In Fabula / Istinto elementare

Una rubrica per non dimenticare il valore
del patrimonio narrativo mondiale, tra fantasia e attualità

di Alice Bellini

C’era un tempo un uomo religioso molto anziano e molto saggio. Nella sua lunga e tortuosa vita, aveva visto tante guerre, ma anche tante paci. Aveva asciugato tante lacrime e condiviso moltissimi sorrisi. Aveva visto l’esistenza scorrere in tutte le sue forme, a volte coinvolgendolo, altre imponendogli di farsi da parte, altre ancora lasciandogli scelta.

Un giorno, all’ennesimo atto di crudeltà che era avvenuto nel Mondo, si tenne in piazza un comizio, tenuto da un uomo politico molto importante e molto votato dal suo popolo. L’uomo, con una calma e un distacco da far rabbrividire il vecchio, predicava attacchi, vendette e altrettanta e più imponente violenza contro il nemico di quanto il nemico non gli avesse già inflitto. Metteva in guardia le migliaia di persone che lo ascoltavano, intimandogli di proteggersi da chi fosse diverso, da chi avesse abitudini insolite, da chi parlasse lingue esotiche. Fidarsi era bene, ma non fidarsi era meglio, soprattutto di certi individui.

«Non avremo pietà per questi pericolosissimi e velenosi pazzi che vogliono la nostra rovina!». E tutti lo applaudivano, urlando frasi di consenso e di acclamazione.

E ad ogni applauso, il politico non faceva altro che rincarare la dose di terrore e di odio che metteva nelle sue parole, invitando ad una rabbia e ad una paura sempre più grandi.

Al termine del comizio, dopo ore di fomento, in cui la voglia di distruggere e vendicarsi avevano raggiunto i massimi livelli, tutti furono chiamati all’azione. Così, la grande folla tutta unita e furente cominciò a dirigersi verso le proprie case per impugnare le armi e poi cominciò ad aggirarsi per le strade per scovare e catturare i nemici.

Il vecchio anche ascoltò ogni singola parola e su di essa con la sua testa ragionò.

E si rese conto che le argomentazioni dell’uomo politico erano davvero tante e molto più articolate di quel suo più semplice ed elementare istinto all’amore. Avevano un loro fondamento, una loro logica e un loro perché. Così, si diresse a casa anche lui.

Ma ciò che scelse d’impugnare furono cibo e coperte da dare a chi cercava asilo, e lumi da accendere per fare luce nel buio. E quando poi cominciò anche lui a girare per le strade, fu per dispensare sorrisi e benedizioni. E a chi gli gridava dietro che era un povero illuso, fuori dalla realtà e magari anche complice del nemico, o a chi gli chiedeva perché scegliesse di fare tutto quello, invece che dare la caccia e proteggersi dal cattivo, rispondeva: «Anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegliete sempre la speranza».

[Da una massima di Seneca]