Forza Maggiore

di Irene Merli

di Ruben Ostlund, con Johannes Bah Kuhkn, Lisa Loven Konglsi, Clara Wettergren, Vincent Wettergren, Kristopher Hivju, Fanni Metelius. Premio della Giuria a Cannes 2014, sezione Un certain regard. Nelle sale dal 7 maggio

Una famiglia svedese – Tomas, Ebba e i loro due biondi bambini- si trova in vacanza in un’enorme e lussuosa struttura sciistica sulle Alpi Francesi. Tomas lavora molto e finalmente può dedicarsi alla famiglia per una settimana.

Tutto è perfetto: il sole splende, le montagne sono spettacolari, i quattro sciano sempre insieme. Ma il secondo giorno, mentre sono a pranzo sulla terrazza dell’hotel , una valanga che all’inizio sembra controllata si avvicina sempre di più, pericolosamente, fino ad abbattersi su tavoli e persone. Tutto si svolge molto in fretta, ma quando la nuvola candida li raggiunge Ebba stringe a sé i bambini, mentre il marito di colpo si alza, prende il telefonino e fugge.

Schermo bianco, come se tutto fosse stato seppellito dalla neve. Lo spettatore teme il peggio e invece poco a poco tornano a fuoco ombre umane, torna il sole: in realtà non è successo nulla di grave e alcuni clienti ricominciano incredibilmente a mangiare.

Ma sulla famigliola svedese si è abbattuta una valanga di altro tipo: niente sarà più come prima. Ebba è stupita e delusa e vorrebbe parlare con Tomas del suo comportamento, ma il marito nega recisamente. Dice addirittura: “ come avrei potuto scappare con gli scarponi”? Così parte una spirale di silenzi, rancori, frecciate: persino i bambini diventano nervosi, perché percepiscono la tensione tra i genitori.

Quando arriva una coppia di amici, durante una cena a quattro si tocca il culmine: Ebba, esasperata dalla situazione, smaschera Tomas facendo vedere il filmato della sua fuga: l’aveva ripreso con il cellulare. A quel punto Tomas crolla completamente, passando dalla rabbia alle lacrime di disperazione, fino a confessare ogni errore nascosto fino a quel momento (tradimenti compresi), nel vano tentativo di sembrare il padre e il marito che non è.

Il regista racconta che “Forza Maggiore” trae origine da una domanda che l’ha affascinato a lungo: come reagiscono gli esseri umani in situazione improvvise e inaspettate come le catastrofi? Secondo le statistiche buona parte delle coppie che sopravvivono alle sventure finiscono per divorziare, e nei momenti di massimo pericolo gli uomini reagiscono più spesso con la fuga, anche se la società ci ha abituato a pensare che dovrebbero proteggere le loro famiglie.

Sembra che nei naufragi le donne siano addirittura svantaggiate, e i passeggeri rispetto agli equipaggi… Così Ostlund è arrivato all’idea di un dramma esistenziale in un villaggio sciistico le vacanze sulla neve danno la sensazione di avere il pieno controllo sulle proprie vite. Ma nel suo film l’uomo “civilizzato” si trova a confrontarsi con la natura proprio sulla neve.

“E per natura intendo anzitutto la parte selvaggia di sé, poiché l’istinto porta Tomas a pensare solo a se stesso durante la valanga”, dichiara il regista. “E poi è costretto a fronteggiare il fatto di non essere riuscito a nascondere la più basilare delle pulsioni, l’istinto di sopravvivenza”. Di tentare di convivere con la vergogna di essersi abbandonato a una pulsione primigenia, senza riuscire ad ammetterlo né a continuare a mentire.

“Forza maggiore” è un film originale, teso come un thriller, forte e disturbante, perché rimette in discussione questioni di genere fondamentali nella coppia. Ed è girato in un biancore sconfinato che finisce per sembrarci soffocante: una sorta di gabbia dorata dove per discutere si deve andare in corridoio e in cui le tensioni esplodono tra morbidi piumini, bicchieri di vino rosso, arredamenti di legno chiaro e un solo orizzonte: quello della neve.

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