100 di questi anni

Una fotografra, un progetto, che parte da lontano e arriva molto vicino

di Beatrice Mancini

Mi chiamo Beatrice e rientro fra quelle persone che non sono state riconosciute alla nascita.
Per la legge italiana (art.28 della legge 184/83) io, e tutti quelli che si trovano nella mia situazione, non possiamo sapere chi sono i nostri genitori biologici.

Non è un divieto assoluto, ma soggetto a una condizione: che arriviamo a spegnere 100 candeline su una torta. Sì, per quanto possa sembrare assurdo, è quanto prevede la normativa vigente, che pare non prendere in alcuna considerazione un dato molto importante: anche qualora ciascuno di noi riuscisse a superare il traguardo del secolo, non avrebbe alcuna possibilità di conoscere i propri genitori biologici, natu-ralmente defunti da tempo.

Quindi, qual è la ragione di una legge simile? La necessità di tutelare il diritto all’anonimato della madre, uno strumento importante in passato, in situazioni di forte disagio sociale o per difendere il buon nome della famiglia.

Ma oggi, in un mondo sempre più attento ai diritti civili della comunità e dell’individuo, sarebbe opportuno rivedere la giurisprudenza in materia di adozioni e accorciare le distanze fra le esigenze delle madri e quelle dei figli.

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Ad esempio, abbassando l’asticella da 100 a 40 o 50 anni. Questo rappresenterebbe un giusto compromesso per tutelare entrambe le parti da impulsi dettati dalla giovane età, e per consentire a madri e figli di rapportarsi in manie-ra più consapevole col proprio passato.

Conoscere o meno le proprie origini sarebbe una scelta. Ora non lo è.
Dal forte bisogno di cambiare le cose è nata l’idea del mio progetto fotografico, una raccolta e una condivisione di esperienze di persone adottate, che diventano ritratti di vite. Ogni fotografia è una storia, corredata da un breve testo, che esprime il personale sentire dell’abbandono subito dal suo protagonista.

Un’unica parola, abbandono, da cui scaturiscono storie, immagini e fantasie diverse, che io penso possano essere legate da un unico filo, al quale dalla nascita sono appese le nostre due esistenze: quella reale e quella fantastica costruita intorno alle nostre origini.Per quanto un albero possa diventare alto, le sue foglie cadendo, torneranno sempre alle radici.

Se sei interessato a partecipare ecco i miei contatti:
Beatrice Mancini
3479787347
info@beatricemancini.it