Contre Attaques

Un sito francese di informazione responsabile contro l’islamofobia

di Christian Elia

Segnatevi questo nome: Contre Attaques. Online da oggi oggi, 1 settembre 2015, il sito d’informazione responsabile sui temi dell’Islam, per lanciare, appunto, una controffensiva seria e competente all’ondata dilagante di islamofobia che attraversa l’Europa, l’America del Nord e molti altri luoghi ancora.

Un esempio pratico? Dopo la strage di Charlie Hebdo e l’attacco al supermercato kosher di Porte de Vincennes, a Parigi, il 7 gennaio 2015, si sono moltiplicati gli attacchi contro i luoghi di culto musulmani in Francia.
Lo ha denunciato l’Osservatorio contro l’Islamofobia del consiglio francese del culto musulmano. Secondo il presidente dell’osservatorio, Abdallah Zekri, che citava dati del ministero dell’Interno, ci sono stati almeno 21 atti intimidatori e 33 minacce ricevute (lettere, insulti). Tre granate contro una moschea a Le Mans, una testa di maiale davanti a un centro di culto in Corsica e via così. Ne avete letto nulla da qualche parte? No. Perché abbiamo un problema.

E lo sanno bene un gruppo di giornalisti e ricercatori francesi, che ruotano attorno alla rivista OrientXXI, nata a sua volta nel 2012 per un concetto molto semplice: quando si parla di Medio Oriente e Nord Africa, sarebbe opportuno che a parlarne siano persone competenti.

Sembra un’ovvietà, ma non lo è affatto. I temi legati alla regione più calda del pianeta sono gli unici sui quali tutti, ma proprio tutti, ritengono di avere un’opinione, troppe volte acquisita per osmosi dall’informazione mainstream. Nessuna esperienza diretta, nessuno studio approfondito.

Non c’è bisogno di scomodare Edward Said e i suoi scritti fondamentali, tra tutti i libri Orientalismo e Covering Islam, per capire che dalla metà degli anni Settanta, dopo una cesura lunga e silente, il mondo riscopre il Medio Oriente. Due i fatti storici fondamentali: la crisi energetica del 1973 e la rivoluzione iraniana del 1979.

Da quel momento la narrazione, storytelling si direbbe oggi, di quella parte di mondo si è uniformata a una dimensione piatta: l’Islam come blocco univoco e senza sfumature, dove un miliardo di persone penserebbe alla dimensione della storia come un lungo Medio Evo, nutrito di brutalità, rifiuto della modernità, odio per l’Occidente.

Ci odiano e vogliono distruggerci. Ecco che saltano tutti i distinguo, sempre di più, fino all’inizio degli anni Novanta, quando la caduta del Muro di Berlino sancisce il tramonto del nemico storico per eccellenza: il comunismo. Nel ridisegnare il mondo, l’accesso alle risorse energetiche diventa fondamentale.

Perché tutto quello che minaccia il nostro stile di vita deve essere demonizzato e distrutto. E i flussi migratori iniziati negli anni Ottanta non hanno portato a una riflessione sulle politiche dei paesi ricchi verso quella parte del mondo, anzi, hanno generato una narrazione sempre più ostile. Fino all’attacco alle Torri Gemelle del 2001, quando l’islamofobia diventa militante.

Uno strumento come ContreAttaques serve a ragionare. Non a sostenere le tesi di nessuno, ma solo a ragionare. A comprendere quello islamico come un mosaico complesso e pieno di differenze, il mondo arabo come una parte di un mondo che al suo interno contiene differenze e divisioni, spesso tenaci. A capire come chi parla e agisce in nome dell’Islam, parla e agisce solo del suo Islam. Solo che non ve lo dice nessuno.