GIOVANI SI DIVENTA (While we’re young)

di Noah Baumbach, con Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfriend, Adam Horovitz

di Irene Merli

Josh e Cornelia – lui regista di documentari in crisi creativa, lei produttrice – sono una coppia di ultraquarantenni newyorkesi che sembra avere tutto, ma a cui pare mancare qualcosa. Dopo aver provato senza successo ad avere figli, hanno deciso di fermarsi e accettare la situazione.

Ma un giorno Josh conosce per caso Jamie e Darby, due giovani fantasiosi, appassionati di vinili, macchine per scrivere e vhs, capaci di fare il gelato in casa e di costruire una scrivania.

Jamie, tra l’altro, è anche lui un regista di documentari, e sembra ammirare molto le prime opere di Josh. Senza troppe esitazioni, Cornelia e il marito si allontanano dagli amici di sempre per seguire i due hipster, che ai loro occhi appaiono irresistibilmente liberi, disinibiti e pieni di vita. Rappresentano l’imprevedibile spontaneità che si fa strada sotto una coltre di regole morali e culturali, di comportamenti standardizzati e di routine. “Prima di conoscerti – confessa Josh a Jamie – gli unici sentimenti che provavo erano l’orgoglio e lo sdegno”.

Così si formerà un improbabile quartetto, che dopo gli entusiasmi, il divertimento, la sensazione di potersi risarcire del tempo perduto andrà incontro a una fine piuttosto amara.

Che succede quando la generazione X – le persone diventate adulte prima dell’avvento di Internet e dei social media- incontra e si scontra con la generazione dei Millenians- quelli nati tra gli anni Ottanta e gli Zero-? È la domanda a cui il regista di Frances -Ha e di Lo stravagante mondo di Greenberg cerca di rispondere con questa commedia raffinata, acuita e brillante.

Come in un gioco di carte, Jamie e Darby recuperano gli scarti della generazione precedente e li riutilizzano per realizzare e affermare qualcosa di proprio. Ma la loro voracità intellettuale, la velocissima e sincretica capacità di riuso che spazia ovunque senza mai approfondire, entrerà ben presto in contrasto con l’approccio rigoroso e oggettivo di Josh. Che prima vorrà essere come Jamie, poi capisce che non potrà mai essere lui e infine realizza che non vuole essere lui.

Attentissimo al dettaglio, Baumbach crea un’infinita serie di situazioni divertenti, assolutamente probabili e non c’è un punto della sceneggiatura o dei dialoghi che non sia studiato e perfettamente adatto alla situazione.

Allo stesso tempo, il regista resta sempre molto equilibrato e non prende le parti degli uni o degli altri. Persino Jamie non viene giudicato: fa quello che fa perché naturalmente portato a farlo. Il suo è l’istinto del mescolatore e del manipolatore di influenze, che ha superato il concetto di “furto” e ogni limite del cinismo, Josh invece appartiene a un mondo in cui esistono ancora codici e leggi morali che, però, spesso sono un paravento dietro cui nascondere scarsa disinvoltura, timidezza creativa e/o l’accettazione del concetto di irrealizzabile.

Non per nulla quando il padre di Cornelia e decano del documentario incontra l’ambizioso Jamie tra loro scocca la scintilla… E l’ultraquarantenne salta in aria: l’arte della truffa non gli va proprio giù, anche se è arte e di successo.

Giovani si diventa è dunque un’analisi spietata e in agrodolce, meticolosa e assai godibile, interamente girata a Brooklyn, con una colonna sonora perfetta. I cui padri per ammissione dello stesso Baumbach, sono nientemeno che Woody Allen, Sidney Pollack, James Brooks e Mike Nichols. Chapeau!

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