#70Liberazione: il disegno

Con “Tratti resistenti” gli illustratori del gruppo sketch crawler Bologna hanno disegnato i luoghi della Resistenza a Modena

di Giulia Bondi

“Disegnare è lentezza, e la lentezza in una società iperveloce è un cambiamento di prospettiva, una liberazione”. Spiega così l’illustratice bolognese Sara Menetti la sua passione per lo sketch crawling, l’illustrazione urbana dal vivo, che rievoca la tradizione dei carnet de voyage.
E dal potere evocativo della parola liberazione, unito all’eclettismo di Stefano Ascari, sceneggiatore di fumetti e art director di un’agenzia di comunicazione modenese, è nata l’idea di “Tratti resistenti”.
Una maratona di disegno che ha portato a Modena quattro illustratori del gruppo “Sketch crawler Bologna”, a raccontare con la delicatezza del loro tratto e le sfumature degli acquerelli alcuni luoghi della guerra e della Resistenza in città.

Christian Cornia, Piazza Torre

Christian Cornia, Piazza Torre

Nei disegni di Christian Cornia rivive Angelo Fortunato Formiggini, ricordato a Modena nel “tvajol” (in italiano tovagliolo): il punto dove cadde il corpo dell’editore di origine ebraica, che all’indomani delle leggi razziali si suicidò per protesta gettandosi dalla Torre Ghirlandina, simbolo della città.

Vincenzo Bizzarri, la Ghirlandina

Vincenzo Bizzarri, la Ghirlandina

Il volto di don Elio Monari, salvatore di molti ebrei, fucilato a Firenze il 23 luglio 1944, sorride accanto alla facciata della chiesa di San Biagio, sua parrocchia e sede operativa della rete clandestina con la quale operava.

Christian Cornia, San Biagio

Christian Cornia, San Biagio

Dalle finestre del Palazzo Ducale, oggi Accademia Militare e dal 9 settembre 1943 sede della Platzkommandantur, scende la bandiera con la svastica degli occupanti nazisti, nell’illustrazione in bianco e nero di Dario Grillotti.

Dario Grillotti, Palazzo Ducale

Dario Grillotti, Palazzo Ducale

Sempre bianco e nero per una serie di volti, uomini e donne, qualcuno con la camicia bianca della festa, sguardi timidi da contadine imbellettate per l’obiettivo, sguardi fieri e pipa tra i denti per sembrare più spregiudicati: è ancora il tratto di Dario Grillotti a riprodurre alcuni dei caduti le cui fotografie compongono il sacrario al lato della Ghirlandina.

Dario Grillotti, il Sacrario della Ghirlandina

Dario Grillotti, il Sacrario della Ghirlandina

Un monumento nato “dal basso”, spontaneamente, come rivela e ricorda l’illustrazione di Sara Menetti: prima nastri e bastoni appoggiati alla parete, semplici supporti per le foto dei dispersi portate dai familiari per scoprire se qualcuno aveva notizie.

E poi, negli anni, divenuto monumento, con le decine di volti accompagnate dalla motivazione della medaglia d’oro della Resistenza data alla città: le parole demodé come alcune delle acconciature, “il sangue generoso” e “la tracotanza nemica”, a incorniciare il sacrificio di uomini, donne, ragazze e ragazzi.

Sara Menetti, Il Sacrario della Ghirlandina

Sara Menetti, Il Sacrario della Ghirlandina

Si è mosso a cavallo tra passato e presente anche Vincenzo Bizzarri, che della Sinagoga ha notato, e riprodotto, anche la camionetta militare e le transenne, immagine dell’oggi ma evocativa anche per ieri. I disegnatori hanno notato i pilastrini del mercato alimentare, inaugurato nel 1931, con ancora sopra il fascio littorio.

Vincenzo Bizzarri disegna la Sinagoga

Vincenzo Bizzarri disegna la Sinagoga

Hanno ritratto quello che vedevano, ma anche la memoria dei luoghi, aiutandosi con l’applicazione “Resistenza Mappe Modena”, una serie di percorsi per tablet e smartphone dedicati alla Resistenza e alla guerra e curati dall’Istituto storico di Modena nell’ambito di un progetto regionale.

Christian Cornia, Mercato Albinelli

Christian Cornia, Mercato Albinelli

“È la prima volta che facciamo un percorso specificamente dedicato alla storia contemporanea”, spiega Dario Grillotti, toscano d’origine ma bolognese d’adozione. Armati di taccuini di varie misure e fogge e di piccolissimi astucci traboccanti pennarelli, matite e acquerelli, gli urban sketcher definiscono il proprio lavoro “local drawing” o “ritratto urbano”, e hanno riassunto la propria filosofia in una sorta di manifesto informale.

Sara Menetti al lavoro davanti alla Sinagoga

Sara Menetti al lavoro davanti alla Sinagoga

Le regole del manifesto, che cominciano da “Disegniamo sul posto, all’aperto o al chiuso, catturando ciò che cogliamo attraverso l’osservazione diretta”, si concludono con “Mostriamo il mondo, un disegno alla volta”. E, mutatis mutandis, non sarebbe dispiaciuta ai resistenti di 70 anni fa neanche la regola numero 6: “Ci sosteniamo a vicenda e disegniamo insieme”.