La Regola del gioco

La verità vale la vita di un uomo? La risposta nella pellicola che racconta la storia del reporter Gary Webb

di Irene Merli

LA REGOLA DEL GIOCO, di Michael Cuesta, con Jeremy Renner, Paz Vega, Andy Garcia, Ray Liotta, Oliver Platt, Jena Sims, Robert Patrick, Parker Douglas, Joshua Close, Rosemary De Witt. Nelle sale

«Ci sono storie troppo vere per essere raccontate». Ci sono verità troppo sconvolgenti, che la popolazione non dovrebbe mai scoprire. Ci sono persone che hanno sacrificato tutto in nome di oscuri intrighi che agli occhi di molti sarebbe stato meglio non emergessero.

La regola del gioco (titolo originale, The Killer messenger) racconta esattamente una vicenda di questo tipo, uno scandalo che negli anni Novanta aveva fatto tremare l’America. In pieno periodo Reagan, la Cia consentiva o addirittura agevolava lo spaccio di crack e cocaina negli Stati Uniti per finanziare i contras in chiave antisandinista. E a scoprirlo fu Gary Webb, ostinato reporter del San José Mercury News, un giornale californiano.

1996. Avvicinato dalla vistosa donna di un narcos, l’ultima cosa a cui Webb pensa è di trovarsi in mano materiale secretato e a dir poco esplosivo.

Inizia così, per caso, una delicata indagine che lo porta passo dopo passo fino al Nicaragua, dove incontra banchieri e boss della droga che gli fanno scoprire una verità scomodissima per lo Zio Sam: davanti al rischio tangibile di un Centro America sempre più comunista, per fermare l’onda rossa” il governo e l’intelligence avevano fatto ricorso a mezzi anche illegali. E pur di vincere questa guerra avevano accettato lo sterminio di gran parte della comunità afroamericana di South Central, a Los Angeles, attraverso la diffusione del crack.

Nell’agosto di quello stesso anno Gary Webb pubblica Dark Alliance, la sua inchiesta, e il bubbone scoppia. All’inizio non arrivano che consensi ed elogi, premi giornalistici, richieste di interviste dai grandi network televisivi. Ma la Cia ben presto passa al contrattacco attivando una durissima macchina del fango, che in breve renderà insostenibile la vita professionale e privata di Webb.

Nel pieno della Guerra Fredda, il piccolo, ostinato reporter aveva continuato a credere nel diritto del popolo americano di sapere le verità più oscure, a costo di esporsi in prima persona. Ed era arrivato fin lì senza nessuno dei contatti con le istituzioni governative che avevano tutti i giornalisti dei grandi media, ricevendone informazioni fortemente condizionate.

Così d’un colpo Webb si trova ad avere contro i suoi stessi famosi colleghi, oltre agli apparati di Stato.

E i vari accusatori, oltre a smontare l’inchiesta, negare esistenza e veridicità delle fonti, passare al tritacarne e mettere sotto controllo la sua vita privata, arrivano a definire «paranoiche» le reazioni degli afroamericani di fronte alle rivelazioni di Dark Alliance. Il tutto pur di screditare un singolo uomo.

Non soltanto. Il San José Mercury News non era certo preparato a reggere pressioni di quella portata sull’inattendibilità di un loro giornalista. Così Webb poco a poco viene abbandonato dal suo stesso giornale a combattere una guerra che da soli non si può neppure fronteggiare.

Risultato: Webb finirà con il dimettersi pur di non mollare l’indagine. Vincerà il Pulitzer per la sua inchiesta, ma non riuscirà più a farsi assumere da nessuno e verrà ritrovato morto nel suo appartamento nel 2004, come apprendiamo dai titoli di coda. Suicidio, per la polizia. Ma andrebbe gridato al mondo che Gary è morto cercando di raccontare una verità sepolta da più di 10 anni.

La regola del gioco è il classico bel film, un reportage avvincente con un soggetto da cinema di denuncia della Hollywood anni Settanta e un cast d’eccezione, che affianca a un ottimo e credibilissimo Jeremy Renner una serie di caratteristi del calibro di Andy Garcia, Ray Liotta e Oliver Platt. Alla base, una domanda da un milione di dollari: la verità vale la vita di un uomo? E di fatto, un solenne tributo d’onore alla volontà di un uomo di non arrendersi mai davanti ai poteri forti.

 

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