Bologna, l’autunno freddo degli sgomberi

Un grande orso di peluche e l’eco della battitura che ha proseguito incessante per tutte le 12 ore del lungo sgombero dell’ex Telecom occupata a Bologna.

di Giusi Marcante
Direttore di Radio Città del Capo di Bologna

foto di Michele Lapini

 

C’è un’immagine e un suono che simboleggiano quello che si è visto ieri, una brutta pagina per la città. Un altro giro di questo autunno freddo degli sgomberi che promette ancora altri interventi delle forze di polizia nelle occupazioni abitative.

L’orso è quello che ha sventolato dal tetto dove si erano rifugiati un centinaio di occupanti. E’ uno dei giochi che i bambini amavano di più e che trionfava nella ludoteca. L’avevano riempito di giochi portati da altri bimbi del quartiere, dai loro compagni di scuola che ieri sapevano tutto quello che stava accadendo: li hanno incoraggiati con messaggi e lettere come questa “Mohamed resisti, ci vediamo a scuola”.

La battitura è quella che coloro che si sono rifugiati sul tetto, hanno compiuto per tutto il tempo. La loro determinazione ha poi portato ad una soluzione valida per tutti anche se diversificata tra famiglie residenti in città, non residenti e persone singole.

Un’occupazione, quella dell’ex Telecom, che si avviava a compiere un anno di vita e che aveva messo radici vere sia nel quartiere che in città: più di 200 persone, 105 i minori. Lo spiega anche don Giovanni Nicolini, prete di frontiera che ha sempre fatto del ragionamento sulle questioni più complesse la sua cifra. Il sacerdote che è stato recentemente nominato dal sindaco ha spiegato che era rimasto colpito da quello che si era costruito tra quelle mura “un’attenzione alle persone in difficoltà, agli anziani e ai fragili che mi ha colpito”. Tanto da fargli dire, pensando ai caschi scuri di polizia e carabinieri che trascinavano via donne e bambini, che “la legge è statica, la misericordia è dinamica”.

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Ma che cosa sta succedendo a Bologna?

Se lo chiedevano in molti ieri dalle altre città d’Italia. Il sindaco Virginio Merola, che tra le sue qualità ha quella di non girare troppo intorno ai concetti, ha detto che lo sgombero “l’ha voluto la Procura ed è stato eseguito dalla Questura”. Il Comune ha dato l’assistenza. Frase che suona come una presa di distanza da quello che è accaduto e che rivela la situazione. Il collettivo che ha promosso l’occupazione ex Telecom, Social Log, si è posto fin dall’inizio in modo interlocutorio con l’amministrazione della città. E l’interlocuzione c’è stata e sembrava che avrebbe portato a risultati. Ma la Procura ha chiesto il sequestro preventivo dello stabile (la proprietà, avevano denunciato l’occupazione ma l’iniziativa dei magistrati non è strettamente legata a questo), il gip l’ha negato e allora la Procura ha ricorso al tribunale del riesame. Insomma la questione corre sul filo delle carte bollate ma quando si deve decidere se e come esercitare un’azione di forza la scelta del momento non è mai causale. E per il Comune, che sapeva che lo sgombero sarebbe avvenuto, non era ancora il momento. Era in corso l’istruttoria dei servizi per capire la situazione delle famiglie che avrebbero trovato posto in uno stabile preso in affitto dall’Inail. Insomma una prova di forza preceduta appena una settimana prima da uno sgombero di un’altra occupazione abitativa, molto più piccola, promossa dal collettivo Làbas. In quel caso il Comune non era nemmeno stato avvisato. Non sarà l’ultima.

Atlantide, Ex Telecom, due casi diversi, una parola: legalità

Diverso per lo sgombero di Atlantide, spazio occupati da collettivi Lgbt e da gruppi punk. Vicenda che è costata la rottura insanabile tra il sindaco e uno dei suoi migliori assessori, quello alla cultura Alberto Ronchi. In questo caso Merola ha deciso deliberatamente di scegliere questa via nonostante una trattativa con gli occupanti, gestita da Ronchi, che stava andando avanti da anni.

Sono due episodi diversi ma in comune hanno quella parola, strattonata da più parti e interpretata come meglio serve da chi deve giustificare il proprio operato: legalità. Una parola che a Bologna da troppi anni manda in tilt il centro sinistra che non sembra aver trovato una sintesi efficace e si barcamena nel binomio tra legalità e umanità in modo spesso incomprensibile.

Il PD ha lasciato abbastanza solo il suo sindaco in questa partita. L’anno prossimo ci saranno le elezioni. Saranno a primavera ma prima ci sarà da smaltire il freddo di questo autunno.