libro che racconta un islam che, come tutto il contemporaneo, si confronta con l’ideologia del libero mercato, ormai percepito come unica coordinata del presente e del futuro. Dalla mercificazione del cibo halal, quindi trattato secondo i precetti religiosi islamici, fino alla rappresentazione dell’immaginario cinematografico.

Un mercato di più di un miliardo di persone, che le grandi multinazionali hanno individuato come una nuova frontiera da conquistare. Nuovi consumatori, blanditi dal mercato e massacrati dai media, sospesi come in un limbo, dove si cerca di riportare un mosaico di tradizioni differenti sotto un unico brand. Per confezionare un prodotto e rivenderlo alle stesse vittime di questo processo.

Ecco che il modello che viene venduto come ‘funzionale’ è quello che sposa in toto la logica dell’economia di mercato, quello che finisce per realizzare un’Oriente per turisti, che distrugge la sua storia e le sue città in risposta a un immaginario che non gli appartiene.

Da Dubai alla città santa della Mecca, passando per la certificazione halal di cibi e prodotti di ogni genere, una mercificazione della spiritualità, una commercializzazione della fede, una fidelizzazione di consumatori fissati da uno spettro posticcio di fede. La religione lascia la sfera interiore per entrare in quella di mercato.

Solo che un mercato globale non tollera le differenze. Ed ecco che si deve lavorare a costruire un unico scenario dal Marocco al Pakistan, un unico paniere di ‘desideri’ e di icone. Perché il mercato è troppo veloce, non può fermarsi ai distinguo. Milioni di persone, per secoli, hanno vissuto la loro fede all’interno delle comunità. Oggi il mercato insegue una ‘purezza’ del brand che non è molto differente dalla ‘purezza’ dei fondamentalisti, di tutte le confessioni. E anche i radicali necessitano di un franchising, buono dalla Nigeria all’Afghanistan, ne quale riconoscersi. Come la M di McDonald, Daesh offre un immaginario completo, su come vestirsi e comunicarsi.

Un libro utile, come tutti quelli che stimolano una riflessione e aprono lo spazio del confronto. In un mondo come questo, dove la diversità è una forma di resistenza, dove l’approfondimento è la strategia contro la semplificazione, L’islam nudo è una voce stimolante.



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