Un’altra energia per la vita

Le parole che avrebbero dovuto far parte
del lessico di Expo 2015. E che, invece, saranno i temi
al centro di Expo dei popoli

di Maso Notarianni

TERRA

Land grabbing, ovvero l’acquisto o l’affitto di grandi estensioni agricole a prezzi modici da parte di imprese transnazionali, governi stranieri e fondi di investimento. Un fenomeno che nel Sud del mondo si stimava, nel 2011, riguardasse 80 milioni di ettari: una superficie equivalente a quella di Germania, Svizzera, Austria e Italia messe insieme. Ma Oxfam, in un rapporto, avvisava che la crescita di questo tipo di accaparramento di terre e risorse cresce, da quando lo si misura, del 1000 per cento ogni cinque anni circa. E che, poco se ne parla perché poco si sa, riguarda anche l’Europa dove su 12 milioni di aziende agricole, i grandi proprietari (quelli da 100 ettari in su), pur rappresentando solo il 3 per cento del totale, sono giunti a controllare il 50 per cento delle terre coltivabili. Un fenomeno in cui le imprese italiane sono protagoniste: nomi noti o non noti come Eni o Maccaferri, Benetton o Generali fino a Unicredit, Intesa e Monte dei Paschi di Siena, le tre big del credito che, come fa notare un rapporto di Altraeconomia, sostenendo le imprese che praticano landgrabbing, «portano l’Italia al secondo posto tra i Paesi Europei più attivi negli investimenti su terra all’estero, seconda solamente all’Inghilterra».

SEMI

Oggi sette multinazionali controllano circa il 70 per cento del mercato dei semi, e le tre più importanti, Monsanto, DuPont e Syngenta, detengono più del 50 per cento dello stesso. Dieci imprese si spartiscono il 95 per cento delle forniture di pesticidi e solo quattro traders commercializzano il 75 per cento dei cereali, del cacao e della soia. Sinistramente noti con l’acronimo ABCD – ADM, Bunge, Cargill e (Louis) Dreyfus – controllano tra il 75 per cento e il  90 per cento del commercio globale del grano.

PRODUZIONE

Cargill da sola produce circa la metà di tutto il pollo che McDonald’s commercializza. Non si butta nulla, il grasso e gli altri scarti che avanzano, vengono venduti all’Unilever che li usa per produrre saponi, detersivi e cosmetici. In Cina, grazie all’alleanza con Monsanto, Cargill ha convertito oltre due milioni di agricoltori all’utilizzo delle tecniche di coltura statunitensi: intensive e eugenetiche. Negli stessi anni, Cargill, ADM e Bunge hanno acquisito più o meno l’80 per cento del mercato della soia cinese (produzione, lavorazione e vendita). Sei grandi compagnie, DuPont, Monsanto, Syngenta, Dow, e i due giganti della chimica tedeschi Basf e Bayer controllano il 75 per cento del mercato  dell’industria chimica agroalimentare.

VENDITA

Le 10 aziende “top seller” controllano circa il 30 percento di tutto il mercato della vendita del cibo. Tra loro, nell’ordine, Nestlè (7 per cento), Pepsi (3 per cento), Kraft (3 per cento), Coca Cola, Mars e Unilever (tutte al 2).

GUSTO

Ci sono circa 7.000 piante conosciute per essere coltivabili e utilizzabili per la nutrizione. Solo 120 di queste lo sono effettivamente al giorno d’oggi. E ancora, 21 specie forniscono il 20 per cento del cibo umano consumato e solo 9 specie ne forniscono oltre il 75 per cento. Questi sono solo piccoli sprazzi di una realtà che sempre più sta radicalizzando la disuguaglianza nel mondo. Non solo tra nord e sud, ma anche nel nord. E sempre più il controllo della produzione e della distribuzione potrà determinare ricchezze estreme e drammatiche povertà in tutto il pianeta, perché sempre più importanza i frutti della terra stanno ottenendo sui mercati della grande finanza, perché sempre più si stanno utilizzando vegetali al posto di fossili per la produzione di combustibili e di materie plastiche.

«Questa economia uccide» dice Papa Francesco. «Non è possibile – continua – che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa… Questo è il frutto della legge di competitività per cui il più forte ha la meglio sul più debole… È dunque necessario, se vogliamo realmente risolvere i problemi e non perderci nei sofismi, risolvere la radice di tutti i mali che è l’iniquità».

Di queste cose avrebbe dovuto parlare Expo 2015.

Che, ricordiamolo, altro non è, tecnicamente, che una via di mezzo tra un luna park e una fiera campionaria. Non avrebbe nulla, in teoria, di politico. Ma “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, lo slogan della kermesse, alla luce dei dati sopra citati e degli altri che si potrebbero citare, suona come una beffa se viene urlato da quelle stesse multinazionali che gestiscono disuguaglianze e squilibri favorendo la fame di 900 milioni di persone e l’obesità di altrettante: nel mondo, i ricchi sponsor di Expo 2015 e le altre grandi multinazionali fanno in modo che per ogni persona denutrita ce ne siano due in sovrappeso. E che un terzo degli alimenti vada sprecato. Per poi raccontare che per sfamare la popolazione mondiale si deve ancor più intensificare lo sfruttamento del suolo, espandendo le colture intensive invece che di razionalizzare, eliminare lo spreco, favorire consumatori e produttori invece degli accumulatori seriali di spropositate ricchezze.

«Gli attuali sistemi alimentari – dice Olivier De Shutter, relatore speciale dell’ONU sul diritto all’alimentazione – risultano efficienti solo per quel che riguarda la massimizzazione dei profitti dell’agribusiness»

Obiettivi quali l’approvvigionamento delle comunità con alimenti diversi e culturalmente accettabili, il sostegno ai piccoli produttori, la protezione del suolo agricolo e delle risorse idriche, l’incremento della sicurezza alimentare in aree particolarmente vulnerabili, non devono essere ridotti alla ricerca unidimensionale di aumentare la produzione di cibo… Il deficit principale dell’economia del cibo è quello democratico. Solo attraverso lo sfruttamento del sapere dei popoli e includendo i loro bisogni e le loro preferenze nel progetto di ambiziose food policies, otterremo dei sistemi alimentari solidi e duraturi».

E di questi temi, posti con grande forza da Olivier De Shutter si parlerà alla Fabbrica del vapore dal 3 al 5 giugno con circa 50 organizzazioni italiane e 150 delegati dalle reti di contadini e del commercio equo di tutto il mondo a Expo dei Popoli, il forum internazionale della società civile e dei movimenti contadini che porta a Milano, proprio durante quella che Frankie hi-nrg mc ha definito «una grande fiera del food and beverage in cui l’alimentazione del pianeta è intesa come magna-magna».

Un modo per dire, con la forza dei contenuti politici e delle testimonianze dal basso che la “via per nutrire il pianeta” e “l’energia per la vita” non possono certo essere trovate da chi ha come principale scopo della sua mission il profitto.
 

 

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