Brasile, la risposta delle favelas

A Rio de Janeiro, dimenticati i mondiali di calcio del 2014,
sono in arrivo le Olimpiadi del 2016. Tra scandali e ritardi,
è la cultura che tenta di unire il Paese

testo e foto di Samuel Bregolin, da Rio de Janeiro

Sotto al grande tendone blu del circo Crescer è Viver ci sono trenta ragazzi che si allenano, vengono qui tre volte a settimana per studiare l’arte circense. Qualcuno fa pratica col trapezio, altri con i salti mortali; in un angolo un ragazzo solitario con le cuffie del walkman sulle orecchie prova e riprova un numero di giocoleria con le clave, poi l’istruttore richiama tutti all’attenzione: c’è da provare una scenografia di gruppo.

Il Circo Crescer è Viver si trova in centro a Rio de Janeiro, a Praca Once, eppure quasi tutti i ragazzi che si allenano qui provengono dalle favela della zona nord, quelle aree svantaggiate di cui tanto si è sentito parlare l’anno scorso, all’epoca della pacificazione per la Coppa del Mondo. Tre volte a settimana questi giovani scendono da Babilonia, Complexo de maré, Rocinha o Batam, nel traffico caotico di Rio, dove gli autobus ci mettono delle ore ad arrivare. Praticano una formazione di 2538 ore in tre anni per diventare professionisti nell’arte circense.

Là dove le forze dell’ordine pacificano per motivi urbanistici e di pubblica sicurezza, i giovani di queste aree svantaggiate rispondono con progetti di inclusione sociale, formazione professionale e sviluppo comunitario. Vinicius Daumas é il carismatico fondatore del circo, clown professionista che ha riposto il naso rosso dentro a un cassetto per questa nuova sfida, nel 2010 ha raccolto più di 20mila euro col crowfunding, ha comprato il tendone e costruito gli spogliatoi, non ha mai investito un centesimo in pubblicità e marketing: «Non promuoviamo in nessuna maniera i nostri corsi di formazione, i favelandi ne parlano tra di loro e in famiglia, quest’anno si sono presentati in 55 per 30 posti disponibili».

Il ministero della Cultura carioca aiuta le formazioni con delle borse di studio, qui vengono formati professionisti capaci di diventare imprenditori nel mondo della giocoleria e dello spettacolo. «Il circo è il mezzo perfetto per comunicare con le periferie», diceva Jailson de Sousa e Silva, direttore dell’Observatorio de favelas, alla presentazione pubblica del progetto Crescer è Viver nel 2011, «il linguaggio circense è un elemento fondamentale nel processo di democratizzazione delle favela, perché è un’espressione artistica con un DNA fortemente legato all’universo popolare: la maggior parte degli artisti professionisti circensi brasiliani è originaria dei quartieri periferici. Crescer è Viver offre la possibilità di legare il cambiamento sociale, culturale ed economico in atto in favela con un’arte che i favelandi conoscono bene, aprendo loro contemporaneamente la prospettiva di un futuro professionale nel settore».

La scelta di Praca Once è venuta forse per caso, eppure ha un immenso significato simbolico: non è la cultura della Rio de Janeiro ricca e benestante, di Ipanema e Copacabana, a entrare in favela, non è la polizia a pacificare la zona ma è la cultura di strada di chi non ha mai avuto nulla che esce dai vicoletti e scende in centro città. «Un cambiamento lento ma inesorabile», conferma Marcela Gavinho, assistente sociale di Crescer è Viver, «che per tre anni chiede sforzi e sacrifici non solo ai ragazzi ma anche alle loro famiglie, perché il tempo che passano qui lo rubano al lavoro e questo pesa sulle già magre finanze dei più svantaggiati. Una formazione che necessita quindi dell’appoggio di tutta la famiglia e in quella caotica quotidianità che si vive in favela: anche dei propri vicini».

IMG_2381

I primi hanno terminato la formazione di tre anni nel 2014 e hanno già cominciato la loro carriera professionale, alcuni hanno formato una compagnia circense indipendente e ora viaggiano per tutto il Brasile, tre lavorano in Francia, uno in Italia. «Il Brasile è un paese immenso», sottolinea Vinicius, «un paese dalle dimensioni continentali, con una biodiversità e una multiculturalità straordinarie, un paese dalla innata vocazione artistica, un patrimonio da valorizzare».

Nella Rio de Janeiro del samba, del sole e del Pan di Zucchero, la pacificazione delle favela sta forse innescando un processo di comunicazione e scambio, un dibattito su come fare per portare scuole e infrastrutture a tutti. Se la corruzione in seno alla polizia carioca, lo spaccio internazionale dei gruppi armati, le violenze e la miseria sono problemi oggi noti a tutti, le iniziative che rispondono alla pacificazione militarizzata lo sono forse meno

.

Chi contribuisce attivamente al dibattito è la Fiera Letteraria delle Periferie, la FLUPP, nata nel 2010 dall’idea di Ecio Salles e Julio Ludemir. La volontà di portare un evento letterario nelle favela carioca è arrivata oggi alla quarta edizione. FLUPP ha già organizzato eventi nelle comunità di Morro dos Prazeres, Vigario Geral e Mangueira, con la partecipazione di autori come Lima Barreto, Waly Salomão e Abdias Nascimento.

La prossima edizione prevista per novembre si svolgerà nel complexo Babilonia, con il contributo della psichiatra Nise da Silveira. Per 5 giorni FLUPP occupa attivamente le comunità con libri, letture, scrittori del Brasile e del mondo intero, officine, teatro, esposizioni e azioni culturali. «Una questione importante, fin dall’inizio, era garantire che la fiera non fosse solo un evento singolo, ma la parte culminante di un intero processo di cambiamento», ricorda Ecio Salles. «Per questo è nata FLUPP Pensa, un percorso formativo che si svolge nei mesi antecedenti alla fiera».

Da marzo a novembre 2012, FLUPP Pensa ha organizzato 14 azioni formative per nuovi autori e lettori, arrivando alla pubblicazione di un volume a cui hanno contribuito 43 autori emergenti. Nel 2013 furono 22 le favelas interessate da 30 diversi eventi formativi che terminarono con la pubblicazione di un romanzo, una raccolta di racconti e una di poesie. Nel 2014 FLUPP Pensa esce dai confini di Rio de Janeiro per entrare nelle periferie di quattro grandi metropoli brasiliane: Vila Verde a Curitiba, Alagados a Salvador, Vila Nova Cachoeirinha a San Paolo e Complexo de Maré a Rio de Janeiro.

La fiera letteraria delle periferie sembra non finire più la sua crescita. Quest’anno, in l’occasione del 450° anniversario dalla fondazione di Rio de Janeiro, il processo formativo per nuovi autori di FLUPP Pensa sarà in collaborazione con 35 scuole della fascia metropolitana carioca. Il percorso terminerà con la pubblicazione di un libro. I racconti saranno tutti ambientati nel futuro: il primo marzo 2065, quando Rio de Janeiro compirà 500 anni. «Quest’edizione di FLUPP Pensa è rivolta alla fascia metropolitana di Rio de Janeiro», spiega Ecio Salles, «l’anniversario della fondazione è una scusa per parlare del presente e del futuro della città. Per riflettere su cosa significhi oggi essere carioca, sulle possibilità di convivenza delle due zone della città e sul potenziale imprenditoriale e commerciale che una città ricca di cultura come Rio de Janeiro ha oggi nel mondo».

IMG_2616