L’assordante silenzio sul Burundi

Nonostante le proteste popolari, il presidente Nkurunziza
si ostina a voler correre per un terzo mandato alle prossime elezioni

di Raffaele Masto,
tratto da Buongiorno Africa

La situazione in Burundi si va facendo sempre più critica. Nelle stanze della diplomazia internazionale e nei media però c’è un silenzio assordante. Questo piccolo paese sta precipitando inesorabilmente nella guerra civile e nessuno riesce a prendere provvedimenti per evitarlo. Sembra di vedere un film già visto, quello andato in scena qualche mese fa in Burkina Faso dove il vecchio dinosauro-dittatore, Blaise Compaorè, è stato sostenuto, appoggiato e difeso fino all’ultimo dalle cancellerie europee e occidentali.

I giovani e la popolazione che ostinatamente è scesa in piazza per evitare un nuovo mandato è stata praticamente lasciata sola.

Quando poi hanno avuto la meglio e Blaise Compaorè è stato costretto a fuggire la diplomazia è riapparsa e la stampa internazionale ha ripreso ad occuparsi del Burkina Faso.Col Burundi è la stessa cosa. Eppure non è che in queste ultime ore non siano accaduti fatti importanti.

In primo luogo la vice presidente della Commissione elettorale è fuggita dal paese assieme alla figlia. Il presidente Pierre Nkurunziza è stato costretto a disertare un summit regionale in Tanzania. La Chiesa Cattolica (che in Burundi ricopre un ruolo molto importante) si è detta indisponibile a fare da garante alle elezioni che Nkurunziza vuole ostinatamente fare per ottenere il suo terzo mandato. L’Unione Europea ha sospeso la sua missione di osservatori per le elezioni.

A fronte di tutto questo a Bujumbura continuano le manifestazioni di piazza sebbene la repressione sia diventata ormai durissima e, ufficialmente, i morti sono una trentina.

Il copione che sta andando in scena in Burundi non è affatto nuovo. Il messaggio che dovrebbe arrivare a Nkurunziza dalla diplomazia è semplice, provo a scriverlo nella forma più chiara, come se mi rivolgessi a Nkurunziza: «un terzo mandato è incostituzionale. Se ti ostini a perseguirlo sappi che nel caso tu lo ottenga noi non lo riconosceremo. Un non riconoscimento equivale a misure di embargo e sanzioni, non solo formali ma rivolte a persone (nomi e cognomi) del regime, della tua famiglia e del tuo entourage. Allo stesso tempo un non riconoscimento equivale ad una interruzione delle relazioni commerciali ed economiche con il tuo regime».

Quando vuole la comunità internazionale queste misure le sa prendere. Quando non le prende, quasi sempre, significa che, evidentemente, ci sono altri interessi che prevalgono.

 

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