Dismaland

Bansky e il suo parco tematico, per riflettere e sorridere

testo e foto di Lidia Di Ghionno, da Dismaland

Sono le sette di giovedì 20 agosto, quando su Facebook leggo: “Il 22 agosto in Inghilterra, a Weston-Super-Mare, apre Dismaland, il nuovo parco di divertimenti di Banksy”. “Ma sarà vero?”, mi chiedo. “E Weston-Super-Mare che cos’è? Dove si trova?”.

Verifico che la notizia non sia l’ennesima bufala della rete, tipo quelle di Ermes Maiolica, e che la location della mostra non sia distante anni luce da dove risiedo io – a sud di Londra – e decido di andare. A me Banksy è sempre piaciuto, e solo pochi giorni fa sono stata a Bristol, la città da dove, pare, tutto sia partito.

Lo prendo come un segno del destino. E poi, oh, ma quando mi ricapita? Un’altra settimana ancora e poi si torna definitivamente in Italia. Prenoto all’istante l’ultima stanza “economica” nella non proprio ridente cittadina balneare di Weston-Super-Mare.

Per i biglietti d’ingresso – che saranno in vendita solo l’indomani mattina – invece, devo aspettare. Nel giro di poche ore, però, la notizia fa il giro del mondo, e pare che circa sei milioni di persone in poche ore cerchino di connettersi al sito web dell’evento. Risultato, il suddetto sito va in crash e nessuno, me compresa, riesce ad acquistare i biglietti in prevendita. Nel frattempo cominciano a circolare in rete le solite notizie di stampo complottista: “Dismaland non esiste”, “Banksy ci sta trollando tutti”, “è solo una trovata commerciale”.

E un po’, a dir la verità, il demone del dubbio assale anche me. Ma ormai ho un hotel a due stelle pagato, e c’è pure la colazione inclusa. Decido di partire anche senza biglietti, alla peggio mi faccio una mangiata di fish and chips (e tanta amarezza) al mare.

Arrivo alla stazione di Weston-Super-Mare alle 11 di sabato 21 agosto, mi incammino verso il lungo mare e in lontananza scorgo la sagoma della ruota panoramica che ho visto nelle foto… good news, Dismaland esiste! La cattiva notizia, invece, è che parecchia gente è arrivata prima di me e si prospetta una lunga ed estenuante fila. E sentirsi piuttosto “dismal” – cioè, potremmo dire, depresso – caro vicino di coda, non è parte dell’evento.

No. È una fisiologica conseguenza di tutte le lunghe file, anche di quella alla sagra della cipolla di Cannara, in provincia di Perugia. Dopo circa tre ore e soli tre pound di biglietto (praticamente gratis per gli standard inglesi) e dopo essere passata attraverso la prima divertente istallazione curata dall’artista californiano Bill Barminski (una sala adibita a finti controlli di sicurezza in cui agenti in divisa ti perquisiscono e ti chiedono se hai bevuto o se hai assunto droghe), sono finalmente dentro.

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Uno degli scazzatissimi e adorabili addetti ai lavori mi consegna una mappa del parco, mentre in un bruciacchiato furgone gelati compro per cinque pound il catalogo della mostra. Sono felice, mi guardo intorno e faccio un primo giro di ricognizione. Mi stupisce l’alto numero di famiglie con bambini piccoli appresso. Che bravi genitori, penso.

Infatti, al contrario di quanto riportato da vari media, compresi alcuni giornali italiani, ai più piccoli non è sconsigliato l’accesso, anzi. I minori di cinque anni entrano gratis e lo stesso Banksy, nell’introduzione a Dismaland pubblicata nel catalogo della mostra, scrive chiaramente: “Questo non è il tuo mediocre mondo dei sogni rivestito di zucchero, in cui si vende la raschiatura del pavimento di Hollywood. No, non potevamo permetterci di fare questo. Dismaland è un tentativo di costruire una diversa tipologia di gita in famiglia, una che trasmetta un messaggio più appropriato alle future generazioni. Scusate bambini. Scusate per la mancanza di posti di lavoro significativi, per l’ingiustizia globale e per Canale 5 (si’, anche gli inglesi hanno il loro canale 5).

La favola è finita, il mondo si sta avviando addormentato verso una catastrofe climatica, e forse quel tipo di evasione dovrà aspettare. Questo evento è molto di più di una semplice mostra d’arte, beh, due cose di più. Ha un bar e un cinema. Pensate a questo come a un luna park che abbraccia la brutalità e la criminalità di basso livello – un vero luna park quindi. Qui però siete incoraggiati a prendere in considerazione, non solo a consumare, a guardare, non solo a fare da spettatori…”.

Ed è così che le classiche attrazioni dei parchi a tema si trasformano in istallazioni che veicolano i temi che da sempre sono dietro i lavori di Banksy, come la guerra, il capitalismo, il consumismo, il potere, le contraddizioni della società occidentale e le tematiche ambientali. C’è la classica pesca delle paperelle, in cui l’obiettivo è salvarle dal mare di catrame in cui stanno annegando. In un’altra istallazione, opera di Banksy, invece, puoi radiocomandare una motovedetta della guardia costiera che scorta tre barconi pieni di migranti al largo delle scogliere di Dover.

All’ingresso del castello decadente e derelitto ti scattano una foto, all’interno poi trovi una carrozza rovesciata con una cenerentola morta circondata dai flash dei fotografi che immortalano la scena. All’uscita, se vuoi, puoi acquistare il fotomontaggio della tua foto sorridente sulla scena dell’incidente. Anche questa istallazione porta la firma di Banksy, che in totale ha realizzato dieci lavori.

C’è poi una grande e interessantissima galleria con dipinti, sculture, fotografie e istallazioni di molti degli oltre cinquanta artisti, provenienti da 17 Paesi del mondo, che Banksy ha chiamato a raccolta per allestire Dismaland.
In un’altra sala, c’è una spettacolare ricostruzione di una città in miniatura congelata nell’istante successivo a un grande periodo di disordini civili, con 3000 piccoli poliziotti in tenuta antisommossa, ad opera di Jimmy Cauty.

All’interno di un bus è stato allestito il museo degli oggetti crudeli, curato dal Dr Gavin Grindon in cui, tra le altre cose, si possono osservare nei dettagli l’intero equipaggiamento dei poliziotti, il design delle panchine anti homeless e le barriere difensive anti migranti dei tanti muri che sanciscono i confini tra stati. In una tenda è stata allestita una mostra di emozionanti lavori di guerrilla art. In un classico piccolo tendone da circo, invece, si trovano le sculture freak di alcuni artisti, tra le quali spicca l’unicorno immerso in formaldeide di Damien Hirst.

E ancora un piccolo cinema all’aperto in cui vengono proiettati a ripetizione 22 diversi cortometraggi.
Una ruota panoramica, uno spettacolo di burattini, musica tediosa in loop e tanto altro.

L’operazione nel complesso mi sembra bene riuscita, i messaggi sono chiari e fruibili da tutti – come lo sono sempre stati nei lavori di Banksy – anche da quelle famiglie che diversamente non sarebbero mai andate a vedere le stesse cose in una tradizionale galleria di arte contemporanea. E credo che fosse proprio quello l’obiettivo.
A quel punto mi avvio soddisfatta verso il mio hotel a due stelle di Weston-Super-Mare, lungo la strada di ritorno mi guardo intorno, ma non capisco se sono mai uscita da Dismaland.