Cappuccetto Rosso

Un noir di Jurica Pavičić affresca diversi mondi che si incontrano nella Croazia post-transizione

di Francesca Rolandi

Mare aspetta un autobus in un’alba gelida, in uno sperduto villaggio della Dalmazia spazzato dal vento. E’ una ragazza semplice, di provincia, succube della tirannica madre e fervente credente. Deve andare a trovare una prozia a Zagabria, ricambiare una cortesia di anni prima. Le porta una sporta con del pesce congelato, dal mare alla capitale.

La zia Olga vive in un quartiere alto borghese di Zagabria e rappresenta la ex borghesia socialista. Vittima della deportazione, ha dedicato la sua vita alla carriera universitaria ed ha lottato perché non ci fossero più ragazze come Mare. Vive in una vecchia casa corredata dalle fotografie che lei stessa ha scattato, fotografie dalle quali manca sempre l’elemento umano.

Tutto avrebbe potuto filare liscio e concludersi con il ritorno di Mare a tarda notte sulla sperduta costa se una serie di contrattempi non le avessero fatto perdere tempo fino a farle incrociare Vinko, tassista strangolato dai debiti, che per tenere a bada il suo usuraio, raggira anziane signore dalle quali si fa regalare oggetto preziosi che rivende a un ricettatore antiquario.

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Mare si sente sempre più insicura di fronte all’arroganza di Vinko mentre il pesce nella sua borsa inizia a scongelarsi. A breve accadrà qualcosa che legherà Mare – Cappuccetto Rosso, la zia-nonna e il lupo – Vinko indissolubilmente.

Sullo sfondo della trama emergono diverse fratture. Tra la provincia estrema, la Dalmazia disperata dell’entroterra, lontana dai circuiti turistici, e la capitale Zagabria inarrivabile, l’invidia e la soggezione che incute a chi vi mette i piedi per la prima volta.

Tra la periferia, che gira Vinko con il suo taxi e il quartiere residenziale attorniato dal parco. Tra le diverse classi sociali, un male ereditato dal socialismo, che finì per escludere chi viveva ai margini geografici. Tra diversi valori, la conquista dell’indipendenza che una donna del dopoguerra aveva vissuto come rifugio per un grande trauma subito, la sottomissione a una cultura retrograda e provinciale della nipote nata mezzo secolo più tardi.

Il libro di Jurica Pavičić, giornalista e scrittore tra le voci più interessanti della Croazia odierna, ha una struttura fragile come noir, ma offre uno spaccato significativo di una società, fotografata nei toni lividi di un inverno post-transizione.