Dissolvenza in nero

di Angelo Miotto e Christian Elia

E poi c’era il compleanno della Banda degli Ottoni a Scoppio, e le altre bande che sono venute per festeggiare questa bella storia di musica e impegno popolare. E c’erano i clown contro la guerra, e c’erano i movimenti dei territori, i vegani. Le famiglie, uomini e donne, con i cani.

Loro non li racconterà nessuno, non li raccontano mai. Queste persone non devono scusarsi di nulla, anzi, sono le vittime. Persone, precari, lavoratori, come magari tante di quelle che si son trovati le auto bruciate.

Di fronte a questo bisogna essere chiari: la distruzione delle cose e l’utilizzo di armi improprie, fra mazze, razzi, bottiglie molotov, attaccare vetrine, banche e incendiare macchine sono pratiche conosciamo da tempo e che il circo mediatico ha analizzato con più o meno fortuna già quattordici anni fa a Genova e prima ancora nelle manifestazioni internazionali e poi nelle altre manifestazioni, dalla Germania, alla Francia, alla Grecia.

Ma non si può ogni volta trovarsi a dover spiegare che ‘sono delle mele marce’ di un movimento. Non fanno parte del Movimento, sono un blocco autoriferito che impone con la violenza la sua presenza e non spetta ai manifestanti rispondere per loro.

I loro atti sono premeditati, le loro responsabilità personali e devono rispondere per quello che fanno, con nomi e cognomi, perché loro lo hanno scelto e bisogna finirla con il ricatto della paura, con i copioni della violenza, che schiacciano le ragioni di chi è in piazza per manifestare il proprio pensiero.

Il percorso che passa nelle vie centrali della città e che si è infiammato per poi scomparire in una nuvola nera, fumogeni, rumori di vetri e petardi, è un piatto ricco per chi organizza da mesi il riot milanese. E l’ordine pubblico, allora, come è stato preparato fra informative e report di intelligence per evitare quel che è successo?

Diciamo la verità: tutti oggi sapevano cosa sarebbe accaduto. Si sapeva anche dove sarebbe accaduto.

Il perché chiedetelo a chi è colpevole di devastazione, non a chi ha tutto il diritto di manifestare la sua alterità da un mondo che sempre più viene raccontato come unico e necessario. Perché non basteranno tutti i vandali del mondo a giustificare l’appiattimento istituzionale e politico su un modello di società che genera, ogni giorno, maggiori disuguaglianze.

 

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