Come siamo arrivati fin qui

La situazione in Turchia, all’indomani dell’attacco alla sede centrale dell’HDP e in vista delle prossime elezioni

Valeria Mazzucchi, da Istanbul

Nerden Geldik Buraya, cioè Come siamo arrivati fin qui é il titolo di una mostra che ha aperto il 3 settembre nello spazio SALT, un punto di riferimento per l’arte contemporanea istanbuliota. Diversi artisti ripercorrono la storia della Turchia per interpretare le origini e le cause della situazione politica attuale. Tra questi Barış Doğrusöz ha creato dei grandi poster composti da minuscole carte geografiche della Turchia che riproducono i cambiamenti dei confini da dopo la dissoluzione dell’impero ottomano, come furono stabiliti in base al trattato di Sevres e i successivi conflitti intorno a questa divisione territoriale la quale inglobo’ tra la Siria, l’Irak e la Turchia quello che potenzialmente poteva essere lo stato curdo.

Se parlare di impero ottomano e trattato di Sevres sembra essere anacronistico, lo é un po’ meno se guardiamo alla cronaca turca degli ultimi giorni.

Mercoledì sera una carovana di auto e bus strombettanti ha attraversato il ponte del Bosforo, che era stato liberato apposta per questo passaggio, il tutto mentre i partecipanti intonavano canti di guerra ottomani, nostalgici di una grandezza imperiale che non hanno mai conosciuto. Il centro di Istanbul é stato lo scenario negli ultimi giorni di manifestazioni dei gruppi ultra-nazionalisti che inneggiavano al massacro dei curdi.

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Durante i loro cortei, abbastanza imponenti da congestionare tutta Istanbul e da far arrivare le loro grida fino al lato asiatico della città, non si sono visti toma né lacrimogeni, ma solo qualche macchina delle polizia che seguiva il corteo in quella che assomigliava molto di più ad una scorta. Atteggiamento piuttosto insolito se si pensa alla facilità con cui generalmente le forze dell’ordine turche ricorrono alla violenza quando qualcuno scende in piazza.

Nel frattempo più di 400 seggi del partito HDP (Il partito democratico dei popoli pro-curdo) sono stati assaliti e messi a fuoco da dei gruppi identificati come ultra-nazionalisti .

La sede del giornale Hurriyet, uno dei più grandi quotidiani di centro-destra, é stata attaccata per aver pubblicato un articolo critico verso Erdoğan. Tutti questi avvenimenti sono contornanti da singoli episodi di quella che sembra diventata un’ordinaria follia. Per esempio, nella città di Muğla, un gruppo ultra-nazionalista ha costretto con la forza un cittadino curdo a baciare la statua di Atatürk come punizione per aver pubblicato una sua foto vestito con un abito peshmerga.In un’altra cittadina un uomo é stato ucciso a coltellate in seguito a una rissa scatenata da un suo post su Facebook pro-HDP.

La sistematicità di questi attacchi non lascia spazio al caso di piccoli gruppi autonomi, ma sembra essere diretta dall’alto. Erdoğan avrebbe infatti scelto la strada del nazionalismo e del caos come nuovo programma per le elezioni di questo novembre. Questa strategia ha portato a una situazione di guerra nel sud-est della Turchia dove molte città sono sotto coprifuoco. La situazione più drammatica é quella della piccola cittadina di Cizre, sotto coprifuoco da più di cinque giorni e da cui nessuno può più entrare o uscire.

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Da giorni manca acqua ed elettricità e si contano molte vittime nella popolazione civile, spesso uccise da dei cecchini che sparano a chi prova a uscire di casa dopo il coprifuoco.

Mentre regna in generale un’aria di impunità verso gli autori degli attacchi di questi giorni, ieri é stata aperta un’inchiesta contro Selahattin Demirtaş, il co-leader del partito HDP, colpevole del vocabolario usato nel suo discorso di condanna per assalti alle sedi del suo partito. Le accuse sono quelle di aver apertamente insultato la nazione turca, di incitare a commettere un crimine e di fare propaganda per un’organizzazione terroristica.

Davanti a questi fatti c’è una parte della società turca che ha iniziato a interrogarsi su se stessa e a riguardare alla storia della repubblica con nuovo criticismo e rimettendo in discussione alcuni elementi dati per buoni. Tuttavia chi è la potere non ha nessuna intenzione di partecipare a questo processo. Per Erdoğan e l’Akp non c’è spazio per nuove sorprese nelle elezioni di novembre, dove la maggioranza assoluta deve essere raggiunta. L’ordine deve essere ristabilito sul caos che loro stessi hanno creato.