In Fabula / Il cavallo e il fiume

Una rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità
«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso
dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».
Tiziano Terzani

Il cavallo e il fiume

Un giovane cavallo viveva in un bosco tagliato a metà da un fiume. Egli non si era mai allontanato dalla mamma e aveva sempre vissuto sotto la sua protezione. Venne il giorno però che la madre gli chiese di portare un sacchetto di grano al mulino, che si trovava dall’altra parte del fiume.

Tutto felice di quella sua prima commissione, sacco in spalla, il puledro s’avviò verso il mulino. Presto giunse al fiume, nel pieno del suo gorgoglio.
Il cavallo si fermò sulla riva e, titubante, si chiese se fosse il caso di attraversarlo. Non sapendo cosa fare, si guardò intorno e vide un vecchio e grande bue che pascolava lì vicino. In cerca di consiglio, lo interrogò:

“Posso attraversare il fiume?”
E il bue rispose:

“Certo che puoi, l’acqua non è profonda, a me arriva appena al ginocchio. E la corrente non è affatto forte, non è riuscita a spostarmi nemmeno di un centimetro. Vai tranquillo e non aver paura!”

Ma proprio mentre il puledro stava per mettere zampa dentro il corso d’acqua, uno scoiattolo urlò disperato:

“Non farlo! È pericolosissimo, rischi di annegare! Ieri un mio amico ha provato a fare la stessa cosa ed è sparito nell’acqua, trascinato via da una corrente imbattibile. Non farlo, ti prego!”

“Dunque il fiume è così profondo e pericoloso?”, chiese il cavallo confuso.
“Assolutamente sì e non ti fidare di chi ti dice il contrario!”, rispose lo scoiattolo.

Il puledro, in preda al panico e non sapendo bene cosa fare, decise di tornare indietro. Giunto a casa dalla mamma, questa gli chiese come mai fosse tornato con tutto il sacco di grano e il cavallino le spiegò:

“Il fiume era troppo profondo e troppo pericoloso per essere attraversato!”
“Ne sei certo?”, gli chiese la madre un po’ perplessa, “l’acqua non mi è mai parsa così profonda”.
“È quello che mi ha detto anche il bue,” le spiegò il figlio, “ma poi lo scoiattolo mi ha messo in guardia, raccontandomi di come un suo amico sia annegato proprio ieri in quelle acque”.

“Dunque? È o non è profonda l’acqua del fiume?”

Il puledro non sapeva cosa rispondere e così guardò la madre senza fiatare.

“Figlio mio, impara a ragionare con la tua testa.

Nella vita, per paura, per sete di potere o per frustrazione le persone ti diranno molte cose, ma tu devi saper scegliere quali ascoltare e quali no. Nulla è più pericoloso di una mente che non ragiona e segue ciecamente quello che gli viene detto. Nulla è più pericoloso di una mente che non guarda alla realtà in maniera critica e curiosa, che non s’interessa, che non esplora, che non si mette in dubbio.

E nulla è più pericoloso di una mente annebbiata dalla paura, perché sarà la prima arma che chiunque utilizzerà per farti pensare ciò che vuole.

Dunque usa sempre la tua testa e non lasciare che le parole altrui ti privino di una vita libera e compassionevole”.

Il puledro, tutto felice e ora più sicuro di sé, ringraziò la madre e si avviò nuovamente verso il mulino, scoprendo che l’acqua del fiume non era né così profonda come aveva affermato lo scoiattolo, né così innocua come aveva affermato il bue.

Antico racconto cinese

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“L’arma più potente nelle mani dell’oppressore è la mente dell’oppresso” – Steven Biko.

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