Voci e volti dal Suq delle culture / 2

Parole e immagini dalla Fabbrica del Vapore di Milano dove, fino a domenica 4 ottobre, si terranno «percorsi creativi, workshop artistici e un grande bazar dei popoli».
Un progetto di cui Q Code Mag è media partner

di Antonio Marafioti

Scrittori appena scesi dal palco e semplici visitatori, cuochi marocchini e studentesse italiane, organizzatori di lunga data e commercianti giunti per l’occasione. Le impressioni e i pensieri di chi popola il Suq delle culture.

 

Emmanuel, mercante di spezie

«Il Suq è l’occasione di riavvicinare la gente alle cose essenziali, primordiali. Quelle cose che stiamo dimenticando soprattutto in città. Guarda la mia bilancia con i pesi, viene dal passato. Non c’è elettronica, non ci sono logiche da supermercato. Sono prodotti della natura che, spesso, costituiscono alternative valide alle medicine e che non si trovano così facilmente».

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Soni, India, mercante di tessuti

«Venire qui vuol dire conoscere una buona parte delle culture e dei colori del mondo. I miei tessuti sono fatti a mano: un esempio di artigianato indiano»

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Francesca, visitatrice

«Sono appena arrivata, ma già sento la bellezza di varie culture che si fondono all’interno delle città»

Francesca

 

Marina, vende monili dalla Thailandia

«Questo è un modo per mettere insieme il meglio di culture lontane, non è il solito mercatino. È una fiera di qualità in tutti i sensi. Esponiamo oggetti legati al mercato equo e solidale che, quindi, è lontanissimo dalle filiere dei grossisti. Puntiamo su piccoli laboratori e sull’artigianato tipico dei vari luoghi»

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Katia, Marocco, artista dell’henné

«Lavoro con l’henné da diciassette anni. Nella mia terra rappresenta un portafortuna. È uno dei tanti colori presenti qui al Suq di Milano»

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