Mare Nostrum

Le foto di Alfredo D’Amato, il video di Ferruccio Goia,
a cura di Giusi Affronti. Inizia Mare Nostrum, a Palermo,
in mostra fino al 19 giugno, Galleria X3

“Anime salve in terra e in mare
sono state giornate furibonde
senza atti d’amore

senza calma di vento
solo passaggi e passaggi, passaggi di tempo
ore infinite come costellazioni e onde

spietate come gli occhi della memoria
cose svanite, facce e poi il futuro…”

Fabrizio De Andrè

di Giusi Affronti

Il Cairo e Marsiglia, Genova e Beirut, Istanbul e Tangeri, Tunisi e Napoli, Barcellona e Alessandria, Lavrio e Palermo. Strade, per terra e per mare. Nome latino per il Mar Mediterraneo, storico crocevia di culture, commerci e contaminazioni, Mare Nostrum è la missione umanitaria di salvataggio dei migranti in mare attuata nel 2013 dalla Marina Militare Italiana nelle acque tra l’Europa e il Nord Africa attraverso un pattugliamento aereo-marittimo dello Stretto di Sicilia.

Si conclude nel novembre 2014, sostituita dall’operazione Triton dell’agenzia per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne dell’Unione Europea, Frontex. Alfredo D’amato e Ferruccio Goia realizzano, a bordo della nave San Giorgio, un reportage per UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) e raccontano il viaggio, le facce, la paura e le attese di questo “mare” di eroi dell’immigrazione. Dall’inizio del XXI secolo a oggi, sono più di ventitremila i morti – e Dio solo sa quanti i dispersi! – tra chi tenta quotidianamente di oltrepassare le frontiere per entrare nella Fortezza del Vecchio Continente.

Numeri da guerra, una mattanza in un mare che “all’alba è colore del frumento, al tramonto dell’uva di vendemmia”.

Centosessantamila sono stati salvati nell’unico anno di attività di Mare Nostrum: sono uomini, donne e bambini; persone, fatte di carne e di ossa, stremate dalla fatica, disperate e in fuga. Eritrea, Gambia, Mali, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan, Pakistan, Siria sono i loro paesi d’origine. Salpano dalle coste libiche e intraprendono un viaggio lungo diciotto ore, stipati come sardine, su barconi fatiscenti di legno o PVC, in balia del vento e delle onde di un mare grande come il mondo.

Clicca sulle frecce e scorri la galleria fotografica

Lungi dall’essere un punto di arrivo, spesso l’Italia è un lembo di terra – il più vicino, Lampedusa – che li separa dalla meta finale, un umanissimo sogno rincorso attraverso tre continenti: quello di una vita migliore. Il viaggio prosegue oltre il mare. Raggiungono Augusta, Pozzallo, Taranto. E Milano dopo. In bus o in treno. Da qui, poi, cercano una soluzione per proseguire nel Nord Europa, spesso con taxi improvvisati. Il Mediterraneo allora si espande fino a Lubecca, Rotterdam, Stoccolma.Le fotografie di Alfredo D’Amato raccontano alcune di queste storie, con lucidità e sagacia, finezza intellettuale e seduzione narrativa.

Sono immagini intense e trasudano di vita poiché niente è più naturale del migrare. Ed è un diritto di tutti.

Nel video Il regno del deserto, Ferruccio Goia documenta la vicenda di un giovane principe nigeriano che oggi vive in Sardegna. Dopo aver rinunciato alla corona per questioni religiose, sceglie di fuggire dal suo paese per scampare alla morte, senza poter programmare alcuna rotta o destinazione.

Anche per lui, attraversato il deserto fin dove partono le carovane per la Libia, l’unica via è quella del grande mare. A nulla servirà innalzare muri e barriere sempre più ostili, emanare legislature miopi e criminali, ritirarsi nelle proprie acque territoriali e guardarli annegare da lontano.

Perché la Storia che queste persone si lascia alle spalle è un’altra forma di morte. Portano con sé, in una busta di plastica, vestiti asciutti e scarpe nuove. Le donne musulmane cambiano il velo e camuffano l’odore umido degli abiti con il profumo. Finalmente hanno un paese sicuro dove dormire e un futuro tutto da costruire. Felici, domandano con impazienza quando la porta della nave anfibia San Giorgio, la fregata Grecale o il pattugliatore Foscari si apriranno all’Europa. Sono anime salve.

 

Sosteneteci. Come? Cliccate qui!

associati 1