Il lago che combatte

testo e foto di Andrea Cardoni

La storia del lago di Largo Preneste a Roma. Dimenticato durante la guerra, oggi è reclamato dai cittadini romani che vivono nella zona

PGR Aurora. PGR Giovanna. PGR Maria. PGR Salvatore. Sono alcuni dei tanti ex voto di qualsiasi forma fatti di marmo bianco che i romani hanno appeso sul muro di mattoni che circonda il lago, al semaforo di Largo Preneste tra via di Portonaccio e via di Prenestina. Ex voto “per grazia ricevuta” dedicati alla Madonna delle Grazie o del Perpetuo Soccorso. Si dice che sia una Madonna acquatica perché nel XV secolo fu rubata dall’isola di Creta da un mercante che la portò fino a Roma e, durante il viaggio, una forte tempesta mise in pericolo la vita dei passeggeri e che, solo grazie all’intervento della Madonna, tutti riuscirono a salvarsi.
Si dice che i romani abbiano cominciato a mettere i loro “per grazia ricevuta” in questo posto dal 1910. Altri dicono che gli abitanti del quartiere pregavano quella Madonna durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Tesi, questa, assai probabile, perché quando Pio XII nel 1944 proclamò la Madonna “salvatrice dell’urbe”, la devozione popolare “esplose” anche nelle periferie. Pare che lì, di fronte al muro degli ex voto, a Largo Preneste, sotto alla strada dove adesso ci passano tram e macchine, ci sia seppellito un Panther V, un carro armato tedesco della seconda guerra mondiale. Non si sa se e quando riaffiorerà. Di sicuro c’è che lì, dietro al muro della Madonna delle Grazie, alle spalle della stazione Prenestina, una delle zone più densamente popolate di Roma, una delle zone più impalazzinate di Roma, qualche anno fa è riaffiorato un lago.

Il muro degli ex voto circondava una fabbrica tessile, la CISA Viscosa (poi Snia Viscosa): diecimila metri quadrati dove negli anni Trenta lavoravano 2383 persone. Lavoravano la cellulosa per fare la seta artificiale e per farla usavano prodotti tossici come il solfuro di carbonio.

Per alcuni operai, soprattutto donne, l’intossicazione portava al manicomio, al Santa Maria della Pietà. Alla Viscosa ci facevano anche le uniformi per i militari che andavano in guerra. Finita la guerra, e seppellito il carro armato, lo stabilimento chiude (nel 1954). Passano gli anni e nel 1990 l’area viene comprata da una società che ci vuole costruire sopra un centro commerciale, ma due anni dopo, poco dopo l’inizio dei lavori nel cantiere, uno sbancamento di circa dieci metri incrocia la falda acquifera profonda e si forma il lago. Il costruttore tenta di liberarsi dell’acqua, convogliandola verso la fogna che però non regge e largo Preneste si allaga: “in pratica è arrivato un mare demmerda” dicono da queste parti.

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La gente di Largo Preneste inizia la sua battaglia ventennale per difendere il lago “che è di tutti”, anche perché pare che per metà quell’area sia pubblica, di proprietà del Comune. Il Piano Regolatore di Roma in persona, sull’area prevede verde pubblico e servizi pubblici di rango urbano.

Nel 1995 un Decreto del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali dichiara l’area come sito di interesse archeologico. Un centro commerciale con quattro torri di trenta piani; una piscina olimpionica per i mondiali di nuoto del 2009 con bar, ristorante, foresteria e parcheggi; un polo universitario: sono solo alcuni dei tentativi di cementificazione dell’area fatta di acque che erano parte del reticolo idrografico della zona che porta nomi come Acqua Bullicante (dal nome del fosso che aveva la caratteristica di “ribollire” a causa della presenza nell’acqua di idrogeno solforato) o la vicina Maranella (dove Alberto Sordi manda gli americani in macchina nel film Un americano a Roma). Un lago dove oggi, secondo i rilevamenti fatti, ci si potrebbe addirittura fare il bagno. Un lago stabile di falda già presente nelle carte della Regione del 2005 e addirittura sulla Carta Geologica Nazionale del 2010. Un’area, intorno al lago, fasciata di piante acquatiche e contornata da di salici e pioppi. Tutto questo sarebbe potuto diventare cemento.
Quando la fabbrica Snia aveva chiuso, negli anni Cinquanta, in Italia era stato cementificato il 2,7% del suolo (8100 km quadrati). Oggi, secondo il Rapporto sul Consumo del suolo ISPRA 2015, viene consumato il 7% del suolo consumato (21000 km quadrati). In pratica siamo passati dai 167 metri quadrati di suolo pro capite consumato negli anni Cinquanta a 345 metri quadrati del 2014. È stato impermeabilizzato il 9%delle zone a pericolosità idraulica e il 5 per cento delle rive di fiumi e laghi.

Tra le richieste dei comitati, la demanializzazione delle acque del lago e l’istituzione del monumento naturale che comprenda tutta l’area dell’ex Snia, la richiesta dell’esproprio definitivo dello scheletro del centro commerciale al costruttore (che compare nella seconda serie di ordinanze di pochi giorni fa emesse dal Gip Flavia Costantini che riguardano Mafia Capitale), la disponibilità del mezzo milione di euro stanziato dal Comune per la realizzazione del parco.
Tra i tanti ex voto appesi al muro, tra i tanti PGR in marmo, qualcuno ha incorniciato con lo spray nero e rosso un ex voto “A Roma”. E questa è “la storia dell’acqua che sommerse il mostro, la storia del popolo che si unisce e il potere si fa piccolo, scompare, sparisce” a Roma e non PGR.

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