Burkina Faso: una rivoluzione confiscata dai militari

In molti lo avevano detto e la previsione si è avverata: chi ha fatto il colpo di stato è stata proprio la guardia Presidenziale di Blaise Compaorè

di Raffaele Masto

Quando si rovescia un presidente, come nel caso di Blaise Compaorè nel Burkina Faso un anno fa, non è detto che si è cancellato un regime. Il popolo che ha rovesciato Compaorè lo sapeva bene. Ma il popolo, in sé ha solo il potere della piazza. Il resto ce lo devono mettere i politici, i militari del paese e, anche, la diplomazia internazionale qualche volta.

In altre parole il popolo che un anno fa con eroici moti di piazza ha costretto Blaise Compaorè a fuggire non poteva sciogliere o togliere di mezzo anche la Guardia Presidenziale, cioè il Régiment de Sécurité Presidentielle.

In molti allora lo avevano detto e avevano previsto, prima o poi, un colpo di mano di questi militari. La previsione si è avverata: chi ha fatto il colpo di stato è stata proprio la guardia Presidenziale di Blaise Compaorè, conosciuta in Burkina come RSP. Questi militari erano praticamente una spada di Damocle sulla vita politica del paese. La RSP sarebbe stata certamente sciolta se il Burkina Faso fosse andato al voto di Ottobre. Si sono mossi prima, per tempo e hanno anticipato tutti.

Questa guardia presidenziale è composta da militari di élite, circa 1200 uomini ben preparati e ben armati. Era la guardia personale di Blaise Compaorè che per rendere ancora più forti i propri uomini teneva il resto dell’esercito quasi disarmato, poco preparato e con stipendi da fame.

Per capire quanto la RSP si era infiltrata nel governo che avrebbe dovuto portare il paese alle elezioni basta sapere che il primo ministro Isaac Zida (che poi si è mosso in proprio e per questo arrestato assieme al presidente ad interim) era il numero due della Guardia Presidenziale. L’uomo invece che il golpisti hanno adesso messo a capo della loro giunta e del paese, il generale Gilbert Dienderé, era il numero due della Guardia Presidenziale, consigliere militare del presidente e responsabile della sua sicurezza personale.

Cosa faranno adesso i golpisti: il colonnello Mamadou Bamba, che aveva rilasciato una dichiarazione alla tv il giorno dopo il golpe, aveva annunciato di aver messo fine al “deviato regime di transizione” e di aver avviato un “dialogo per formare un governo che porti a elezioni inclusive e pacifiche”. Cosa significa inclusive? Evidentemente nel linguaggio dei militari significa “più” inclusive di quelle che stava preparando il governo. Evidentemente dietro gli uomini della Guardia Presidenziale ci sono probabilmente i candidati che sino stati scartati e non possono presentarsi alle elezioni perchè provengono dal Partito del’ex presidente e per questo sono stati dichiarati “non eleggibili”.

Ora tutto si gioca sulla piazza. Come ho detto all’inizio di questo articolo il popolo ha un potere limitato. Ha il potere della piazza, appunto. Se, come un anno fa, continuerà a protestare (pagando certamente un prezzo altissimo in repressione e in vite umane) potrà mettere in seria difficoltà i golpisti. C’è poi lo scenario internazionale che ha il suo peso e può influenzare gli avvenimenti. Sarà l’argomento di un prossimo articolo.