Francia, Tunisia, Kuwait… e Somalia

Nella giornata degli attacchi a Sousse,
Saint-Quentin-Fallavier e Kuwait City, è passato in secondo piano l’attentato di al Shabaab contro una base AmiSom: perché?

di Raffaele Masto, tratto da Buongiorno Africa

Quello dell’Africa dimenticata è certamente un clichè. Non c’è dubbio. Ma i clichè contengono sempre qualcosa di vero e, nel caso degli attentati in Francia, in Tunisia, in Kuwait e in Somalia quel “qualcosa” di vero è diventato abbagliante, appariscente in modo clamoroso. Gli attentati in Francia, Tunisia e Kuwait sono stati ampiamente raccontati e commentati, vi sono stati spesi, giustamente, lunghi minuti di attenzione nei TG, nei GR, sui siti e nei giornali.

La Somalia è stata solo citata, poche righe, il numero di morti e via.

Alcuni media, alcuni siti non la citano nemmeno: tre attentati, punto e basta. Non ci si è nemmeno sprecati molto a fornire importanti dettagli che avrebbero fatto capire che quel “fil rouge” che lega gli attentati e al quale molti commentatori fanno riferimento ha un punto di passaggio fondamentale in Somalia. Anzi, forse proprio quel paese semi-dimenticato è uno dei punti di origine del terrorismo che colpisce il resto dell’Africa e, spesso, anche il resto del mondo.

L’attentato in Somalia, dei quattro, ha il più alto numero di morti (alcune fonti parlano di una cinquantina).Non è solo un attentato alla Somalia perché è stata attaccata una base della comunità internazionale, cioè una caserma di AmiSom, la missione internazionale che ha base proprio in questo paese. I morti, pare, sono tutti militari burundesi. Questo paese ha più volte minacciato di ritirare per protesta il suo contingente perché il presidente Nkurunziza lamenta un “non” appoggio internazionale alla sua terza candidatura.

Il poco interesse suscitato dalla Somalia potrebbe essere giustificato con il fatto che quel paese rimane uno dei più pericolosi al mondo, che è difficile trovarvi corrispondenti, fixer, collaboratori.

Ma le notizie arrivano e se se ne ha la volontà vi si trovano particolari, dettagli e storie per parlare con cognizione di causa di quel “fil rouge” che si invoca a più riprese quando si parla di terrorismo internazionale.

I miliziani al Shabaab che hanno compiuto quell’attacco sono una delle formazioni del jihadismo più pericolose e attive nel panorama internazionale. E hanno nella loro strategia l’obiettivo di superare i confini della Somalia. Sono più vicini a noi di quel che sembra.

 

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