In Fabula/ La gamba e la libertà

Una rubrica per non dimenticare il valore del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità

di Alice Bellini

«Ogni immagine esteriore corrisponde un’immagine interiore che evoca in noi una realtà molto più vera e profonda di quella vissuta dai nostri sensi. Questo è certamente il senso
dei simboli, dei miti e delle leggende: ci aiutano ad andare al di là, a guardare oltre il visibile.
Questo è anche il valore di quel capitale di favole e di racconti che uno mette da parte da bambino e a cui ricorre nei momenti duri della vita, quando cerca una bussola o una consolazione. Di questi miti eterni, capaci di far strada all’anima, in Occidente ne abbiamo sempre meno».

Tiziano Terzani

La gamba e la libertà

Millenni fa, una delle più grandi città dell’Asia era governata da un re buono e saggio, che guidava il suo popolo in pace e armonia.

Un giorno si presentò al suo cospetto un cittadino dall’aria molto turbata e con un’espressione attanagliata da domande. Il re gli chiese cosa potesse fare per lui.

“Sono giorni che un dubbio mi perseguita, mio re. Dimmi, esiste la libertà nella vita?”

“Certo,” rispose il re.

“E in che consiste?” proseguì il suddito.

“Quante gambe hai?” gli chiese allora il sovrano.

“Due, mio Signore”.

“E sei capace di tenerti solo su una?”

“Sì”

“Allora fallo. Decidi su quale stare”.

L’uomo ci pensò su un po’. Poi spostò tutto il peso sulla gamba destra e alzò la sinistra.

“Ottimo!” esultò il re. “Ora tira su anche l’altra gamba”.

“Ma è impossibile, Sire!” lo guardò perplesso il suddito.

“Esatto. Vedi, caro fratello, questa è la libertà. Sei libero di scegliere, ma solo per quanto riguarda la prima decisione. Poi non più”.

[Breve racconto Orientale]

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