In fabula / Il cavaliere e il serpente

Una rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità
di Alice Bellini

«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso
dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».
Tiziano Terzani

A Q Code, che instancabile persegue conoscenza, consapevolezza e verità. Buon compleanno.

 

Il cavaliere e il serpente

Sotto la grande fronda di una maestosa quercia, dormiva profondamente un contadino. Russava sonoramente a bocca aperta ed era talmente sprofondato nei suoi sogni da non rendersi conto che un serpente dal veleno letale gli era strisciato giù per la gola.

Per sua fortuna, passava di lì proprio in quel momento un cavaliere che, dall’alto del suo cavallo, aveva visto la scena e che subito si approntò ad intervenire, rendendosi conto che, se l’uomo avesse continuato a dormire, sarebbe sicuramente morto.

Lo prese quindi a frustate per farlo svegliare e, senza perdere tempo, lo trascinò fino a un melo lì vicino, costringendolo poi a mangiare le mele marce che erano cadute a terra. Dunque lo obbligò a bere grandi sorsate d’acqua dal ruscello che scorreva lì vicino e, nel mentre, lo sbatacchiava a destra e a manca, provocandogli ovunque un gran malessere e una forte nausea.

Il cavaliere non non gli diede un attimo di tregua, nonostante il contadino implorasse disperato pietà e si dimenasse chiedendogli cosa mai avesse fatto di male per meritarsi tutto quello.

Finalmente, al calar del sole, il contadino, tramortito e distrutto, vomitò le mele, l’acqua, il serpente e il veleno e la vita gli fu salva. Fu solo allora, quando vide ciò che gli era uscito dalla bocca, che capì cosa era successo. Subito chiese perdono al cavaliere per avergli urlato contro e lo ringraziò per avergli salvato la vita.

“Eppure, mio salvatore, se mi avessi avvertito avrei accettato senza problemi il tuo trattamento”.

“Amico mio, parli così perché ora sai e sei disposto ad ascoltarmi. Se te l’avessi detto all’inizio, non mi avresti creduto, oppure ti saresti fatto prendere dal panico e ti saresti paralizzato, o saresti fuggito. O ancora, ti saresti riaddormentato per trovare l’oblio. E non ci sarebbe stata nessuna possibilità per te”.

Così dicendo, il cavaliere risalì sul suo cavallo e si allontanò, dimostrando al contadino quanto siano importanti consapevolezza e conoscenza nel combattere i veleni della vita.

 

Racconto Sufi