Sinistra: l’ottimismo delle ragioni

di Bruno Giorgini

Una cosa da matti. Per la prima volta, credo, al mondo un popolo è chiamato a pronunciarsi contro o a favore delle politiche liberiste e d’austerità fin qui egemoni se non totalitarie in Europa. Questo accadrà il 5 luglio in Grecia, che già molti secoli orsono inventò la democrazia affermandola contro il potere degli oligarchi. Al di là del risultato, il referendum greco significa l’apertura di una fase in cui le politiche di austerità, liberiste e mercatiste volte soltanto al profitto e alle speculazioni finanziarie vengono contestate da ampie parti della popolazione.

Questo è uno dei fenomeni in corso d’opera che aprono spazi per un ottimismo delle ragioni a sinistra. In mezzo la crisi economico sociali squassanti, eccidi di massa perpetrati da daesh, che qualcuno chiama Isis, maestro di crimini contro l’umanità, crescita in Europa delle forze di destra nazionaliste e razziste fino al nazismo di Alba Dorata, catastrofi naturali e sociali dovute al cambiamento climatico e alle estinzioni massive di fauna e flora, passando attraverso i venti di guerra, la scarsità d’acqua, i grandi movimenti di profughi migranti e quant’altro, so che in mezzo a tutto questo dicevo, parlare di ottimismo delle ragioni a sinistra può sembrare una cosa da matti.
Nel seguito cerco di argomentare questa mia convinzione, cominciando da una schematica idea di quale sia la sinistra cui mi riferisco. Per i valori assumo uguaglianza, libertà, fraternità (rivoluzione francese), abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo (Marx), contratto di equità tra esseri umani e natura (movimenti ecologisti), differenza di genere (il femminismo), laicità (i movimenti per i diritti civili), società multietnica e multiculturale (i movimenti antirazzisti, e del volontariato per l’accoglienza) in un quadro di autorganizzazione dei cittadini/e, democrazia partecipata sia diretta che rappresentativa, scienza/e condivisa/e (citizen science).

Escludo quindi dalla sinistra il partito della nazione PD, i partiti socialdemocratici europei, nell’attuale fase e dirigenza il PS francese compreso, ormai del tutto schierati a sostegno del dominio liberista e dei mercati, o succubi se qualcuno preferisce.

Una socialdemocrazia che ha smarrito il senso per cui era nata, una distribuzione delle ricchezze tendente a una equità almeno relativa, la costruzione di uno stato sociale dove sanità, scuola e previdenza fossero svincolati dal mercato assumendo lo statuto di diritti universali dei cittadini, un sistema di garanzie e diritti per i lavoratori sui luoghi di produzione tanto quanto nel mercato del lavoro.
Una socialdemocrazia che oggi invece va in direzione esattamente contraria. E sui migranti.

Uomini sugli scogli

Italia e Francia grandi nazioni europee a guida socialista e PD sono messe in scacco da un centinaio di uomini profughi migranti che stanno abbarbicati agli scogli.
Per ora le oligarchie europee non possono permettersi una repressione brutale contro i loro corpi inermi. Corpi inermi che resistono e lottano per il loro diritto alla mobilità, diritto costituente la cittadinanza in Europa.
In quest’ambito alcune proposte potrebbero venir fatte da una sinistra europea.
Per gli immigrati già residenti il diritto di voto alle elezioni locali, per i figli nati in Europa lo ius soli. Cose ormai mature sulla strada di una convivenza civile tra cittadini autoctoni e cittadini stranieri e/o nati qui ma con genitori stranieri.
Per migranti e profughi poi studi recenti (vedi per esempio “Migrations sans frontières. Essais sur la libre circulation des personnes” Editions Unesco – 2009; “Penser l’ouverture des frontières” – dossier de la revue Ethique Publique – vol.17, n.1, 2015) argomentano che una totale apertura delle frontiere farebbe risparmiare assai in termini di vite umane e di spese. Ma se non vogliamo protenderci troppo avanti nell’utopia concreta verso un mondo di libera circolazione per gli esseri umani, si potrebbe con forza lavorare per l’apertura di corridoi umanitari con regolari traghetti e voli, se del caso protetti dalla marina militare, sottraendo così almeno in parte uomini e donne all’imperio dei mercanti di carne umana, tra l’altro spesso in collaborazione con gruppi jihadisti.
Invece i governi, e l’establishment, di un’Europa con 500 milioni di abitanti si lacerano per un verso, si rinchiudono per l’altro blindando porte e finestre di fronte al problema di accogliere i profughi migranti. L’oligarchia europea in apparenza tanto potente, esibisce coram populo una clamorosa incapacità a affrontare il problema. In realtà nè vuole nè può per sua intima costituzione misurarsi con qualunque problema delle persone in carne ossa, e dei popoli.
Il suo DNA attiene soltanto l’accumulazione e circolazione di capitale, associata alla libertà di speculazione finanziaria e arricchimento sfrenato dell’1% degli umani rispetto all’impoverimento del restante 99%. In quest’ottica la troika (Commissione Esecutiva CE, Fondo Monetario Internazionale FMI, Banca Centrale Europea BCE) in concorso con Eurogruppo e Consiglio d’Europa ha fin qui dettato legge in modo più o meno brutale. Ma la piccola Grecia.

La Grecia di Siriza si ribella

La lunga contorta trattativa che si è aperta tra il governo Tsipras e la troika con contorno di Eurogruppo e di Consiglio Europeo è in realtà una lotta senza quartiere. Da una parte il governo frutto di un libero voto dei cittadini, dall’altra un gruppo di istituzioni, nessuna delle quali elettiva. Diciamolo più chiaramente: da una parte il governo dei democratici dall’altra il governo degli oligarchi. È la prima volta che avviene con questa estensione e intensità un confronto di tale portata tra due opposte concezioni del mondo e dei rapporti tra gli umani. Questo è il merito di Tsipras e di Syriza: aver mostrato al mondo intero che il re è nudo. Feroce, cinico, violento ma nudo, senza alcuna giustificazione, ancor meno: senza alcuna ragione che non sia il mero esercizio dell’imperio da parte delle oligarchie finanziarie sugli assetti politici, sociali, economici.
In questo confronto è apparso chiaro che quando Tsipras faceva un passo verso i cosidetti creditori (sempre la troika che cambia nome come un camaleonte) essi come i gamberi ne facevano due indietro, sperando così letteralmente di tirarlo per il collo fino a farlo cadere dallo scranno di primo ministro.
D’altra parte in modo spudorato, i leader dell’opposizione, gli stessi che hanno contribuito a ridurre il paese in miseria, sono a Bruxelles impegnati a costruire il golpe bianco che Lagarde (FMI) e gli altri auspicano.
Tra le signore spicca anche madame Merkel, che un giorno interpreta il ruolo del poliziotto buono e un altro quello del poliziotto cattivo, ma sempre e soltanto in vista della egemonia tedesca e della destra in Europa.
Le ragioni economiche sono irrisorie, la Grecia pesa per l’1% del PIL europeo e il suo debito (300 miliardi circa) è un’infima porzione del debito globale europeo.
Determinanti sono le ragioni politiche, perchè l’oligarchia tanto forte nei palazzi, lo è molto meno nella società, una società che le sfugge da tutte le parti.
Per questo così come deve blindare i confini rispetto ai profughi migranti, deve anche impedire che sia pure una piccola porzione dell’assetto dei poteri sfugga al suo controllo e dominio. Intanto a due passi in Turchia.

La resistenza kurda

Le elezioni recenti hanno visto l’affermazione dell’Hdp partito di sinistra kurdo, che ha ottenuto il 13% dei voti, bloccando il partito islamico di Erdogan nella sua corsa verso una riforma costituzionale di tipo autoritario con robuste venature islamiste. La Turchia, che volendo punire i kurdi, ha lasciato filtrare dalla frontiera i commandos di daesh per attaccare Kobane, dove secondo il loro costume, hanno fatto strage di civili. Dopo sono stati cacciati dalle brigate di resistenza popolare di cui il PKK, il partito dei lavoratori kurdi, è una delle nervature, con l’aiuto dei bombardamenti aerei della coalizione guidata dagli USA.
Un’esperienza quella kurda che dal ruolo delle donne alle forme di democrazia è assai ricca – progressiva – pur nel mezzo di una guerra devastante e densa di crudeltà, che in qualche modo contamina l’intero spaziotempo: secondo testimonianze di profughi siriani i kurdi avrebbero in alcuni villaggi praticato una sorta di “pulizia etnica”, obbligando gli abitanti arabi a andarsene.
La Turchia che con l’Arabia Saudita e il Qatar in modo sempre più esplicito sostiene il califfato nero. La Turchia che per la cecità dell’oligarchia europea è stata lasciata fuori dall’uscio per anni, in attesa di una entrata nella UE che non arrivava mai, fin quando si è rivolta altrove, diciamo alla nazione islamica sunnita.
Tornando alle elezioni costeggiamo il Mediterraneo fino a Barcellona.

Comuni di Spagna

Il risultato delle elezioni spagnole sarebbe piaciuto molto al Marx dei manoscritti economico filosofici e degli articoli sulla Comune di Parigi, poco al Lenin del che fare, per niente a Stalin che le avrebbe maledette. Madrid e Barcellona hanno due sindache militanti di Podemos, l’organizzazione di sinistra figlia del movimento degli indignados che si accampò nelle piazze di Spagna, creando così forme di autorganizzazione dal basso. Altrove vincono molte liste civiche sottese da Podemos. Mentre invece la destra arretra e il PS in crisi a volte s’allea con Podemos. Se il modello d’organizzazione è diverso da Siriza, molti obiettivi sono comuni, e comune è l’avversario, anche qui l’oligarchia politico finanziaria europea e l’austerità. In prospettiva Podemos si misurerà a breve con le elezioni politiche, già fin d’ora facendo tremare la destra europea nonché l’intero establishment. La lezione che vogliono dare alla piccola Grecia deve servire di monito a tutti i dissidenti d’Europa, Podemos in testa. Ma quanto più l’oligarchia è obbligata a scendere in campo aperto senza più nascondersi dietro la pretesa oggettività economica, tanto più si aprono spazi per l’iniziativa politica della sinistra, sapendo che sarà lotta senza quartiere con possibili squarci nel tessuto della convivenza civile. L’unica ragione dell’oligarchia è il potere, mentre le ragioni della sinistra sono tante, in primis gli esseri umani portatori di libertà e diritti, conoscenza e uguaglianza. Tra l’altro gli economisti e la voce del Papa.

ada-colau-manuela-carmena-democratica_ediima20150506_0553_4

Krugman, Stieglitz, Piketty e Francesco

È finito il tempo del pensiero unico, quando i mercati occupavano non solo le banche ma finanche i cervelli. Nell’ultimo anno abbiamo avuto due testi a grande impatto come Le capital au XXI siècle di Piketty, e l’enciclica ecologica di Papa Francesco Laudato sì sulla cura della casa comune, entrambi seppure su fronti diversi molto critici con l’attuale fase finanziaria del capitalismo mondiale. Piketty affronta il nodo delle diseguaglianze crescenti e ormai insopportabili socialmente, il Papa connette e deplora lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo con la rapina e distruzione della natura e dell’habitat, la casa comune dei viventi. Krugman e Stieglitz con molti altri ormai in innumerevoli articoli demoliscono le politiche d’austerità. Tra l’altro il primo si è schierato decisamente con Tsipras prendendo a pedate metaforiche la troika. Quando Lagarde direttrice del FMI diventa la punta di lancia per la auspicata caduta del governo greco attuale, ogni maschera cade e lo scontro politico si apre nella sua nettezza.
Oligarchia contro democrazia, destra contro sinistra, sfruttamento contro liberazione, diseguaglianze contro eguaglianza, strategie selfish egoistiche contro cooperazione, appropriazione privata contro beni comuni, distruzione delle risorse naturali e mentali contro ecologia della mente e dell’habitat.

Concludendo

Varie altre ragioni per l’ottimismo della sinistra stanno qua e là, il referendum irlandese favorevole al matrimonio gay con al seguito decisione nello stesso senso della Corte Suprema degli USA, la riforma della Sanità di Obama, non completa ma che segna comunque una svolta, e potrei continuare. Adesso ci sarebbe da parlare del nostro paese, dove anche ci sono ragioni di ottimismo della ragione, ultimo il movimento degli insegnanti contro la scuola di Renzi.
Parlare di ottimismo della ragione non vuol dire che lo scontro sarà all’acqua di rose e/o vincente. Anzi sarà, già è, durissimo e lungo assai. Però dopo un periodo durante il quale stavamo al più sugli spalti facendo il tifo, adesso si sono riaperte le condizioni per scendere in campo giocando la partita.
Infine sulla situazione greca è cominciata la campagna mediatica volta a spargere paura, minacce, insulti, insinuazioni con alcune falsità e/o notizie tenute nascoste. Per esempio le banche sono chiuse e sono vietate le transazioni con l’estero ma agli sportelli automatici ciascuno può ritirare sessanta (60) euro al giorno, in un paese dove un salariato su tre guadagna 300 euro netti al mese, il salario medio operaio s’aggira attorno ai 480 euro, mentre i giovani sotto i 25 anni che lavorano con contratti part time (36 ore settimanali) ricevono circa 180 euro.

Sosteneteci. Come? Cliccate qui!

associati 1

.